Tra pochi mesi chiuderà Google+, colpa di un bug e non solo.
Nato come antagonista di Facebook, il social di Mountan View non è mai riuscito ad assicurarsi la giusta audience che gli permettesse di sopravvivere nel tempo. Nonostante alcune innovazioni che hanno cambiato il mondo della privacy online e hanno permesso di rendere i nostri dati un po’ più sicuri. Ripercorriamo assieme queste tappe, capendo perché tra pochi mesi chiuderà Google+.
Una decisione nell’aria
Oramai è ufficiale, Google ha deciso di staccare la spina ad uno dei suoi progetti più ambiziosi, entro agosto 2019 infatti diremo addio a questo tentativo di avanguardia durato ben 8 anni. Nonostante 3 miliardi di iscritti e 3 milioni di community create nel frattempo. Dati che, ad una prima lettura, certificherebbero un presunto stato di salute della rete sociale. Ma la realtà è un po’ dissimile.
Quantità non sempre vuol dire qualità
Dobbiamo considerare un altro dato significativo. Google+ ad inizio 2014 sfiorava una quota già altissima di ben 1.15 miliardi di persone registrate, con una media del solo 35% di utenti attivi. Una coefficiente davvero basso, considerando che il suo rivale principale Facebook aveva ottenuto quasi il doppio nello stesso periodo (66%). Perché iscriversi purtroppo non significa partecipare attivamente alle community. Molti utenti ad esempio si ritrovarono collegati semplicemente perché, per un arco di tempo dal 2012 al 2015, era la pratica necessaria per commentare o caricare video su YouTube. Ma terminata tale attività, perché rimanere?
Gli indubbi meriti della piattaforma
Di certo Google+ ha avuto il grande merito di migliorare la concezione in merito alla salvaguardia della propria privacy Ad esso dobbiamo un sistema più complesso di protezione di ciò che condividiamo, tramite un sistema “a cerchie” coniato inizialmente da loro e emulato da Facebook con il sistema “personalizzato” di condivisione che ci ritroviamo attualmente sul social di Mark Zuckerberg. Quest’ultimo avrà perso magari le prime battaglie, ma successivamente ha trionfato la guerra. Ciò è accaduto grazie alla strategia più preziosache si possa sfoderare nell’ambito dei Network, ovvero la cura e il supporto.
Gli altri fallimenti della grande G
Orkut, Friend Connect, Google Buzz: vi dicono niente questi servizi? Sono tutti Social embrionali che vennero poi chiusi da Google nel tempo. Ad essi possiamo aggiungere strumenti di utilità come Google Reader e Picasa. Tutti vittime dello stesso killer: il mancato supporto a lungo termine. Con l’abbandono di Vic Gundrodra dalla società principale, progressivamente “Plus” ha ricevuto sempre meno innovazioni ed aggiornamenti. Riempiendosi di bot e diventando antiquato in poco tempo. Un peccato, visto che , lentamente, Google+ stava ottenendo un ottima fama nella categoria delle community tecnologiche. Un target che era praticamente emigrato da Facebook, stufo del suo essere così generalista e poco categorizzato. l’abbandono di Vic ha fermato Google+ dal raccogliere quanto meno la sua nicchia di pubblico, cosa che ha ad esempio permesso a Twitter di sopravvivere per tutti questi ultimi anni grazie al pubblico dell’audience televisiva e delle news in tempo reale.
Il Bug
L’ultimo chiodo nella bara di questo Social Network l’ha messo una probabile falla del sistema che ha messo a rischio i dati di mezzo milione di iscritti. A scoprirlo è stata la stessa casa madre durante un controllo interno. E-mail, foto, dati anagrafici, e quanto ancora sia presente nei vostri profili potrebbe essere a rischio. A tal proposito vi consigliamo di rimuovere ogni dato sensibile da esso. Ovviamente anche di salvare ciò che ritenete opportuno, prima di salutare definitivamente questa piattaforma che, nonostante alcune petizioni, è destinata a congedarsi tra poco più di una decina di mesi. Se sei interessato a questi argomenti continua a leggere il blog e seguici sulle nostre pagine Social.