Huggy Wuggy: storia del giocattolo pericoloso
Nel nostro blog abbiamo parlato spesso dei pericoli che possono incontrare i più giovani in rete. Dalle pericolose challenge, alle viziate abitudini digitali da tenere a bada. Questo articolo descrive un episodio che incrocia vecchie e nuove preoccupazioni per un genitore. L’allarme è quello della polizia postale, il soggetto in questione è uno strano essere chiamato Huggy Wuggy. Ma andiamo con ordine.
Chi è Huggy Wuggy?
Un anno fa, Huggy Wuggy era “solo” un cattivo di un videogioco dal titolo Poppy Playtime. Nella storia di questo titolo videoludico, una ditta di nome Playtime co. non realizzava più giocattoli da circa dieci anni e il protagonista del videogame si intrufola nei loro stabilimenti abbandonati per un motivo ben specifico.
La VHS
Il soggetto ha ricevuto una videocassetta con alcuni indizi che lo ha spinto in questa avventura. All’interno dello stabile abbandonato si troverà dunque di fronte questo giocattolo di nome Huggy Wuggy inizialmente inanimato. Durante il progresso della storia, il protagonista risolverà alcuni enigmi, uno di questi, sveglia il giocattolo in questione.
Cosa accade?
Come da stereotipo, il peluche gigante scompare dalla sua precedente posizione. Dopo un po’ di mistero, inizia ad inseguire il giocatore. Ovviamente, da quel punto in poi del capitolo uno, lo scopo del gioco sarà superare gli ostacoli della trama senza farsi catturare da lui. Allo stesso tempo, il protagonista cercherà di scoprire cosa è successo ai dipendenti della fabbrica.
Huggy Wuggy è però una figura ricorrente
Come nelle trame dei film horror, la figura apparentemente morta continuerà a perseguitare il protagonista, diventando anche più forte e con maggiori poteri rispetto a prima. La trama suggerisce al giocatore che esista più di un prototipo di questo giocattolo nella fabbrica maledetta. Insomma, la vicenda assume i contorni di quello che sembra un survival horror al pari di Silent Hill, Alone In The Dark e vari altri usciti nel corso degli anni.
Poppy Playtime diventa popolare
Il curioso giocattolo appariva anche nel trailer del gioco, presentato a settembre 2021. Il successo del titolo fu più o meno immediato: più di un milione di visite al filmato in novanta giorni. Nel frattempo, un mese dopo, il videogame usciva nel popolare portale videoludico Stream. Essendo gratuito, è diventato presto virale grazie agli streamer.
Parodie e omaggi
Una volta diventato popolare sia il gioco che il principale antagonista, il web ha iniziato a ritrarre Huggy Wuggy nelle forme più strane. Persino in atteggiamenti teneri e indifesi, come in questo video. Diventando poi successivamente il soggetto di diverse raffigurazioni ironiche. Alla fine, ecco anche il merchandise sulla più popolare piattaforma di ecommerce, Amazon.
Il successo ha portato ad un secondo capitolo
L’enorme traffico di giocatori del primo titolo, ha fatto in modo che lo staff ne preparasse un sequel, a pagamento intorno ai dieci euro e con meccaniche simili al precedente. Mentre ne stiamo scrivendo, i creatori hanno in programma un ulteriore DLC (espansione) in uscita nei prossimi mesi. Segno di un trend che non smetterà a breve.
La polizia postale che ha deciso di intervenire
L’eco del videogioco è arrivato fino alla polizia postale. Quest’ultima, analizzando le meccaniche del titolo, ha comprovato che potrebbe risultare ansiogeno per i più giovani. Consequenzialmente ha diramato un comunicato in merito. Facendo notare che il videogioco, consigliato dai 12 anni in su, debba essere giocato dai bimbi solo su supervisione dei genitori. Inoltre, di rispettare i consigli che il PEGI offre in situazioni come queste e di attivare il parental control su tutti i terminali.
Nulla di sbagliato, ma…
Se seguite da tempo il blog, saprete già che queste raccomandazioni le consigliamo per qualsiasi intrattenimento videoludico. Non deve essere il videogames del momento a far scattare l’allarme, bensì una buona pratica che il genitore deve sempre assumere per la sicurezza della sua famiglia.
La conoscenza è il primo meccanismo di autodifesa
Promuovere questo atteggiamento vuol dire evitare anche che si formino vere e proprie bolle mediatiche che fanno più pubblicità al prodotto temuto che promuovere davvero la salvaguardia dei più piccoli. Per maggiori informazioni a riguardo, continua a leggere il nostro blog e segui i nostri corsi.