Genitori, attenzione alle pubblicità nelle App

Quante volte abbiamo scaricato Applicazioni gratuite. Anche solo per noia o la curiosità di volerle testare. Su Android ad esempio capita spesso, infatti è ancora basso il numero di persone che spende danaro per applicazioni o add-on al loro interno. Ma proprio perché, in tali casi, usufruiamo di un servizio gratuito, gli sviluppatori rivolgono altrove le loro fonti di guadagno. Gli sponsor nutrono, nella stragrande maggioranza, questo business. Essi muovono il mercato, ma alcune volte possono essere fonte di pericolose insidie. A tal proposito, in questo articolo, faremo riferimento al problema delle pubblicità nelle App .
Il Boom delle truffe
A molti sarà capitato di aver inavvertitamente cliccato su un banner durante la navigazione online e essersi trovati scalati 5 euro dal proprio credito. Questo preoccupante trend non accenna a fermarsi. Servizi non richiesti che vengono attivati con la mera pressione di un tasto e farsi rimborsare porta via tempo prezioso. Tale fenomeno è chiamato “Barring”, basta parlare con il servizio clienti del proprio operatore per fermare tale seccatura. Ma se queste minacce possono essere preventivamente annientate, altre devono essere limitate in altro modo.
Parental control sugli ads
Le insidie maggiori possono riguardare i più piccoli. Figli, nipoti o comunque parenti che stazionano dinnanzi ai nostri device e possono essere inconsapevoli vittime di pubblicità a loro inappropriate. A parlare in maniera approfondita del caso è stata l’American Academy of Pediatrics. L’unione dei pediatri statunitensi ha fatto una ricerca che ha prodotto diversi risultati su come questi avvisi possano nuocere i minori.
Problemi concatenati
Non è solo il target dei contenuti che potrebbe essere errato per l’utenza, ma anche le conseguenze di tale apparizione. Ad esempio che il bimbo possa essere portato a cliccarci su e ritrovarsi in una spirale di links e pop up fastidiosi per la sua navigazione e magari contenenti malware e ulteriori luoghi non predisposti dall’adulto che lo visionava.
Un ulteriore studio di conferma
Jenny Radesky e il suo team di ricercatori ha condotto una analisi a riguardo. Dove ha scoperto che il 95% delle app più richieste contengono qualche tipo di pubblicità. Di esse, alcune davvero aggressive. E su device non particolamente configurati, potrebbero portare anche ad un acquisto inconsapevole da parte del piccolo. Basta davvero poco per influenzare o comunque condurre un utente a tale processo. Un banner luminoso, una freccia accattivante, anche in soli quattro passaggi si può go concludere una trattativa di questo genere.
Come difenderci?
Ci sono tanti piccoli accorgimenti da utilizzare. Innanzitutto provare le applicazioni che poi consegneremo al bimbo. L’altro passo è disattivare i cookie nel nostro browser e annullare tracciabilità di qualsiasi carta di credito o pagamento digitale automatizzato. Ovviamente l’azione principale riguarda il catechizzare il soggetto appena possibile in modo da renderlo, a piccoli passi, consapevole delle sue azioni in base ovviamente alla sua crescita ed età. Inoltre il Centro per la Salute del Bambino Onlus di Trieste ha stilato delle linee guida per i genitori di bimbi e ragazzi fino 14 anni assai utili. Evitando eccessivi allarmismi, solo un sobrio sistema di educazione e prevenzione.
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