Instagram e razzismo: quanto c’è ancora da lavorare?
Se hai un social che supera la soglia del miliardo di iscritti, alcuni problemi possono ripresentarsi ciclicamente. Come tutelare i più giovani che non dichiarano nemmeno la loro età da iscritti, punire chi prova la scalata mediatica con follower fasulli e tanto altro. La questione dell’hate speech è tra le più radicate della piattaforma, che spesso si traduce in improvvise ondate d’odio che sembrano impossibili da arrestare. In questo articolo, vediamo un paio di casi che hanno mostrato quanto il binomio Instagram e razzismo sia duro a morire.
L’ esempio più palese fu l’Europeo di calcio
L’undici luglio dell’anno scorso, l’Italia si laureò campione d’Europa a spese dell’Inghilterra, alla fine della lotteria dei calci di rigori. Nelle ore successive alla partita, i tre giocatori Bukayo Saka, Marcus Rashford e Jadon Sancho erano stati subissati di insulti sulle loro pagine social. Tutti e tre i calciatori avevano come unica colpa quella di aver fallito i loro rispettivi tiri dal dischetto. Fu il caso più simbolico di questa problematica.
La denuncia da parte di BBC News
La mattina dopo, BBC News notificava un numero sconsiderato di emoji che raffiguravano una scimmia sull’account di Saka su Instagram. La cosa sconcertante era che, chi provava a segnalare questi irrispettosi post, riceveva la replica della piattaforma che “questi commenti probabilmente non vanno contro le linee guida“.
Le proporzioni di questa situazione
Imran Ahmed, che è a capo del Center for Countering Hate (CCDH), parla di un numero ancora imponente di persone rimaste impunite da quell’attacco. “Di 105 account che avevano identificato nel compiere insulti razziali a giocatori inglesi, ben 88 sono rimasti online (per settimane)”. Un dato certamente scoraggiante. “Abbiamo sentito abbastanza chiacchiere, è ora per il governo britannico di seguire le orme della Germania e inasprire già di base dei provvedimenti contro simili situazioni“.
Non è il primo caso nel calcio inglese
Ad aprile dell’anno scorso, il Liverpool Football Club criticò aspramente la piattaforma per aver permesso anche in questo caso l’invasione della medesima emoji sotto le immagini di altri calciatori. Perché gli haters recepiscono quali siano le parole che fanno scattare il provvedimento, e le aggirano. Inventando nuove forme di offesa, quasi fosse una sorta di perversa sfida personale.
La replica di Instagram
Adam Mosseri ha espresso il suo dispiacere per la condotta sia dello staff di moderatori umani che del machine learning, per non aver identificato l’emoji come potenzialmente pericolosa. Specificando che il problema verrà presto risolto. “Abbiamo la tecnologia adeguata per provare a rendere prioritario l’analisi dei reports e cercare di non identificarli come falsi positivi”.
In Italia la situazione non è delle migliori
Alcuni mesi fa, il portiere del Milan Maignan è stato oggetto di pesanti epiteti a sfondo razziale. Paradossalmente proprio grazie ai social è stato più semplice identificare l’autore del gesto e redarguirlo. Il problema è che, come spesso accade, una volta che il caso mediatico si sgonfia, si rischia di ignorare l’appello a fare della sana prevenzione. Fino al successivo caso.
La situazione è comunque difficile
Una ricerca di alcuni giorni fa, denuncia che l’hate speech, soprattutto su Instagram, è in aumento: ben del 26%. Non parliamo solo dell’insulto diretto, ma anche quello sui profili dei familiari, tramite profili falsi. Il lockdown e gli stadi chiusi o parzialmente tali ha fatto paradossalmente peggiorare tal fenomeno.
Instagram e Razzismo: l’importanza dei messaggi positivi
In attesa che le piattaforme riescano a risolvere altre debolezze dei loro sistemi di moderazione, il ruolo degli account a tema più seguiti (soprattutto le squadre di calcio) diventa fondamentale. Promuovere inclusione e rispetto per scoraggiare manifestazioni tossiche soprattutto in contesti in cui la sconfitta può tramutarsi in terreno fertile per sfogare frustrazioni e dispiaceri. Per altre buone pratiche riguardo all’educazione digitale seguite il nostro blog o date un’occhiata ai nostri corsi a tema.