Che fine ha fatto Myspace, il primo Social di successo nel web?
Un portale che compie 15 anni sul web è un traguardo mica da poco. Considerando la giovane realtà della rete, a paragone, è come immaginare un brand dolciario raggiungere gli ottant’anni di attività. Myspace non ha ancora fatto la fine che toccherà a Google+ tra qualche mese. Nonostante gli insuccessi che lo hanno caratterizzato negli ultimi dieci anni, resta stoicamente ancora in piedi. Come e perché lo scopriamo in questo articolo, che si interroga proprio sulla fine che ha fatto Myspace, il primo social di successo sul web.
Di cosa stiamo parlando
Del primo Network che davvero ottenne un successo mondiale. In una terra ancora fertile tra Chat e Blog. Nato il primo agosto del 2003, è stato il primo distributore di tendenze tra i più giovani. Il suo principale scopo era quello di dare la possibilità di condividere le proprie capacità artistiche. Foto ma soprattutto tanta musica. Non c’erano i like o comunque le approvazioni “silenziose” che sono nate da Facebook in poi, ma era possibile commentare ogni singolo aspetto caricato dall’utente. Allo stesso modo era possibile personalizzare il proprio profilo, dai colori fino alla musica scelta, che partiva in automatico quando qualcuno entrava su di esso. Ed è il luogo dove vennero immortalati i primi “selfie“.
Cifre da capogiro
Nel 2008 diventa il sito più consultato in America. Oltre 100 milioni di accessi quotidiani fu il record stabilito da MySpace. Il Social network venne anche acquistato tre anni prima dalla News Corporation di Rupert Murdoch, proprietario fino al 2011. Periodo in cui oramai era certificata la caduta libera della piattaforma.
Le ragioni del crollo
Facebook ottimizzando l’interattività tra gli utenti ha anche vinto la guerra con il suo predecessore. Per un periodo furono i musicisti a tenere viva la piattaforma. Artisti come come Nicki Minaj gli Arctic Monkeys, Dev, Lily Allen o addirittura Adele, vennero scoperti tramite tale portale e rimasero un po’ ancorati ad esso. Un’altra ragione di sopravvivenza iniziale fu che il Myspace era l’unico che permetteva un player di brani da ascoltare e scaricare in tempo reale. Ma alla fine furono costretti a desistere anche i performer. La navigazione attraverso Myspace divenne sempre più ostica. Paradossalmente per colpa di uno dei suoi precedenti pregi: la grande personalizzazione. Per cambiare l’aspetto della propria pagina bastava il linguaggio HTML. Ma nel tempo, più la pagina diveniva complessa e più con difficoltà veniva caricata, portando problemi di navigazione ai computer più datati.
L’eredità raccolta da Facebook
In realtà il social Mark Zuckerberg ha fatto tesoro degli errori del suo “antenato”. Non ripetendo i suoi sbagli si è in pratica costruito un luogo longevo che resistesse al trend del momento. Profili tutti graficamente più “uguali”, ma comunque personalizzabili in parte. Gruppi e Pagine per un maggior coinvolgimento. Una capacità di interazione immersiva tra gli iscritti e l’acquisto preventivo di possibili competitor futuri. Tutte scelte vincenti che non ha portato la grande “F” blu a quel cimitero di contatti che purtroppo oggi è MySpace. Un esercito di cabine telefoniche virtuali in cui nessuno più chiama.
Che fine ha fatto il fondatore?
Persino lui, Tim Anderson, ha abbandonato il suo profilo, seppur ancora attivo. Il suo contatto, fino al 2010, rappresentava la prima richiesta di amicizia che ogni utente aveva appena iscritto a MySpace. Ha cambiato vita, ha smesso i panni dell’imprenditore/programmatore e si è dato ai viaggi e la fotografia. A suo modo è una sorta di influencer, che si gode la vita e il danaro ottenuto dal cambio di proprietà avvenuto nel 2005. Ma non dimentica le sue origini: indovinate il suo nickname su Instagram?
«MySpace Tom». E questa volta siete voi che potete chieder l’amicizia (o più semplicemente il “follow” a lui.