Fact-checking: come migliorare YouTube nel 2022?
Sono stati due anni intensi per YouTube. Prima e dopo la pandemia, la piattaforma si è trovata invasa da video potenzialmente dannosi per l’intera comunità e ha dovuto reagire. Alcune iniziative hanno funzionato, altre no. Una lettera firmata dall’intera comunità che fa quotidianamente Fact-checking ha evidenziato diversi aspetti su cui è necessario fermarsi a riflettere.
La difficile gestione
Dalla rimozione degli improbabili collegamenti tra 5G e Covid, fino alla chiusura del popolare canale di Byoblu. Innegabile che ci siano stati progressi all’interno della piattaforma, ma tanto c’è ancora da fare e lo dimostra una lettera aperta inviata al Ceo, Susan Wojcicki.
Di cosa si lamenta chi fa Fact-checking?
Troppe realtà dannose per la nostra società vengono ancora lasciate crescere indisturbate e poi eliminate quando hanno abbastanza pubblico per continuare a far danni anche altrove. Senza contraddittorio. L’esempio a noi più vicino è Byoblu, ma ci sono casi più imponenti come il movimento Doctors for the Truth. Quest’ultimo è nato in Germania per poi diffondersi persino in tutta l’America Latina con teorie complottistiche.
Gente incoraggiata a farsi del male
Dalla Grecia fino all’audience araba, milioni di persone hanno visto video di sedicenti esperti che consigliavano la comunità di non vaccinarsi. Di sostituire questa forma sicura di prevenzione con cure del tutto inventate o utilizzando strani integratori da loro sponsorizzati. Un tipo di propaganda lesiva che, prima del covid, si accanivano sui malati di cancro, proponendo soluzioni che rasentavano la stregoneria.
Non solo salute
Influenzare le opinioni in vista del voto è ovviamente un altro scopo di chi si impegna in questa arte del sabotaggio. In Brasile si è tentato di scatenare una guerra tra fragili, mettendo contro poveri e minoranze locali con alcune false accuse sul mondo dell’edilizia. Nelle Filippine si è provato a riscrivere la storia, cancellando gli orrori commessi dal dittatore Ferdinand Marcos negli anni settanta. Negando quindi sia lo stato di corruzione del paese che le ripetute violazioni dei diritti umani che ci furono ai tempi. Perché? Suo figlio è candidato alle elezioni quest’anno.
Disinformazione anche durante e dopo il voto
Se non puoi alterare il risultato, prova a rovesciarlo dopo. Questo è quello che è ad esempio accaduto a Taiwan. Alcuni video hanno contestato l’esito delle elezioni di due anni fa, accusando il governo di aver pilotato il voto con sondaggi fasulli e uno strano traffico di schede. Ovviamente senza alcuna prova e senza che nemmeno l’opposizione abbia mai ufficialmente avanzato questo tipo di calunnie ufficialmente. A tale proposito ricordiamo il più celebre precedente che ha coinvolto Donald Trump, alcuni video post elezioni americane aizzarono letteralmente la folla verso il peggio. E qualcuno, tra quei tafferugli, perse addirittura la vita.
Chi fa Fact-checking non vuole semplicemente il ban, ma il diritto di replica
Partendo dal presupposto che nessun algoritmo potrà mai cancellare del tutto la disinformazione sul web, escludere canali dannosi è la vera soluzione? Forse sarebbe meglio integrare a queste fandonie la replica di alcuni factchecker.
Investire nella verità e non solo
Bisognerebbe concentrarsi sui recidivi dell’informazione distorta. Chi monetizza questi contenuti spesso e volentieri non solo all’interno, ma anche all’esterno della piattaforma. Alcuni algoritmi, aiutati anche da altri social network, potrebbero mostrare meno spesso questo genere di contenuti.
La fruibilità della smentita
Anche alcune news riportate in questo articolo sono state riassunte, data l’impossibilità di trovare un articolo nella nostra lingua a riguardo. Ne consegue che bisognerebbe lavorare di più sulle traduzioni dei factchecking, per fare in modo che tutti possano usufruire della verità. Una risorsa che rappresenterebbe un modo efficace per battere sul tempo la probabile diffusione della bufala.
Il contenuto della lettera
Scritta a metà di gennaio di quest’anno, la missiva può essere letta per intero a questo indirizzo. Il documento è stato firmato da centinaia di siti antibufala in tutto il mondo, compreso l’italiano “Pagella Politica”, e attende una replica articolata.
Un confronto non banale
Come abbiamo appena visto, gli esperti del campo propongono percorsi alternativi rispetto a quanto si è sempre creduto negli ultimi anni. Questo perché è l’esperienza che ci permette di affinare le strategie che possono migliorare il rapporto che la collettività ha con la rete. Per saperne di più, continua a seguire il nostro blog e dai un’occhiata ai nostri corsi.