Dieci dritte per la cybersecurity
I più giovani quelli nati dopo gli anni Novanta sono stati battezzati Nativi Digitali, quasi fossero nati con un microchip nel cervello, o che per prendere il latte materno abbiamo adoperato un app programmata ogni tre ore. La realtà è che da quando utilizziamo gli strumenti informatici e digitali siamo immersi nelle nuove tecnologie, e seguendo la normale attitudine dell’uomo ad adattarsi a ciò che gli facilità la vita, li utilizziamo costantemente. Così gli addetti ai lavori sviluppano gli strumenti che più ci servono per dare prestazioni più elevate e innovative.
I più giovani cittadini di questa società interconnessa, sono un avamposto. Sperimentano tutto il possibile. Sono una la “Generazione touch” come scrive nel suo libro – pubblicato in Italia nel 2016 – Gary Chapman, che ha un’idea molto rigorosa sul controllo che i genitori devono operare sulla vita dei propri figli appena li vedono davanti a un pc, o peggio sullo sguardo fisso sullo smartphone. E’ chiaro che genitori e gli adulti in generale, devono assumersi le proprie responsabilità.Nello stesso tempo però dovrebbero mantenere un atteggiamento equilibrato rispetto ai ragazzi che possono essere in grado di auto-regolarsi; tanto che se posti davanti ad scelte analogiche può accadere che le preferiscano, intuendo che riescano a trarne maggiori benefici. Studi sociologici hanno dimostrato che negare agli adolescenti il riconoscimento dell’autonoma capacità di scegliere, di valutare la qualità dei prodotti fruiti e quindi di assumersene la responsabilità, fa perdere qualsiasi autorevolezza e possibilità di dialogo ai genitori o educatori.
La minaccia una volta che si chiamava bullismo, limitato a luoghi come parchi giochi e angoli di strada, ora accade ovunque le persone abbiano accesso alla tecnologia digitale, eventi che possono avvenire via mail, SMS e messaggistica istantanea in luoghi che vanno dai siti di social media e chat ai forum online, e soprattutto attraverso le applicazioni su smartphone e tablet. In uno studio del 2016 condotto dal Cyberbullying Research Center, il 34 per cento degli studenti delle scuole medie e superiori ha dichiarato di essere stato “cyberbullato” a un certo punto del percorso scolastico.
Per i genitori di bambini vittime di bullismo, può essere difficile sapere come reagire: i cyberbulli sanno facilmente come nascondere la loro identità, ed è difficile trovare i testimoni delle loro aggressioni.
Sameer Hinduja, PhD e professor alla Florida Atlantic University, Co-Direttore del Cyberbullying Research International Center ha portato avanti un importante lavoro sul tema dibattuto anche nel World Anti-Bullying Forum (maggio 2017) a Stoccolma.
Un paio di premesse da parte di Sameer Hinduja
“Tutte le interazioni con i social network – ne nascono dei nuovi continuamente – possono essere gestite dagli stessi ragazzi in modo sicuro, purché esista a monte una relazione di fiducia con l’adulto-genitore o educatore che sia. “I genitori e gli adulti in generale, devono assumersi le proprie responsabilità educative, iniziando da se stessi per capire se il proprio uso dei media è di buon esempio per i figli”
Di seguito una serie di dritte su come vigilare e gestire il rapporto con i propri figli nell’uso del digitale.
- Accertarsi che il bambino sia al sicuro. Che si muova in ambiente sano, vigilando affinché la sicurezza e il benessere dei bambini siano la priorità assoluta. “Date sostegno incondizionato e dimostrate ai vostri bambini e bambine con parole e azioni che entrambi desiderate lo stesso risultato finale: fermare il cyber bullismo”.
- Parlare con il proprio figlio e ascoltarlo. “Prendetevi il tempo per comprendere esattamente cosa è successo e la situazione in cui si è verificato”, rileva Sameer Hinduja. Evitare quindi di reagire eccessivamente, ma non minimizzare la situazione o trovare giustificazioni o scuse per l’aggressore.
- Raccogliere le prove. Stampare o fare screenshot di conversazioni, messaggi, immagini e qualsiasi altro elemento che possa servire come prova che il vostro bambino sia stato cyber- bullizzato. Tenere un registro di tutti gli incidenti e prendere appunti sui dettagli rilevanti come posizione, frequenza, gravità del danno, coinvolgimento di terzi o testimoni, e la cronaca.
- Lavorare con la scuola o la comunità di riferimento. E’ fondamentale chiedere l’aiuto dei direttori o presidi se il bersaglio e l’aggressore frequentano la stessa scuola. Il bambino ha il diritto di sentirsi al sicuro nel suo ambiente di apprendimento e le scuole hanno la responsabilità di assicurargli tutto ciò attraverso analisi, indagini se è il caso, ai fini di fornire una risposta adeguata.
- Evitare di contattare i genitori del bullo. Alcuni genitori accusati di cyberbullismo si mettono sulla difensiva per proteggere il loro figlio questo li rende meno ricettivi. E’ importante non perdere la calma, nel primo approccio al problema per evitare ulteriori drammi e possibili ritorsioni.
- Contattare il fornitore di contenuti. Il cyberbullismo viola i termini di servizio di tutti i servizi on line legittimi, compresi siti web, applicazioni, aziende di telefonia cellulare e fornitori d’internet. Indipendentemente dal fatto che il bambino possa o meno identificare il bullo, la prima mossa è contattare il Social network, il sito, la chat, e denunciare i fatti. La legge italiana prevede delle modalità on line potremo dire “ di primo soccorso” per denunciare al Garante (legge n. 71/2017). E’ molto importante assicurarsi che tutte le prove siano raccolte immediatamente, poiché gli autori dei contenuti spesso li eliminano in maniera irrecuperabile.
- Contattare la polizia in caso di minacce fisiche. Immediatamente.
- Se il mobbing è basato su razza, sesso o disabilità, contattare le organizzazioni nazionali sui diritti civili. Anche il Miur come i Dipartimento dell’Educazione di altri Stati, prende molto sul serio questi casi se i bambini sono limitati nella loro capacità di imparare ed evolversi a scuola a causa della discriminazione.
- Se necessario, chiedere consiglio. I bambini o gli adolescenti possono trarre beneficio nel parlare con uno psicologo, oppure con una figura intermedia – parents bridge – che li aiuti ad aprirsi sapendo che non li tradiranno e potranno fidarsi al cento per cento. I bambini in particolare possono preferire di parlare con una persona, al di fuori del gruppo familiare, che percepiscono come più obiettiva.
- Attuare misure volte a evitare il ripetersi del cyberbullismo. Ad esempio, se il bambino è vittima di bullismo attraverso i social media (Facebook, Instagram, Snapchat, Twitter e altre), impostare i controlli della privacy all’interno di ogni piattaforma – parent control, o appositi filtri che si possono programmare con gli antivirus* – per bloccare il bullismo e archiviare un rapporto.
“ Incoraggiate vostro figlio a parlarvi prima che piccoli problemi si trasformino in situazioni gravi” raccomanda Sameer Hinduja.