“Mancano le basi” – L’Ocse boccia l’Italia riguardo il Digitale
Videogiochi educativi, corsi scolastici, alfabetizzazione per i più adulti. Quante iniziative abbiamo segnalato negli ultimi mesi e di quante ancora ve ne daremo notizia? Sicuramente molte. Ma evidentemente non abbastanza. Perché, attualmente, l’Ocse boccia l’Italia riguardo il digitale nello Skills Outlook pubblicato il 9 maggio scorso.
Cos’è l’Ocse
Per Ocse si intende l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Istituita nel 14 dicembre 1960, per amministrare il cosiddetto “Piano Marshall” per la ricostruzione postbellica dell’Economia Europea. Tutt’ora si preoccupa delle problematiche in materia economica tra i trenta stati che ne fanno parte. L’Italia è uno di questi e nell’ultima analisi dell’Organizzazione in merito alle competenze digitali nel mondo del lavoro sono emerse alcune falle di sistema.
Quasi fanalini di coda
Assieme a Cile, Grecia, Lituania, Repubblica Slovacca e Turchia, il nostro paese risulta tra i paesi meno preparati ad affrontare le nuove chance che la tecnologia può offrire. Sia in termini di occupazione che riguardo l’nsegnamento. Tecnologie come l’Ict, l’intelligenza artificiale e la robotica non vengono sfruttate nel loro pieno potenziale. Finendo per non incidere come dovrebbero sulla produttività e il benessere della nostra società.
Dati preoccupanti
La carenza riguarda innanzitutto le basi. L’Italia è terzultima (fanno peggio solo Cile e Turchia) per le competenze di lettura, scrittura e di calcolo che permettono di fruire dei benefici di internet. Solo il 21% della popolazione tra 15 e 65 anni ha un buon livello di queste abilità in base ai test Ocse. I giovani sicuramente se la cavano meglio: la percentuale di individui dalle basse competenze cognitive o digitali è del 3,2% (ma la media Ocse è il 2,3%). Riguardo invece le persone più mature (55-65) arriviamo addirittura al 32%, quindi un adulto su 3, non ha queste abilità, quasi il doppio della media internazionale.
Nell’uso di Internet siamo al 71% in Italia, ma…
Il 71% della popolazione Italiana usa la rete tra i 16 e i 74 anni. Ciò nonostante, anche questo dato, comparato con il resto delle nazioni, non sembra molto confortante. Nella ricerca dell’Ocse siamo infatti quartultimi. Sopra solo a Turchia, Messico e Grecia. La media mondiale si attesta verso un ben più elevato 85%.
Uso complesso della rete
Per questa categoria di analisi ci si riferisce ad un grado di competenza che vada al di là di leggere l’homepage del sito del proprio quotidiano preferito o le previsioni meteo. A tal proposito in Italia abbiamo solo il 36% dei naviganti che usa il web con una certa dimestichezza, il peggior dato per l’intera Ocse.
In merito al lavoro
La popolazione italiana usa l’Ict meno intensamente che in molti altri Paesi (indice pari a 0,2% contro 0,51% Ocse). Secondo lo studio quasi il 14% dei lavoratori italiani ha bisogno di un training moderato (fino a 1 anno) per sfuggire al rischio di automazione (media Ocse 10,9%). Mentre un altro 4,2% avrebbe bisogno fino a 3 anni di formazione per atterrare su lavori più sicuri. Ma su questo sfondo, solo il 30,6% degli adulti ha ricevuto un qualche tipo di training negli ultimi 12 mesi contro la media Ocse del 42% e i lavoratori a maggior rischio, che di solito hanno basse qualifiche, sono quelli che meno partecipano alla formazione.
Formare il personale solo in un secondo momento è un costo notevole
Insomma uno studente scarsamente formato in materie digitali si tradurrà, nelle migliori delle ipotesi, in un lavoratore da formare in ritardo. Con costi sicuramente più elevati rispetto ad una educazione graduale alla tecnologia. Tra l’altro, tra i segnali di scarsa «confidenza» della scuola con il mondo digitale, emerge anche il minore uso che gli insegnanti in Italia fanno delle tecnologie rispetto agli altri lavoratori con un titolo di laurea: per i primi l’indice di intensità Ict è inferiore allo 0,5 circa, per i secondi supera lo 0,8. Una situazione che gli stessi docenti vogliono correggere: 3 di loro su 4 in Italia chiedono di avere più formazione nell’uso delle tecnologie per insegnare.
“Prevenire è meglio che curare”
Ve lo ricordate il classico slogan pubblicitario? Niente può essere più azzeccato di quella frase, nella nostra situazione. Informarsi e apprendere, presto e il più possibile. Perché il futuro si costruisce fin da piccoli, formando quelle competenze che saranno necessarie ad essere protagonisti di un mondo che diventa sempre più complesso.
Per noi Digital Education Lab è la mission. Lo scopo di esistere.
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