I pericoli del Metaverso
Mesi fa abbiamo parlato mesi fa del Metaverso, la nuova sfida di Facebook e soci per portare l’interazione dei Social Media ad un livello mai raggiunto prima. Ovviamente nel nostro articolo parlavamo delle inevitabili problematiche a cui andava incontro un meccanismo ancora da rodare. Come previsto, le prime situazioni critiche sono arrivate in queste settimane, in questo articolo approfondiremo un paio di casi.
Cos’è il Metaverso?
Per chi non ha letto il nostro approfondimento, parliamo di una novità che ci permetterà di vivere le nostre interazioni digitali in maniera sempre più reale. Seduti nel nostro divano potremo ritrovarci in pochi secondi allo stadio, dinnanzi ai nostri colleghi o in una località esotica. Non più parole e webcam, ma una realtà virtuale immersiva che sarà sempre più credibile.
Dove nasce il pericolo?
Ogni novità porta inevitabilmente problemi a cui non avevamo pensato. Prima di Facebook, i troll erano solo animali fantastici delle fiabe. Con l’arrivo dei primi personal computer nessuno pensava ai virus e così via. Si parte da un elemento che accomuna tutti gli esempi: ovvero davanti ad un monitor è più facile lasciare andare i propri istinti peggiori.
Le molestie, soprattutto, hanno una storia radicata
I primi casi di aggressioni a sfondo sessuale a mezzo di chat sono identificabili addirittura nel 1993. Ne parla Julian Dibbell nel suo reportage “A Rape in Cyberspace”. Una denuncia incentrata su un gioco di ruolo e della sua chatroom LambdaMOO, in cui già accadevano episodi di questo tipo. Dopo che il problema venne reso noto, i gestori della chat trovarono un boot per sospendere temporaneamente le persone con brutte intenzioni.
Con Meta è accaduta una circostanza simile
La storia non cambia, ma purtroppo diventa solo più grave, vista la tecnologia adoperata oggi che rende tutto più realistico rispetto a trent’anni fa. Nina Jane Patel, un’operatrice di una società specializzata nello sperimentare esperienze virtuali (Kabuni), ne vive una tragica in prima persona. La donna prova un applicativo di Meta per incontrare persone: Horizon Worlds. Entrando nel server, tre uomini dalla voce maschile iniziano ad insultarla, a scattare foto e a palpare il suo avatar. La donna, che ha immediatamente denunciato l’accaduto, si è ovviamente chiesta:” E se al mio posto ci fosse stata una dodicenne?“.
Il provvedimento di Meta dopo alcune settimane
“L’introduzione di uno spazio personale eviterà che chiunque possa invadere lo spazio personale del tuo avatar. Se qualcuno prova ad accedere nel tuo confine personale, il sistema interromperà la sua azione”. Specificano i responsabili di Meta al The Guardian: “Pensiamo che aiuterà a stabilire norme comportamentali e questo è importante per un mezzo relativamente nuovo come la realtà virtuale”. Tale boot è stato aggiunto anche sull’altro applicativo: Horizon Venues, che si occupa dell’intrattenimento (concerti, manifestazioni sportive) degli utenti virtuali.
Non è l’unico grattacapo che il metaverso dovrà affrontare
La Gran Bretagna è perplessa riguardo il Oculus Quest 2 VR headset, il meccanismo di realtà virtuale più famoso al mondo. Questo sorta di “casco immersivo” potrebbe creare anomalie sul tentativo dei genitori di applicare il parental control sull’azione dei figli, bypassando dei divieti.
Facebook però punta molto sul metaverso, al punto da investire
Ben 50 milioni di dollari andranno a programmi e iniziative di risoluzione e prevenzione dei problemi su questo nuovo mondo che sta sorgendo. Investimenti che verranno distribuiti ad organizzazioni accademiche come la Seoul National University e Women in Immersive Tech.
Di quante Nina Jane Pate avrà bisogno il metaverso?
Nina Jane Pate lavora come ricercatrice delle tecnologie virtuali per ragazzi dagli 8 ai 16 anni. Il suo episodio sgradevole ha messo in discussione una parte del sistema operativo della piattaforma che si spera verrà risolto. Ma di quanti altri esempi simili abbiamo bisogno prima di ottenere una piattaforma davvero sicura per l’audience? Ovviamente è una domanda che è necessario farsi.
Testare per migliorare
L’approccio critico e l’informazione sono i due elementi che permettono un’evoluzione digitale consapevole sicura. Rimanere aggiornati su questi temi rappresenta la miglior forma di difesa ed evoluzione a cui possiamo ambire. Per questa ragione segui il blog e i corsi di Digital Education Lab e tieni aggiornata la tua famiglia su questi temi.