Coding e risorse digitali: la Gran Bretagna investe 20 milioni per rafforzarle
Il progresso tecnologico è inarrestabile e nuove professioni nascono ogni cinque o sei anni. Noi ne abbiamo già parlato, e siamo convinti che se ne discuterà sempre più spesso. Nonostante la disoccupazione in molti settori del mondo del lavoro, viviamo il paradosso opposto per la mancanza di profili con abilità sempre più aggiornate. Mancano infatti, le figure professionali altamente qualificate che potrebbero aderire a certi incarichi. Ma questo accade solo in Italia? Assolutamente no. Parliamo di coding e risorse digitali in genere, guardando oltre i confini italiani. In Gran Bretagna ci sta muovendo in maniera intelligente per ovviare alle carenze nel mercato del lavoro.
Carenza di adeguate figure professionali in UK
TeachNation è chiaro al riguardo: il 50% delle aziende che avrebbe bisogno di “high skilled workers”, così come l’Europa.
La metà delle aziende sentite da TechNation – un network che sostiene in vari modi le imprese sulle tecnologie più avanzate – afferma sia molto difficile scoprire la figura adatta a un incarico tecnologico. In futuro questi dati potrebbero decisamente peggiorare. Una situazione in parte causata dal proliferare di queste nuove professioni generate negli ultimi anni, in parte però a dovuta a una lentezza del sistema scolastico su determinate carenze pedagogiche.
Le contromosse riguardo al coding e alle risorse digitali
A tal proposito il governo della Gran Bretagna ha stanziato la bellezza di 20 milioni di sterline per la nascita del nuovo Institute of Coding. Un consorzio che lega 25 Università e ben 60 partnership di agenzie, lo scopo è quello di formare una generazione di talenti nel futuro prossimo. Considerando che altrettanti milioni arriveranno dalle società partner e sponsor, la cifra ragguardevole raggiunta è di circa 40 milioni totali.
Il consorzio è formato da imprese tra cui IBM, Cisco, BT e Microsoft, piccole e medie imprese. Con 25 università e organismi professionali come British Computer Society e CREST.
Le 25 università coinvolte, sono guidate dall’Università di Bath, con le istituzioni leader del settore delle imprese e dell’informatica (UCL e Newcastle University) arte e design (University of the Arts) e divulgazione scientifica e on line education (Open University e Birkbeck, University of London).
Come funzionerà l’Institute of Coding
La struttura provvederà a reclutare il più importanti esperti in questo ambiti. Sia dai contesti teorici / accademici, ma soprattutto esperti di aziende operative nel mercato imprenditoriale. Facendo in modo da progettare corsi mirati di specializzazioni digitali per ogni grado d’istruzione ed età.
Si occuperà anche di formazione continua, con eventi mirati a livello di tempo ma anche di spazi, sia fisici che virtuali. Tutto ciò per rendere le lezioni più accessibili a tutti, in alternativa al tipico percorso di una educazione scolastica standard. Facendo ciò si evita che si trovi meno avvantaggiata una figura Senior (totalmente a digiuno ad esempio riguardo le righe di codice) rispetto ad una molto più giovane.
Istruire la mente ed eliminare differenze di genere
L’insegnamento è ovviamente anche di carattere etico. Abbiamo parlato per lo più dell’Italia, riferendoci alle “Coding Girls” qualche tempo fa, ma la questione occupazionale in materia digital riguarda tutto il mondo. In Gran Bretagna solo l’11% delle società del settore sono in maggioranza gestito da donne. Rappresentando purtroppo solo il 17% in linea generale sull’intero settore. Questo è un altro gap che si intende restringere con queste nuove risorse.
“Noi abbiamo il dovere di diffondere il verbo delle skills digitali in tempi brevi, per rendere più facile la vita di studenti, persone a lavoro e potenziali interessati che in precedenza non hanno avuto la fortuna di raggiungere un’alta educazione tecnica a riguardo”. A parlare così è il direttore Rachid Hourizi.
Nel nostro Paese, abbiamo lo stesso problema, ma cert non gli stessi investitori, e neanche la sensibilità delle istituzioni – non tutte – per formare e sostenere gli high skilled italiani. Gli stessi che spesso espatriano e sono molto ben accolti, anche fuori dall’Europa.
Nel nostro piccolo, anche noi di Digital Education Lab, portiamo avanti le medesime battaglie.
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