Il caso della prof cyberbullizzata sui social
A volte non si ha la percezione di quanto siano dannosi certi problemi, finché non li si affronta davvero. In questo articolo ci riferiamo a persone che, oltre ad essere state oggetto di scherno, sono state persino filmate ed esposte a successive cattiverie sul web. Un atto deplorevole che amplifica la vergogna di chi lo subisce.
Queste situazioni purtroppo possono riguardare tutti, non solo i ragazzi, ma anche soggetti apparentemente immuni, come i professori. Ne è esempio il recente episodio della professoressa cyberbullizzata sui social.
«Bassano sei tu?»
Un tormentone divenuto tristemente noto nelle ultime settimane su Facebook e Instagram. Si riferisce ad un video che rappresenta una docente in palese difficoltà a svolgere le ordinarie mansioni in una classe. La donna, nel panico, continua a ripetere l’appello soffermandosi su un nome, mentre la classe la deride per le sue fragilità.
Il resto è un susseguirsi di risatine e battute del “branco”. L’episodio però non finisce qui. Giorni dopo infatti emergono altri quattro video della circostanza, il cui contenuto è molto simile.
Dove e quando è accaduto tutto ciò?
L’istituto in cui è stato girato il video è il Regina Margherita di Salerno, ma la preside Angela Nappi fa sapere al Mattino che la diffusione in rete dei filmati sarebbe opera di una persona estranea. La signora Nappi ha già avviato un’indagine interna, convocando anche i consigli di classe. I video in questione sarebbero di almeno un paio di anni fa, ma sono stati pubblicati in rete solo di recente.
Una delle riprese però risalirebbe addirittura al 2009 e rappresenterebbe la professoressa intenta a fare lezione ad una classe del tutto disinteressata. Nello specifico, gli studenti erano impegnati a mancarle di rispetto con gesti sconsiderati come riderle in faccia o sbriciolarle dei gessetti sui capelli.
Gli errori commessi
Questi video dimostrano quanto la professoressa fosse, già da diversi anni, in evidente stato di fragilità ed incapace di svolgere regolarmente il suo mestiere. E’ chiaro che qualcosa sia andato storto nel meccanismo di vigilanza dell’istituto, sia sul controllo dell’idoneità della figura professionale che sulla creazione e diffusione dei video. Una serie di mancanze che hanno generato questa attuale circostanza difficile da circoscrivere. La polizia postale avrà il suo bel da fare per chiedere la rimozione dei video da tutti i social in questione. E basterà anche solo dimenticarsi di uno per far ripartire il meccanismo virale tra qualche mese, perché purtroppo è così che funziona sul web.
Le conseguenze
Se da una parte è triste immaginare il disagio provato dalla donna e dalla sua famiglia, per essersi trovata alla ribalta mediatica per una delicata situazione di salute in un contesto del tutto ostile, la cosa più grave è che uno dei ragazzi coinvolti nelle riprese è diventato celebre. In un certo senso, è stato “premiato” dal circa quarantamila followers su Facebook. Il timore perciò, è che tale gesto venga emulato da altri coetanei la cui ambizione sia diventare famosi sul web.
Cosa fare?
Da adulti è fondamentale riflettere su quale sia il modo più adeguato per vigilare, affinché certe situazioni non accadano più. Come dimostra il caso specifico, è necessario monitorare il processo di selezione dei docenti e salvaguardare il corretto esercizio delle loro funzioni. Inoltre, è molto importante discutere dell’evento con i propri figli, facendo capire loro quanto sia sbagliato prendersi gioco di una persona in difficoltà e quanto sia facile lasciarsi trasportare dalle logiche del “branco”. E’ quindi necessario insegnargli a resistere alla tentazione di aggregarsi in simili situazioni, anche quando si è fomentati dai propri amici.
Buco normativo
Può sembrare incredibile, ma ad oggi non c’è ancora una circolare o una norma che vieti ai ragazzi di girare video in classe senza il permesso degli insegnanti. Il tutto dovrebbe essere regolamentato preventivamente dalla stessa scuola, che potrebbe anche stabilire il sequestro momentaneo del cellulare in caso di trasgressione. Un adeguato vademecum d’istituto infatti, accompagnato da uno scrupoloso controllo, potrebbero essere la giusta soluzione a questi problemi scolastici.