Informatica per ragazzi: significati moderni e programmi scolastici obsoleti
L’informatica è probabilmente la materia di studio che più dovrebbe essere soggetta a variazioni di programma nel corso degli anni. Infatti, se il programma di italiano o storia sono, per esempio, meno suscettibili a cambiamenti, l’innovazione digitale, per sua natura, comporta un continuo mutare di scenari, tecnologie e linguaggi e, di conseguenza, la necessità di un aggiornamento continuo delle conoscenze e delle competenze a questa legate.
In questo articolo parleremo proprio di questo materia di studio, di come si è evoluta nel corso degli anni, e di come abbia spesso palesato un gap rispetto al mondo reale.
Cosa significa informatica per ragazzi?
Partendo dalla definizione pura: l’informatica è la scienza che si occupa dell’ordinamento, del trattamento e della trasmissione delle informazioni. Esse avvengono per mezzo dell’elaborazione elettronica, la quale rende possibile gestire e organizzare le ingenti masse di dati prodotte dal moderno sviluppo sociale, scientifico e tecnologico.
Di cosa abbiamo quindi bisogno?
Offrire ai più giovani un programma aggiornato che preveda un’alfabetizzazione digitale per competenze spendibili un futuro nel mondo del lavoro. Una quindicina di anni fa Microsoft aveva ad esempio agevolato l’apprendimento del pacchetto Office con il sistema KitXKids.
Cos’era?
Si componeva di ben tre add-on, che si installavano in un’unica procedura, e offrivano le funzionalità più intuitive di Office 2007 e 2010, Microsoft Word, Excel e PowerPoint. Con la sua grafica sbarazzina permetteva ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie di I° grado di apprendere in maniera veloce e divertente le basi di questi tre programmi di estrema importanza. Per quanto ancora oggi le scuole parlino giustamente di pacchetti Office o di Patente Europea del Computer, il mondo si è mosso verso altre direzioni.
Allenare il pensiero computazionale
Cosa si intende per pensiero computazionale? Un meccanismo di pensiero chiaro, basato sulla logica e operativa utile a risolvere problemi in modo personale e creativa, pianificando una strategia d’azione. Una volta imparato a reagire così, può essere utile anche offline nella vita di tutti i giorni. Ma andiamo con ordine.
Una ricetta
Se la definizione ha spiazzato il lettore, cerchiamo un esempio concreto per essere chiari sin da subito. Il pensiero computazionale è come una ricetta di cucina. Eseguire dei precisi passaggi ci porta a realizzare un primo piatto o una torta. Se poi sapremo spiegare questo procedimento in maniera semplice e precisa, queste portate saranno cucinate anche da altre persone.
La spiegazione del meccanismo
Ora spostiamoci dall’ambito della cucina al digitale. Perché possiamo fare la medesima cosa grazie al coding, ovvero utilizzare lingua che permetta di parlare ai computer per chiedergli di eseguire alcuni comandi in modo chiaro ed efficace. Insegnare al proprio figlio a pensare in questa maniera schematica non serve solo a padroneggiare le macchine, ma lo aiuta a organizzare la soluzione di problemi anche “offline”, nella vita di tutti i giorni. L’esempio più banale può essere il mettere a posto una stanza o organizzare la sua giornata. Per questo noi crediamo che il coding sia materia importante per uno studente, al pari della letteratura, della geografia o della matematica.
In Italia si parla di pensiero computazionale e coding già da qualche anno
Nel 2015 il Ministero dell’Istruzione ha lanciato il Piano Nazionale della Scuola Digitale, in cui era incluso anche il progetto “Programma il Futuro” . Una base per il pensiero computazionale nella scuola primaria, ormai troppo importante per le nuove generazioni per non parlarne. Rappresenta una buona introduzione alla più specifica materia di coding, un argomento successivo che si sperava di approfondire in maniera più convinta quest’anno per le scuole elementari.
Quali sono le fragilità di questi progetti?
Recenti sondaggi ci dicono che una parte significativa dei ragazzi (43%) non usa l’aula computer a scuola e 6 ragazzi su 10 non hanno a disposizione il wi-fi nel proprio istituto. La ministra Azzolina aveva anche deciso di puntare concretamente sulla didattica innovativa. Investendo circa 8,2 milioni di euro per il lavoro dei cosiddetti “animatori digitali” negli istituti. Sperando di colmare al più presto il gap con altre nazioni. Che rimane ancora grande.
Perché?
Non sono solo le infrastrutture a latitare, ma anche il personale competente. Spesso gli insegnanti non sono correttamente formati a questo ruolo. Tra difficoltà logistiche e strutturali e difetto di professionalità adeguate ne consegue che sono davvero poche le “isole felici” che possono promettere ai propri studenti una adeguata istruzione informatica al passo con i tempi.
Il primo testimonial fu Obama
Dell’ insegnamento del coding negli Stati Uniti si era iniziato a parlare già nel 2013. L’allora presidente Barack Obama era stato il volto di questa campagna d’istruzione che, da allora, ha coinvolto circa 200 milioni di studenti. Il suo “Non star lì solo a trafficare con l’iphone, impara anche come si programmano certi giochi“, deve insomma diventare un consiglio di tendenza anche nel territorio italiano.
Affidarsi alle realtà giuste
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