Guida PEGI: scegliere con cura APP e videogiochi
PEGI è un valido amico nella quotidianità del nostro presente così diverso dal passato. Infatti è assai più facile che bambini e ragazzi vengano a contatto con intrattenimenti ludici anche senza doverli direttamente acquistare in un negozio.
I videogame sono acquistati su Internet, e le applicazioni si scaricano gratuitamente, o quasi, in siti di e-commerce che si sovvenzionano con la pubblicità e quindi non hanno bisogno del pagamento dell’acquirente.
Evolve il commercio e così il relativo sistema di vigilanza: è nato il PEGI (Pan European Game Information), un metodo di classificazione di videogiochi per consolle, computer e mobile attivo oramai dal 2003.
Il PEGI sostituisce e modernizza le vecchie linee guida come l’ELSPA (European Leisure Software Publishers Association). Classificazioni e guida sono fondamentali per semplificare il controllo un tempo più semplice del genitore sui contenuti a disposizione di un figlio nel corso dell’adolescenza.
A cose serve
Lo scopo è quello di applicare un codice agile e semplice, universalmente riconosciuto, in modo da :
1) Fornire indicazioni a prescindere dalla lingua parlata.
2) Essere in grado di garantire che forme di intrattenimento siano chiaramente etichettate per gruppi di età e contenuti.
3) Avere consapevolezza decisionale nella scelta di acquistare o visionare un particolare prodotto.
La base vive di due tipologie: numerici o di simboli.
Attraverso i simboli numerici viene delineato un segmento adatto ad ogni specifica età.
La scala parte dai “3 anni in su”, per platform come Super Mario o giochi sportivi, in cui sono descritti personaggi spesso fantastici e quindi non paragonabili a esseri umani reali. Per la classificazione della prima categoria, si prendono in esame quei contenuti dove la violenza, quando è presente, è riferibile sempre a un contesto fantastico – comico o addirittura del tutto assente.
Una lieve sfumatura emerge dai “7 anni in su”, dove parliamo comunque di giochi dal mood cartoonistico per un pubblico molto giovane, con un velo di antagonismo reso più esplicito tra i personaggi interpreti della storia.
L’esempio è il simpatico marsupiale della saga di Crash Bandicoot .
Arriviamo alla fascia “12-16”, quelle che distinguono i pre-adolescenti e gli adolescenti. È presente una violenza leggermente esplicita verso personaggi di fantasia, oppure non esplicita su identità di aspetto umano o magari animale.
Può esserci la presenza di nudo, non assimilabile a un’attività sessuale. E’ possibile anche la presenza di un leggero turpiloquio; in ogni caso le espressioni volgari non contengono riferimenti al sesso. La violenza rimane di livello medio.
La differenza con la classificazione per “oltre 16 anni” riguarda la presenza di tematiche magari più vicine ad argomentazioni adulte come droga, sessualità e alcune parolacce. I picchiaduri come Tekken e Street Fighters riguardano la prima categoria (12-16), le saghe di Resident Evil o Devil May Cry la seconda (oltre 16 anni).
Infine la “18+” è il tipico bollino rosso da sala di un cinema vietato ai minori. Implica la descrizione di scene di violenza molto realistiche, a volte così pesanti da indurre sentimenti di disgusto e repulsione. Ovvero l’eventuale presenza di immagini o rumori che suggestionare il soggetto, provocando sensazioni di paura, angoscia o stress. L’esempio sono saghe come GTA e Assassin’s Creed.
I simboli descrittivi sono otto, i primi sette d’avvertimento sulla condotta del titolo.
Bad Language: la possibilità che ci sia turpiloquio nei testi.
Discrimination: situazioni nella storyline di diseguaglianza.
Drugs: presenza di stupefacenti nelle scene
Fear: scene paurose.
Gambling: gioco d’azzardo.
Sex: scene di sesso o allusione a tale circostanze.
Violence: momenti di violenza.
Online: presuppone una modalità di gioco online.
Nelle app solitamente si riduce il lato delle simbologie a un iscrizione che invita la supervisione di un genitore, lasciando spesso solo il target dell’età.
Riguardo la posizione delle icone del Pegi, in generale sono poste quasi sempre almeno dietro alla confezione del titolo. In caso di contenuti digitali, le informazioni delle singole applicazioni sono poste negli store di riferimento. Ma tutto ciò spesso non basta, almeno secondo i dati di una ricerca di Nielsen Gamers del 2008 dal titolo “Video Gamers in Europe”.
Il 93% dei genitori intervistati riconosce il sistema numerico del PEGI. Eppure solo il 50% sa cogliere i significati dei simboli qui sopra riportati e solo 49% li utilizza quando acquista un videogioco. A dimostrazione di come, per quanto semplice, sia un argomento bisognoso di approfondimenti, è necessario “mettersi in gioco” nel vero senso della parola.