Connettersi ai social network con la carta d’identità: la proposta di legge
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Internet sta rischiando di diventare una discarica a cielo aperto per colpa di vere e proprie battaglie d’odio. Ogni giorno infatti, una moltitudine di persone, forti del “non luogo” virtuale, sfoga la sua rabbia contro il prossimo ed avvelena le agorà digitali.
I social in particolare sono sempre più teatro di maleducazione e fonti di piaghe sociali come il cyberbullismo. Per frenare tale tendenza, nei giorni scorsi è emersa la seguente proposta di legge: connettersi ai social network con la carta d’identità. Tale mozione finora è stata molto discussa e criticata. Inoltre, è realmente attuabile? Analizziamo insieme la questione.
La proposta di legge
Il testo prevede l’obbligo, per tutti gli utenti di Facebook, Twitter ed Instagram, di fornire, al momento della registrazione, un documento d’identità valido, per poter rispondere penalmente di eventuali comportamenti scorretti commessi sulle piattaforme social. Questa è la proposta di Luigi Marattin, senatore di Italia Viva, pensata per combattere la piaga di migliaia di haters presenti sul web. L’obiettivo quindi è quello di arginare i troll, gli odiatori di professione o per diletto, che si sentono al sicuro sul web, perché lo considerano una zona franca.
Come è nata l’idea
Il provvedimento studiato in questi giorni è figlio di quello progettato nell’ottobre 2018, dai senatori Malan, Damina, Vitali, Aimi, Floris, Pagano, Cangini e Giammanco. Un disegno di legge che modificava il decreto legislativo n° 70 del 9 aprile 2003 dal titolo “Attuazione della direttiva 2000/31/CE”. Il testo si riferiva ad alcuni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione nel mercato interno, con particolare riferimento al commercio elettronico. Esso prevedeva l’obbligo di utilizzo della carta d’identità per accedere ai social network ed ai servizi online. Il motivo? Far venir meno l’anonimato dell’utente consentendo agli hosting provider (i siti internet) di trasmettere più facilmente i dati anagrafici della persona accusata di avere commesso il reato.
Che fine fece il primo disegno di legge?
Il progetto di legge originale venne archiviato a causa della prematura caduta della maggioranza di governo precedente. Ora riveduto e corretto, si appresta ad essere presto dibattuto, non solo in parlamento, ma anche come tema principale di attualità.
Gli indirizzi IP
In realtà, un sistema di tracciamento sul web esiste e già da molto tempo: gli indirizzi IP. Essi sono una sequenza di numeri che, decodificata dal provider, può rintracciare l’autore di un determinato reato digitale. E’ un sistema raggirabile? Dai più abili probabilmente si, grazie ad esempio a proxy o broswer anonimi come Tor. Ma una persona in grado di usare tali strumenti non sarebbe anche in grado di accedere ai social con un documento falso? Noi pensiamo proprio di si.
Ulteriore perplessità al riguardo
Nel caso in cui anche i più abili non riuscissero ad aggirare tali sistemi di tracciamento è bene domandarsi: chi controllerebbe tutte le nostre azioni sui social? E come farebbe l’Italia ad accordarsi singolarmente con ogni social network in questione? Domande che restano per ora senza alcuna risposta. Complicazioni normali quando si parla di un macrotema come il web, che spesso rende le stesse misure preventive molto vaghe a livello giudirico.
L’esempio della Germania
In Germania la legge NetzDg impone alle piattaforme di rimuovere i contenuti illegali e di odio nel giro di 24 ore, altrimenti si rischia una multa da cinque a 50 milioni di euro. La norma però non chiarisce l’iter da seguire in questi casi, né vincola in modo particolare i social verso una linea guida specifica in merito. Questa è la dimostrazione lampante di quanto sia arduo approcciarsi in maniera definita alla rete, dove persino la polizia postale ha difficoltà nella rimozione di contenuti privati (basti pensare al caso del revenge porn). Segno di come forse sarebbe più utile educare la società del domani ad un uso consapevole della tecnologia, piuttosto che proporre instabili soluzioni capaci persino di aggravare l’attuale situazione.