La banda larga in Italia: a che punto stiamo?

Educare i cittadini ad un uso consapevole del digitale è importante per nutrire le nuove generazioni riguardo i mezzi che hanno a disposizione e di cui magari sono persino ignari. Illustrando ai cittadini i benefici di questo dimensione, partendo dai commercianti fino ad arrivare alle istituzioni. Ma per far sì che questo verbo si espanda c’è bisogno ovviamente di mezzi affidabili. A tal proposito il discorso banda larga in Italia è un argomento serio da affrontare.
L’obbiettivo dichiarato
C’è una missione ben esplicitata dall’Agenda Digitale Europea: l’Italia ha strutturato un Piano Strategico Banda Ultra Larga, sancendo nel 2020 una data cruciale per l’evoluzione dei servizi. Entro allora infatti, dovremmo avere circa il 85% della nazione coperta dalla Fibra Ottica ad alta velocità (attualmente stimabile sui 100 Mbps) e in generale garantire al 100% della popolazione quantomeno un servizio di connessione accettabile ( almeno 30 Mbps) .
Ma come siamo attualmente messi?
Non benissimo. Al momento la Liguria è la regione con la miglior connettività di Fibra Ottica, appena il 45%. Seguono regioni come la Sicilia, la Puglia e la Lombrardia. Quest’ultima ha però il primato del posto con la copertura più performante a livello cittadino: Bresso (provincia di Milano) garantisce ottime performance al 97% dei suoi abitanti.
Il sito di riferimento
Consultando il portale del Piano Strategico possiamo stimare le cifre che si spera di raggiungere almeno a fine anno. Ovvero ottenere una connessione ultra larga per almeno il 71% degli immobili nazionali. Divisi tra il 17,5% di abitazioni con connessioni fino a 100 Mbps e il 53,6% che si fermeranno a 30 Mbps. Si stima invece che nel 2019 il raggiungimento della quota l’86,5% delle unità immobiliari, con un progresso del 39,8% per il primo dato e del 46,7% per il secondo.
La mano degli operatori privati e i loro numeri
Gli investimenti nel campo sono comunque determinanti. Soprattutto in merito alla costruzione di infrastrutture che possano collegare in maniera capillare la penisola. Ad esempio, secondo un’ultima stima, la Fibra Ottica di Tim raggiunge oltre 2.500 Comuni, per una copertura totale nazionale del 79,8%. Circa 19,4 milioni di abitazioni in più di 3.600 città sono raggiunte da connessioni Tim FTTC (ovvero la Fibra “parziale”, che termina nel condominio e che giunge nelle case individualmente solo con il tipico “doppino di rame”) con velocità fino a 200 Mbit/s. Mentre scopriamo che circa 2,7 milioni di abitazioni in 30 grandi città possono navigare ad una velocità fino a 1 Gbit/s grazie a Vodafone. Senza dimenticarsi dei numerosi investimenti fatti da Fastweb in merito alle avanguardie di connettività ( per ultima, la rete 5G). Ma sempre occhio alle cifre.
Cos’è che ancora non va?
Innanzitutto una trasparenza effettiva sulle proposte commerciali. Spesso le tariffe promettono tali cifre ma sull’effettivo delle performance sono spesso vaghi. Non sempre infatti è presente una quota di “garanzia” rispettata, una velocità quindi di connessione che al consumatore deve comunque spettare a prescindere alle variabili. L’antitrust ha da poco punito le compagnie per pubblicità ingannevoli o eccessivamente enfatizzanti. Ad esempio la Tim a marzo. Il mese successivo è stato il turno della Vodafone. Ma non sono mancate le lamentele a Fastweb e Wind.
Le parole dell’ Agcm
“L’assenza di un’informazione chiara sulle caratteristiche e la qualità del servizio impedisce dunque al consumatore di prendere una decisione consapevole sull’acquisto dell’offerta in fibra. La condotta ingannevole e omissiva risulta assumere particolare rilievo in considerazione dell’importanza del settore economico interessato, caratterizzato da modelli di consumo ed esigenze degli utenti che stanno mutando radicalmente a fronte di una crescente offerta di servizi digitali.”
Necessità per un mondo che evolve.
Viviamo in una società che parla di Cloud Service che sostituiscono gli Hard Disk fisici, nuovi esperimenti di realtà aumentata, video in streaming in 4 (o presto 8) K. Diventa dunque la normalità aspettarsi un servizio non solo più chiaro ma anche maggiormente performante. Un target che si raggiunge non solo dal lato dei provider, ma anche del consumatore, che deve essere sempre consapevole di ciò che sta acquistando. Monitorandone anche l’effettiva resa dei prodotti. Anche questa è educazione digitale. E se vuoi scoprirne di più assieme a noi continua a seguire il blog e dai un occhiata alle nostre pagine Social.