La madre che fa causa a Instagram e Snapchat: la storia.
Il timore di ogni genitore. Trovare il proprio figlio in una condizione di schiavitù psicologica, con il viso sempre fisso verso quello schermo e senza possibilità di poterlo distogliere. La prevenzione è uno degli strumenti più efficaci prima del punto del non ritorno…che fare però quando si è già in quella fase? Difficile mettersi nei panni altrui. In questo articolo parleremo di una triste vicenda di una madre che fa causa a Instagram e Snapchat. L’ultimo step di un triste fatto di cronaca che ha visto una ragazzina undicenne come protagonista.
Di cosa stiamo parlando?
Il ventuno luglio scorso, nel Connecticut, si è tolta la vita S.R, una ragazzina di appena undici anni. Tra le motivazioni della tragedia c’è una “Dipendenza di carattere estremo da Instagram e Snapchat”. Una specifica che fa rumore, quella inclusa nella denuncia presentata in un tribunale federale dalla madre della piccola e dal Social Media Victims Law Center (SMVLC). Un ente che offre una mano alle famiglia che pensano di aver avuto danni dimostrabili a causa dei social media, fornendo aiuto legale e psicologico ai coinvolti.
La ricostruzione della madre che fa causa a Instagram e Snapchat
I documenti della denuncia riferiscono di traumi che la bambina avrebbe riportato a causa della visione di contenuti di natura sessuale riprodotti sui social media. Finendo, successivamente, per essere anche vittima di cyberbullismo e altre forme di violenze psicologiche, conseguenti a tali esposizioni. A quanto riportano i genitori, la ragazza era oramai assuefatta soprattutto da Instagram e Snapchat. Una situazione degenerata soprattutto nel periodo di pandemia, che ha contribuito all’isolamento del soggetto.
Le sue condizioni
La bambina infatti ha fortemente subito il periodo di isolamento, passando sempre più tempo online. Inutili i tentativi della madre di aiutarla, togliendole il telefono o affidandosi ad una clinica apposita contro la dipendenza da social, dove una terapeuta ha rivelato di “non aver mai incontrato altri pazienti così dipendenti”.
Una spirale di negatività
Secondo la testimonianza dei genitori, la ragazza era stata vittima di una continua esposizione di materiale a sfondo sessuale e senza che le piattaforme facessero qualcosa per evitarlo. Al punto che la stessa ragazzina si era sentita esortata a crearne e diffonderne. Conseguenza che l’aveva portata a subire ulteriori episodi di bullismo da parte sia dei suoi amici che i compagni di scuola. Azioni che, reiterate nel tempo, hanno gravemente compromesso la psiche della minore. Fino al gesto più tragico.
Come le sigarette
C’è una analogia molto potente che ha usato in passato Frances Haugen. L’ex dipendente di Facebook ha condensato i pericoli in cui possono cadere i ragazzi che si avvicinano ad Instagram per la prima volta. L’ha fatto con poche e semplici parole: “Come per le sigarette, una volta iniziato diventa difficile smettere“. Gli stessi piccoli pazienti gli avevano confessato frasi simili a: “Mi sento male quando uso Instagram e tuttavia non riesco a smettere di usarlo”.
Il meccanismo che induce alla dipendenza
L’appagamento tramite le interazioni, gli algoritmi, i contenuti sempre nuovi anche se li avresti virtualmente terminati, sono tutti incentivi per continuare a rimanere collegati a lungo. E se è già difficile per un adulto staccarsi dal monitor, come lo racconta il documentario “The Social Dilemma”, figuriamoci per un minore. Una persona quindi che non ha ancora ben chiaro la linea di demarcazione che deve esserci tra virtuale e realtà, ma soprattutto tra intrattenimento e assuefazione.
L’importanza di seguire questi fenomeni
Riflettiamo su questi episodi di cronaca: esistono cure e prevenzioni che cercano di arginare delle cattive abitudini, senza che le piattaforme facciano abbastanza per facilitare la loro missione. Per questo l’educazione digitale è fondamentale.
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