A Milano paghi al ristorante con i followers
“Avere successo sui Social è come avere delle banconote del Monopoli”, questo detto anonimo era un mantra una decina di anni fa. In una dimensione di internet che ancora non riusciva ad inquadrare bene il fenomeno redditizio degli influencer nel contesto di un web ancora sperimentale rispetto ad oggi. Ora il discorso ci apre non certo a delle nuove certezze, ma quantomeno a particolari riflessioni. Ad esempio vi parleremo di come qualcuno a Milano paghi al ristorante con i followers.
Un binomio spesso vincente
Ammettiamolo, Instagram si sposa bene con l’arte culinaria. A chi non è capitato di fotografare o vedere qualcuno immortalare un particolare piatto all’interno di un locale? Magari per la particolare bellezza di esso o per descrivere quel particolare momento della giornata. Che sia per stories, che per annunciare l’inizio o fine della dieta, promuovere il proprio salutismo. Sicuramente è un gesto che ha ottenuto un consenso in crescendo dall’avvento della fotografia digitale, è esploso su Facebook, per poi sublimarsi nel portale che fa della foto il suo elemento principale.
La pubblicità è l’anima del commercio
Siamo da anni soliti a vedere testimonial di ogni tipo fare pubblicità dichiarata e non a location, con la propria immagine e le condivisioni. Quello a cui non eravamo ancora abituati e vedere un posto che promuove apertamente questa pratica di “scambio” anche ad un target più elevato di pubblico. Avere mille followers non fa di te di certo una star, eppure nel This is not a Sushi Bar di via Lazzaro Papi (Porta Romana) a Milano ti vale una ricompensa.
Come funziona
Si entra su Instagram, si prepara il post con l’immagine di una pietanza e si presenta la foto del piatto scelto taggando il ristorante (@thisisnotasushibar e con l’hashtag #thisisnotasushibar) allo store manager. Una volta condivisa online tale porzione, se hai da da 1000 a 5000 follower ne ottieni uno in più gratis. Da 5000 a 10.000 diventano due, da 10.000 a 50.000 passiamo a quattro, da 50.000 a 100.000 addirittura otto. E se hai una cifra al di sopra dei 100.000 follower? Tutto gratis. Ovviamente ci sono una decina di bibite e portate che non sono incluse all’interno della promozione. La popolarità ha i suoi limiti.
Bisogna contestualizzare
Al pari di come sia legittimo per i proprietari sfruttare il trend degli influencer per farsi pubblicità (con il seguente dibattito che ne verrà fuori), allo stesso modo è importante che il genitore faccia riflettere su queste attività. Demonizzare simili atteggiamenti della società moderna è sbagliato al pari di come lo sia lasciare che il proprio figlio assorbisca tali nozioni dall’esterno senza un filtro. Discuterne è importantissimo. Sciogliere qualche illusione riguardo questo genere di popolarità (in questo caso, far notare che i vantaggi siano ridotti complessivamente quasi ad un banale “prendi due paghi uno”). Insistere sull’importanza della consivisione “reale” dell’attimo e poi semmai passarlo al virtuale. Perché andare a mangiare fuori con due amici che ti fanno star bene è l’importante, riceverne “solo” due likes rappresenta il contorno alla giornata. Il primo elemento non deve mai diventare più di rilievo del secondo o qualcosa non va.
Un modello presto emulato
Sono discorsi e ragionamenti da fare al più presto con la propria prole. Anche perché, considerando l’indirizzo di certi social, sarà normale vedere un mercato sempre più orientato su questo impatto mediatico. Circostanza che renderà gli stessi Influencer sempre più amati e odiati (più che altro, invidiati) dalla nostra società. Davanti a tutto questo, i genitori e parenti dei più piccoli debbono assumere un po’ il ruolo di “traduttori” e mentori. Anche se la materia non sempre sarà semplice. Le parole d’ordine restano sempre 3: informarsi, riflettere e avere tanta, tanta curiosità nell’educazione digitale. In queste tematiche possiamo aiutarvi! Continuate a leggere il blog e a seguire le pagine social di Digital Education Lab per rimanere sempre connessi alle notizie di rilievo.