I videogiochi fanno bene: ne parla una interessante ricerca
Siamo consapevoli di come gli intrattenimenti videoludici siano soggetto di svariati studi nel corso degli anni. Due anni fa l’OMS aveva lanciato l’allarme su come i più piccoli potessero rischiare di diventare dipendenti dai videogiochi. Non tutte le analisi parlano però di effetti negativi. In certe determinate condizioni i videogiochi fanno bene. Ovviamente più della sentenza in sé, a noi interessa capire le basi di questa ricerca.
Di cosa stiamo parlando?
Dei benefici dei videogame nell’individuo. Una forma di intrattenimento spesso demonizzata ha in realtà più di un effetto positivo sul cervello umano. Concentrarsi con un joystick in mano, dunque, stimola l’intelligenza e la memoria. Soprattutto in merito ad una determinata categoria di pubblico.
Quali?
I ragazzi tra i 9 e 10 anni mostrano una mente più fertile se già abituati a dilettarsi con questa attività. Parliamo di un incremento attitudinale che è migliore rispetto a dei coetanei che invece non usano simili hobby. Un dato oggettivo che è arrivato da degli studi reali.
Chi ha pubblicato la ricerca dei videogiochi che fanno bene?
La rivista Jama Network Open. Da anni si occupa di riflettere sui progressi che l’uomo sta facendo in ambito neurologico e cardiologico. Ha dunque segnalato questa scoperta di un team di psichiatri dell’Università del Vermont che si erano impegnati in una interessante valutazione.
Quale?
Hanno preso in analisi circa duemila bambini. La metà di loro accaniti giocatori con almeno 3 ore al giorno di attività ludica. Mentre un’altra metà del tutto a digiuno da videogiochi. Facendo poi una risonanza magnetica agli individui.
Cosa è emerso?
I ragazzi che erano stati impegnati con i videogames avevano una maggiore reazione/movimento nelle aree del cervello che coinvolgono l’attenzione e la memoria. Un risultato notevole, se si pensa che nessuno studio in passato ha mai coinvolto un tale quantitativo di bambini in fase di analisi.
Le parole del dottor Dr. Bader Chaarani (a capo della ricerca)
“ Molti genitori sono preoccupati dagli effetti che hanno i videogame sui loro figli e sulla loro crescita. Però è cruciale capire non solo gli aspetti negativi, ma anche i positivi che queste forme d’intrattenimento hanno su di loro”. Aggiungendo che questi dati sono di fatto “incoraggianti“.
C’era stato uno studio simile circa sei mesi fa.
Scientific Reports aveva constatato un aumento delle capacità intellettive nel passaggio tra i 10 e i 12 anni nei gamers. Un incremento che non veniva constatato in coetanei solo impegnati nei social network o senza qualsiasi attività davanti ad uno schermo. Qual era la differenza? La mancanza dell’uso di risonanza magnetica.
Quale processo avrà incrementato le capacità intellettive dei giovani gamer?
Gli autori della ricerca hanno fatto la loro ipotesi. “Risulta plausibile che i videogiochi richiedano una serie di abilità nei campi dell’attenzione e della percezione. Per esempio il dover seguire svariati oggetti, spostare l’attenzione con rapidità. Queste capacità finiscono per migliorare i tempi di reazione, la creatività, la logica e l’abilità nel risolvere i problemi“.
I ragazzi non sono gli unici a poterne beneficiare
Chi ci segue da più tempo ricorderà un articolo passato in cui discutevamo di come individui affetti da Alzheimer erano riusciti ad avere un valido alleato grazie ad avanzate forme di intrattenimento videoludico. Allo stesso modo, il creatore dell’Atari Nolan Bushnell ha messo appunto una serie di giochi per tenere sana e attiva la mente per le persone sopra i 35 anni. A dimostrazione di come, con una giusta dieta digitale, chiunque possa avere benefici.
La giusta dieta, già.
Una ricerca così ovviamente non deve gettare fumo sugli occhi. L’abuso è sempre un rischio che porta a patologie anche gravi di conseguenza. Ne ha parlato Federico Tonioni, psichiatra all’Università Cattolica di Roma e direttore del Centro pediatrico per la psicopatologia da web al Policlinico Gemelli. “I bambini nati oggi crescono in un ambiente che ormai è multimediale. Fin da piccoli hanno degli schermi in mano. Questo li porta a parlare con un leggero ritardo, perché nel loro cervello le immagini precedono le parole. Ovviamente non per questo bisogna pensare che soffrano necessariamente di disturbi dell’apprendimento“.
Prosegue Tonioni
“Nei bambini più piccoli i videogiochi sono spesso un antidoto all’annoiarsi. In quel caso consiglierei ai genitori di trovare un’attività divertente da svolgere con loro. Non parlo di osservarli o accudirli, ma proprio di giocare insieme, facendosi coinvolgere, anche con un po’ di sana follia e sempre con amore. Anche le regole vanno contrattate insieme, non devono essere uno strumento con cui gli adulti piegano i ragazzi riducendoli all’obbedienza“. Molte sono infatti le variabili. Per esempio la ricerca parla di ragazzi che giocano dalle tre ore al giorno, mentre svariati pediatri americani consigliano un tempo variabile tra l’una e le due quotidiane.
L’importanza di una corretta mediazione
Conoscere benefici e rischi dei videogiochi è un diritto di qualsiasi genitore, sforzarsi a cercare una quadra giusta e un compromesso fa anche parte dei suoi doveri. Digital Education Lab viene incontro con i suoi corsi e i suoi articoli, continua a seguirci per saperne di più.