Le favole? Non fatele leggere ad Alexa, pensateci voi
I dispositivi con intelligenza artificiale stanno entrando anche nelle case degli italiani. Piccoli strumenti digitali che possono eseguire ordini e facilitare i compiti casalinghi (e non) durante il corso della giornata. Amazon Echo (Alexa), Google Home ed altri apparecchi simili sono oramai alla portata di chiunque, complice un prezzo discretamente basso per le loro versioni base.
A cosa servono?
Gli utilizzi sono i più svariati: tra i più semplici come chiedere le previsioni del meteo, ad altri più articolati, come impostare a voce lo spegnimento della luce in soggiorno. Azioni che fino a qualche anno fa vedevamo solo nei film di fantascienza, oggi fanno parte della quotidianità di molte famiglie. Una tecnologia che può si facilitarci la vita, ma a volte anche rendere più pigri. A questo proposito parliamo di un argomento caro a tanti genitori e figli: le favole e le storie della buonanotte.
Il racconto della buonanotte
Da un numero incalcolabile di generazioni, la favola rappresenta quel momento di magica intimità e di dialogo genitore-figlio . Quei momenti che anticipano la buonanotte e, in qualche modo, la colorano di fantasia e un pizzico di magia. Classiche, inventate al momento o tramandate dai propri genitori, questi racconti hanno anche contribuito a consolidare vere e proprie tradizioni nell’arco dei secoli.
La sopresa
Un nuovo sondaggio britannico svela una curiosa novità. Ovvero che tanti genitori, ormai da tempo, avrebbero delegato agli assistenti virtuali (firmati Amazon o Google) il compito di far assopire i propri figli con una storia della buonanotte. Sostituendo la propria voce con quella del dispositivo digitale. Come nel caso dell’assistente “Alexa”, voce del dispositivo d’intelligenza artificiale, Amazon Echo.
La ricerca
Più di un quarto dei genitori intervistati dichiarano di affidarsi ad Alexa o simili strumenti per raccontare ai bimbi una fiaba, in modo che non debbano farlo loro. Lo studio è stato commissionato dalla Charity BookTrust (un’organizzazione inglese di volontariato che promuove la lettura per i bambini). Il sondaggio ha coinvolto circa 1000 genitori del Regno Unito con figli minori di 10 anni per scoprire se l’abitudine di leggere storie della buonanotte fosse ancora parte della vita quotidiana di famiglia. Ne è emerso un quadro di adulti spesso troppo stanchi o troppo occupati. Vi è così una crescente dipendenza dalla tecnologia per la lettura serale.
Nello specifico
Solo la metà dei genitori (49%) dichiara di voler condividere una storia con i propri figli ogni notte, ma solo il 28% riesce a farlo. Tre su dieci (il 31%) dicono che il lavoro o il pendolarismo impedisce loro di tornare a casa in tempo, mentre uno su cinque si sente semplicemente “troppo impegnato per questo tipo di attività”.
L’opinione autorevole
“So per esperienza che può essere allettante sostituire la lettura a voce alta con un dispositivo, ma scambiare libri con la tecnologia può avere conseguenze profonde. In realtà, solo dieci minuti di lettura di un libro insieme al giorno fanno la differenza”. Questo il parere di Gemma Malley , presidente di BookTrust.
Quando la tecnologia non ha rima con progresso
Gli impegni, lo stress e la frenesia quotidiana ci portano spesso, a fine giornatam ad essere più stanchi dei nostri figli. Eppure con qualche accorgimento e sacrificio è possibile ritagliarsi il tempo da dedicare a questa preziosa pratica, che non dovrebbe mai passare di moda. Magari alternandosi con il partner. In generale la tecnologia può essere d’ausilio per cercare favole brevi o nuovi spunti per crearne di nuove. L’importante è non privarsi di questo intimo dialogo con i propri figli. Momenti come questi favoriscono l’armonia in famiglia, aiutano ad incrementare l’empatia e favoriscono i più piccoli nello sviluppo di vocabolario e abilità linguistiche.