La vicenda della mamma blogger Katie ha molto da insegnarci
Una delle questioni più importanti in merito all’educazione digitale riguarda proprio la “dieta dei Social”. Essere presenti il giusto sui portali di condivisione. Sia in maniera personale che istruire in merito i nostri figli a tal compito. Il fine ultimo è ovviamente vivere internet in maniera sana. In tale ottica rientra anche il saper ridimensionare, se è necessario, anche l’esposizione delle foto riguardo i nostri pargoli sul web. A tal proposito, parleremo della vicenda della mamma blogger Katie: di come essa sia divenuta virale, ma nel modo sbagliato.
Katie Bower
Katie è una cosiddetta “Mamma influencer”, ovvero condivide pensieri e istanti riguardo la sua attuale dimensione di lavoratrice, moglie e madre di 5 figli. Vive in Georgia, dispensando consigli alle sue “colleghe” e condividendo con esse istanti della sua giornata. Giorni fa però ha scritto un qualcosa che ha in qualche modo lasciato perplessi i suoi 52 mila followers.
Scarsa visibilità
La donna ha postato una foto del suo secondogenito che compiva sei anni. Dopo alcune righe in cui esprimeva l’immenso amore che solo una madre può provare verso la sua prole, aggiungeva un commento un po’ particolare. Lamentando dei pochi like (o “Mi piace”) che ricevessero le immagini di suo figlio solitamente postate nell’account. “Ad essere onesti con voi, ad Instagram pare non piacere il mio bimbo e questo mi ferisce. Le sue foto non prendono mai molte approvazioni. Mai commenti. Dal punto di vista statistico non è mai popolare. Forse è colpa dell’algoritmo”.
La polemica
A questo punto, la curiosa richiesta della donna: regalare visibilità al piccolo per la sua festa. ” Facciamo questa cosa? Perché sono veramente conscia che il mio bambino meriti tuuutti i likes. Che siano donati da gente che conosce oppure no. Sopratutto perché si tratta del suo compleanno. Per quanto sono comunque così grata della vita che faccio e non mi interessa di quello che la gente pensa dei miei figli o del mio matrimonio o altro. Certe cose sono 10000000 volte meglio nella vita reale rispetto a quanto possa emergere da una foto”.
Le reazioni
Ciò che la donna non aveva previsto, riguardava le forti perplessità dei seguaci. Nelle ore successive il ragionamento è stato criticato persino da altre opinioniste. Chi le faceva presente di usare il figlio per aumentare il proprio bacino di utenza, altre persone si preoccupavano che il piccolo potesse crescere con poca autostima da questo insano ragionamento. Un tot di account si chiedevano semplicemente che senso avesse pensare che Instagram sortisse dei complotti per non rendere popolare un bimbo. Insomma una ventata di polemiche su più fronti e oramai incontrollabile.
La replica della donna
Katie il lacrime ha risposto con una Stories in cui specificava che non gli interessavano i “Mi piace” sulle foto del figlio, ma la vedeva come una soddisfacente crescita professionale per sé stessa. “ Ho imparato che i likes non sono realmente importanti“. Poi ha aggiunto: “Però io lavoro con dei brand che ti dicono l’esatto opposto. Ho letto un articolo su come crescere su Instagram che confermava tale tesi“. E ha specificato: “Ma i ragazzi sono intelligenti. Sanno di cosa si tratta ed è normale compararsi. Ma il mio obiettivo personale è insegnare loro che non importa chi vince su questo campo“. Dal ragionamento emerge una pressione degli sponsor che sembra comunque aver avuto il suo peso negli atteggiamenti della donna.
Com’è finita?
La Blogger ha archiviato il post incriminato, scegliendo di non volerne più parlare di questa vicenda. Sicuramente da essa possiamo trarne alcuni insegnamenti importanti. Avere un approccio più sobrio dei propri strumenti mediatici evita numerosi grattacapi. Ci fa inoltre riflettere su come sia importante allontanare i più piccoli dall’idea che la quantità dei “Mi piace” su una nostra azione ne determini la giustezza di essa o l’importanza. Anzi, può essere pericolosa e condurli verso sentimenti di scarsa sicurezza, ansia o inutile fare competitivo con i coetanei. Oltretutto bisogna ponderare sempre il proprio giudizio dinnanzi a queste “Mamme Social” o comunque riguardo gli Influencer in generale. Spesso tali soggetti partono da un background di persona della porta accanto e si rivolgono senza filtri al proprio pubblico. Senza magari un adeguato supporto consultivo di un team di esperti che faccia riflettere caso per caso ogni volta sui modelli comportamentali. Ne consegue che non dobbiamo ne possiamo rivolgerci a loro come a degli infallibili professionisti del settore.
Un caso non si cancella con un post
Oltretutto la rete è “eterna”, non basterà rimuovere o archiviare un simile messaggio per farlo sparire dal web. Ne rimarrà traccia nei profili di chi ne ha discusso e in successivi riferimenti in articoli come questo. Sarà dunque un precedente. Bisogna quindi rendere consapevole il prossimo di non condividere pensieri o parti di sé stessi con totale leggerezza e senza aver prima riflettuto bene sulle possibili conseguenze. E a volte accettare semplicemente l’accaduto e qualche “ramanzina” dei propri spettatori può essere infinitamente più salutare. Una genuina autocritica che in certi casi può solo fare bene alle circostanze.
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