Media literacy è la risposta pedagogica per smascherare le fake news?
Le preoccupazioni per le “notizie false” tendono a pretendere che ai più giovani siano insegnate competenze critiche in materia di alfabetizzazione mediatica (critical media literacy). E’ il tema di una summer school per docenti, che si svolgerà a Lucca con esperti internazionali. Il titolo: “La Media Education nell’era della post-verità. Dalle fake news alla creatività partecipativa”.
Media Education e insegnamento a scuola e università
Finita la scuola per gli studenti più giovani, e superato il periodo degli scrutini e degli esami, la formazione degli insegnanti obbligatoria per legge, anima summer school di prestigiose istituzioni.
Gli insegnanti possono ammortizzare i costi con la carta docenti.
Summer School sulla Flipped Classroom ( ve ne parleremo) sull’uso dei device a scuola o sui nuovi setting per la didattica innovativa, e su altri temi. A Lucca in un seminario estivo sulla media education i docenti si formeranno su Fake news e Media Literacy, e le premesse non sembrano scontate.
Tra i più importanti formatori, David Buckingham, ricercatore ed esperto di Media Education nel Regno Unito, mette in guardia da quelle soluzioni che sembrano le più efficaci, apparentemente.
“Anche se l’alfabetizzazione mediatica fosse davvero utile, non sarebbe certo sufficiente ad affrontare il problema”. Buckingham sostiene che gli educatori sui media devono inquadrare la questione in modo più ampio. “Unire le loro forze a quelle di coloro che chiedono una riforma dei media stessi”.
Di seguito alcune delle sue suggestione in materia d’insegnamento della Media Literacy.
Che cos’è una notizia falsa?
Le fake news hanno spesso una dimensione politica. Sono intese come una forma di disinformazione o propaganda destinata ad esercitare un’influenza politica.
Tuttavia, in alcuni casi, possono avere una motivazione principalmente economica.
Le notizie false spesso funzionano come “clickbait”.
In pratica generano entrate attraverso la pubblicità e la vendita dei dati degli utenti. I social network- e in particolare Facebook – pare facciano la parte del leone.
Proprio da questa attività, sono in molti a giurare che dipenda l’intero modello di business.
Ma in quanto tale, il fenomeno delle notizie false deve essere compreso in relazione alla più ampia economia politica di Internet.
Sono alcune delle piste di riflessione che saranno sviluppate nel corso della 27a Summer School di Media Education proposta dal Med, Associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione. L’evento si svolgerà dal 3 all’8 luglio 2018, in collaborazione con la Fondazione UiBi di Lucca.
Sguazzare, con compiacimento nelle Fake News
E’ ciò che sostiene una ricerca che ha suscitato enormi polemiche. Il media on line The Conversation, suggerisce – in base alla sua indagine – che le persone vogliono rimanere in queste “bolle confortevoli”. Più in generale, pare che le notizie che giocano su posizioni già stabilite o su pregiudizi siano più inclini a essere ‘piacevolmente’ fruite. E quindi a generare più reddito per le aziende dei social media.
Se ciò è in parte conseguenza della proliferazione e della frammentazione dei media, è anche sintomo di una diminuzione della fiducia nelle media company e nelle nell’autorità di controllo.
Ma in tutto questo la scuola come può intervenire?
Con i governi che di malavoglia si avventurano a mettere in discussione il libero mercato, in questo argomento, i commentatori si ritrovano l’educazione all’alfabetizzazione mediatica come una sorta di soluzione alternativa. Un altro recente studio condotto da ricercatori dell’Università di Stanford ha rilevato come la maggior parte dei giovani non fosse in grado di distinguere tra notizie reali e notizie false.
Soluzione: è stato chiesto di insegnare loro l’alfabetizzazione a Internet”.
L’autorevole sito web Vice, ad esempio, ha pubblicato il titolo: “Dobbiamo insegnare ai bambini come essere scettici nei confronti di Internet”.
Tuttavia, il problema è più ampio. L’alfabetizzazione mediatica è spesso invocata in uno spirito di “solutionismo”. Quando la regolamentazione dei media sembra impossibile, l’alfabetizzazione mediatica è spesso considerata la risposta accettabile. Una panacea magica a tutti i mali sociali e psicologici legati ai media. Sei preoccupato per la violenza, la sessualità, l’obesità, le droghe, il consumismo? L’alfabetizzazione mediatica è la risposta! Lasciate che siano gli insegnanti ad occuparsene!
Soluzioni pratiche
Naturalmente, questo non vuol dire che non bisogna provarci. Il media educator statunitense Frank Baker ha raccolto assiduamente una serie di liste di controllo e raccomandazioni per gli educatori che cercano di affrontare le notizie false in classe. Gli studenti sono incoraggiati a effettuare controlli incrociati online delle informazioni. A verificare e confrontare le fonti, ad analizzare la progettazione e la costruzione dei siti. Soprattutto a rintracciare la provenienza del materiale e a riflettere sulle motivazioni dei produttori.
Ci sono diversi progetti di lezione e video sul sito di Frank Baker, molti dei quali senza dubbio utili. Media Literacy Clearinghouse un sito riconosciuto dalle più importanti istituzioni educative ha segnato linee guida fondamentali in materia.
Una delle questioni chiave è quella di coltivare lo spirito critico nei bambini e nelle bambine, a scuola, in famiglia in tutte le occasioni di vita sociale e familiare.
I più piccoli infatti, trovano molte difficoltà a distinguere una notizia vera, da una fake. Per questo motivo è bene abituarli a sviluppare il loro senso critico e le loro abilità digitali.
Una buona idea, a questo proposito, è d’iscrivere i vostri figli ai nostri laboratori di educazione digitale!