Fake su Facebook: mezzo milione di profili cancellati

Nelle settimane scorse abbiamo potuto analizzare le modifiche che il social più famoso al mondo ha apportato alla privacy. Ma anche nuovo sistema contro la divulgazione di bufale sul web e un innovativo approccio per far avvicinare i minorenni al portale. C’è però anche un altro grosso spauracchio che da sempre infesta i progetti di Mark Zuckerberg: i fake su Facebook. Profili fittizi, sotto i quali spesso si nascondono troll o altre tipologie di malintenzionati. Non mancano anche altre figure che minano l’esperienza generale della piattaforma, sfasando i confronti e creando pericoli tangibili alla percezione della collettività.
Progressi dal 2008 ad oggi
Molte cose sono cambiate su Facebook in circa dieci anni. Ad esempio, nel tempo, si è sottolineata la differenza che c’è tra “pagina profilo” e “pagina aziendale“, incoraggiando le figure fisiche ad iscriversi con la prima tipologia di account per poi gestire i secondi attraverso essi. Chiarendo una confusione che si era creata nei primi periodo di sviluppo del sito. Successivamente, lo staff ha sempre incoraggiato una maggior personalizzazione del proprio account. Per ragioni biunivoche: più è profilato l’utente e maggiormente precisi sono le pubblicità che gli arriveranno ma, allo stesso tempo, anche la sua identità si farà chiara dinnanzi agli altri iscritti che vorranno relazionarcisi. Vanno verso questo scopo le possibilità tra le opzioni di segnalare utenti “civetta”, ma anche quelli sotto falso nome, all’interno della comunità.
Perché la gente crea Fake su Facebook?
Le ragioni di questo metodo di agire sono sempre varie. Dietro un profilo fasullo non si nasconde solo il troll provocatore. Anche soggetti che semplicemente non vogliono essere trovati dai propri colleghi a lavoro o ex fiamme. Viceversa però, è possibile che tali soggetti si iscrivano per spiare altri individui. Così come esistono mitomani che creano falsi account dei propri personaggi dello spettacolo famosi (da ciò nacque la necessità di creare la spunta azzurra per certificare la genuinità dei profili delle star). In altri casi si trattano di registrazioni sul social al fine proprio di gonfiare il numero di ammiratori di un brand o di una celebrità, influenzando l’opinione pubblica in un modo o nell’altro. Perché, per molti, grandi cifre sono sinonimi di altrettanta autorevolezza. Insomma, tra lecito e situazioni meno legali, oramai la società di Zuckerberg non fa più differenza. Il ban, la rimozione, è dietro l’angolo.
I frutti di questa campagna
A fine aprile emergono dati di un certo spessore riguardo tali provvedimenti. Sono stati cancellati 837 milioni di contenuti spam o di pubblicità illecita nei soli primi tre mesi dell’anno, prima ancora che qualcuno li segnalasse. Ma anche 583 milioni di fake account. La maggior parte di essi avevano anche pochi minuti di vita. A questi straordinari dati dobbiamo aggiungere ben 21 milioni di contenuti di nudo adulto e pornografico. Grazie a un algoritmo che automaticamente trova immagini di nudo al momento del caricamento. Una lotta che impiegherà lo staff per molto tempo e che pare richiederà almeno sino a cinque anni per soddisfare pienamente nell’ottica dei risultati.
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