BYOD, BRING YOUR OWN DEVICE, a scuola, al lavoro, il digitale passa per i propri dispositivi
Altro che il “non” francese agli smartphone a scuola, e le polemiche di casa nostra. Portare il proprio dispositivo a scuola, negli ambienti di apprendimento, nei luoghi della formazione continua, dell’aggiornamento professionale e dell’orientamento al lavoro, diventa una regola, veicolata dall’ormai popolare acronimo BYOD (Bring Your On Device).
Così come cresce, e negli intenti molto velocemente, e a vari livelli (nella Ue, nel Piano Nazionale per la Scuola Digitale) l’accelerazione verso la pratica del Digitale, considerata ormai indispensabile per i bambini a partire dalla scuola primaria. Vediamo le ultime novità che vengono da “Futura” a Bologna. Tre giorni d’iniziative formative, dibattiti, organizzati dal Miur in collaborazione con il Comune di Bologna per fare il punto sui temi del PNSD, conclusi lo scorso 20 gennaio 2018.
Entrano in gioco la Società, la comunità digitale e la scuola
Per governare lo sviluppo di ogni forma sempre più avanzata di tecnologia e intelligenza artificiale e orientarlo all’interesse generale – una sfida enorme e fondamentale – deve muoversi l’intera società. La grande comunità: istituzioni, scuola, università e mondo della ricerca, imprese, terzo settore, politica, cittadinanza attiva. Su questo assunto fondamentale si sono confrontati gli attori dell’Education presenti a Bologna, ministra compresa.
Nel corso dell’evento di Bologna, è stato annunciato un investimento da 25 milioni di euro per la formazione delle e degli insegnanti sulla cultura, i temi, le metodologie digitali. Obiettivo: fornire a tutte e tutti i docenti le stesse opportunità di aggiornamento, per metterli nelle condizioni di abbracciare progressivamente l’innovazione e il digitale come chiavi per affrontare il cambiamento e poter così accompagnare sempre meglio la crescita di studentesse e studenti.
A Bologna sono stati poi presentati i primi risultati dei gruppi di lavoro attivati dal MIUR sulla mappatura di metodologie didattiche innovative e sull’uso dei dispositivi personali mobili a scuola.
Il lavoro finale è stato consegnato nei giorni successivi all’evento alla ministra Fedeli ed è stato anticipato da un decalogo di sintesi che sarà inviato alle istituzioni scolastiche. “Dopo una fase di ulteriore confronto, allargando la discussione con chi poi deve realizzare il cambiamento”, ha chiarito Fedeli, parlando con le testate giornalistiche presenti a Bologna.
Insomma si arriva a un risultato che è coerente con la realtà dei fatti: al di là del giudizio se i device siano un bene o un male, è necessario insegnare a usarli nel modo più utile e corretto. Per permettere a ogni ragazza e ogni ragazzo di avere esperienze sicure, libere e consapevoli, contrastando in modo positivo e attivo ogni tipo di dipendenza dagli strumenti tecnologici, non con divieti ma attraverso l’educazione.
DECALOGO BYOD
1. Ogni novità comporta cambiamenti, necessari e utili a migliorare l’apprendimento e il benessere della comunità scolastica.
2. Proibire l’uso dei dispositivi a scuola non è la soluzione, ogni scuola deve adottare una Politica di Uso Accettabile (PUA).
3. La scuola promuove le condizioni strutturali per un uso responsabile di dispositivi, preferibilmente personali.
4. Lo sviluppo del digitale nella didattica va accolto quale motore dell’innovazione, anche attraverso la formazione e lo sviluppo professionale.
5. I dispositivi devono essere un mezzo, non un fine: sviluppare le abilità tecniche per sostenere lo sviluppo di una capacità critica e creativa.
6. Bisogna sostenere un approccio consapevole e autonomo al digitale, in previsione di un long life learning sull’uso critico delle fonti di informazione.
7. L’uso dei dispositivi, analogici o meno, deve essere sempre promosso dai docenti e l’introduzione del digitale in classe rimane a loro discrezione.
8. Il digitale trasforma e amplia gli ambienti di apprendimento, ma è necessario regolamentare le modalità e i tempi di uso e non uso, separando le dimensioni del privato e del pubblico.
9. Le tecnologie digitali devono essere funzionali a rafforzare la comunità scolastica e l’alleanza educativa con le famiglie.
10. Educare alla cittadinanza digitale è un dovere per la scuola. Formare i futuri cittadini della società della conoscenza significa educare alla partecipazione responsabile, all’uso critico delle tecnologie, alla consapevolezza e alla costruzione delle proprie competenze in un mondo sempre più connesso.