Vittima della gogna social nel bresciano: quando il bullo viene bullizzato
La rete è diventata indubbiamente un sistema efficace di segnalazione collettivo.
Il suo scopo è correggere, consigliare e raccontare eventi o circostanze in maniera appropriata. Le storie che diventano virali però, non sempre rappresentano buone pratiche; molte volte infatti riguardano azioni di trasgressione. Un gesto di maleducazione, un’infrazione al codice stradale oppure altri eventi che quotidianamente infiammano i dibattiti sul web.
Non sempre però la misura della denuncia è proporzionata all’offesa recata. La cattiva gestione della situazione, in aggiunta ad un’esagerazione collettiva verso un particolare tema e ad una personale fragilità, possono portare a vere e proprie tragedie. Così anche i bulli possono diventare vittime della cosiddetta gogna social.
L’episodio
L’evento a cui ci riferiamo risale al 24 Gennaio e riguarda la denuncia fatta su Facebook dal presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili. Il signore in questione aveva trovato un’auto della Polizia locale di Palazzolo parcheggiata in un posto per disabili. Il post ovviamente, correlato di foto e descrizione accurata, ha scatenato la polemica sul web. Poche ore dopo, il colpevole del gesto ha chiesto scusa. “Non ho parole per esprimere il mio rammarico. Non era mia intenzione, purtroppo mi sono confuso con la segnaletica”. Tuttavia, la situazione è rimasta critica, nonostante la lettera di scuse dell’uomo e la sua donazione all’ente in questione.
La gogna social
La vicenda ha preso una piega critica quando gli utenti hanno iniziato a insultare il soggetto anche per messaggio privato.
Il tragico epilogo risale a qualche giorno fa, quando l’agente in questione si è ucciso sparandosi con la pistola d’ordinanza. L’uomo stava già attraversando un periodo difficile, essendosi da poco separato dalla sua compagna. Non è escluso però che la vicenda abbia aggravato la sua situazione, spingendolo a compiere il gesto estremo.
Una tragedia evitabile
“Di social si può morire“, ha dichiarato l’ex compagna del poliziotto, Gian Marco Lotito, di appena 43 anni. A riguardo, i deputati Alessandro Sorte e Stefano Benigni di Cambiamo! hanno annunciato un’interrogazione parlamentare sul caso e dichiarato «Chi indossa la divisa va tutelato, non lasciato in balia degli odiatori».
Le leggi ad hoc possono provare ad arginare il fenomeno, ma solo l’educazione della collettività verso certe forme d’espressione può davvero scongiurare simili tragedie. Bisogna perciò sempre garantire la tutela della privacy ed in ogni modo evitare l’accanimento verso un soggetto e la partecipazione ai linciaggi mediatici. Solo così potremo vivere in una società più giusta e saremo liberi da simili tragedie.