Messenger Kids, già in chat dai 6 ai 13 anni

La stessa icona che campeggia sui nostri smartphone, del piccolo fulmine bianco su campo blu, a indicare la presenza dell’app di messaggistica di Facebook, Messenger, aggiunge la parola magica, Kids, e il suo simbolo diventa bianco su un fondo picchettato di verde. Mentre la schermata sullo smartphone o tablet presenta altri elementi colorati, pennellate tutte intorno.
Messenger Kids ha qualche settimana di vita (i media internazionali ne hanno dato notizia il 4 dicembre 2018 ndr), e al momento possono usarla solo le bambine e i bambini statunitensi su Ipad o Iphone, ma Facebook promette che nei prossimi mesi estenderà l’uso al sistema Android.
È di fatto l’app che conosciamo, però è permessa agli under 13, sotto il “controllo dei genitori”.
Così commenta il New York Times l’uscita di questa novità: “Poche grandi aziende tecnologiche hanno osato creare prodotti online per ragazzi e ragazze di età inferiore ai 13 anni.
Ma Facebook ha introdotto un’applicazione rivolta proprio a quella fascia di età, con l’approvazione dei genitori, dando modo ai bambini d’inviare messaggi, aggiungere filtri e scarabocchi sulle foto che condividono”.
L’applicazione non è ancora utilizzabile in Italia, quindi non possiamo testarla direttamente e raccontarvene vantaggi e svantaggi, proviamo a mettere a confronto quanto dichiarato dall’azienda che la produce e la promuove, con le opinioni dei media che rappresentano genitori ed educatori negli USA.
Guardiamo il contesto
Sembra che Facebook abbia scelto questo momento per entrare ufficialmente nel mercato delle app rivolte ai bambini, ben sapendo che siamo in una fase di svolta sia per le famiglie che per i social network. Preteens e adolescenti già si affollano su YouTube, Instagram, Snapchat e Musical.ly, che non sono permessi ai minori di 13 anni, mentre proprio i preadolescenti sono i più voraci mittenti di messaggi di testo. Esiste una legge federale negli Stati Uniti, la legge sulla protezione della privacy online dei bambini, che richiede servizi mirati ai bambini per ottenere il consenso verificabile dei genitori prima di raccogliere, utilizzare o divulgare informazioni personali da un bambino sotto i 13 anni.
Proprio come foto, video, registrazioni vocali, geo localizzazione, informazioni di contatto e nomi.
Niente account personale dei bambini, ma solo dei genitori
Messenger Kids è costruito in modo che i bambini non s’iscrivino direttamente, creando quindi nuovi account Facebook. Questo perché i termini di servizio del social (come anche WhatsApp) richiedono che gli utenti abbiano almeno 13 anni per farlo. L’ applicazione Messenger Kids prevede che sia un adulto (un genitore) con un account Facebook a impostare l’applicazione per il proprio figlio. Solo dopo che la madre o il padre inseriscono le informazioni del loro account Facebook , sarà chiesto loro di creare il profilo del bambino e stabilire con quali amici o parenti gli sarà permesso di connettersi su Messenger. Ogni richiesta supplementare di amici richiede l’ approvazione del genitore. “Messenger Kids da ai genitori il controllo sull uso che i propri bambini possono fare dell’app – hanno detto i portavoce di Facebook. – I genitori controllano completamente l’elenco dei contatti, e i bambini non possono connettersi con i contatti che il genitore non approva”.
Il Center for Digital Democracy, gruppo di tutela della privacy e dei bambini a Washington ha definito Messenger kids una “manovra per creare una funzionalità che aiuterà Facebook a conquistare i giovani e mantenere i genitori legati al sito”. Jeffrey Chester, direttore esecutivo del Center for Digital Democracy, lo ha citato come tentativo di stare in un mercato dove YouTube già “ guadagna” sui bambini più piccoli. Un territorio molto redditizio per Facebook, che sta già perdendo un’abbondante porzione di audience giovanile con l’avvento di Snapchat “.
La questione “sensibile” riguarda come sempre la privacy, in questo caso quella dei bambini, cosa che rende tutta la vicenda ancor più delicata.
Alcune associazioni di genitori ed educatori hanno espresso preoccupazione sul fatto che Messenger Kids raccoglie i dati di registrazione dai genitori e in più i nomi completi dei bambini. Conserverà inoltre i testi, l’audio e i video inviati dai bambini, nonché le informazioni sul bambino che interagisce con il servizio, le caratteristiche che utilizza e la durata. Nancy Jo Sales, una esperta e scrittrice sul tema “social media and teens” in un articolo infuocato sul Guardian, ha definito Messenger Kids:
“A terrible idea, and not necessarily because of concerns over online safety”.
Un’occasione mancata?
Commons Media, organizzazione no profit che si occupa di promuovere tecnologia sana per i bambini e le famiglie (nel 2016 il suo sito ha ragginto quota 65 milioni di utenti unici) avverte che per i minori di 13 anni il controllo da parte dei genitori, non li mette al sicuro da possibili rischi.
Per esempio: “Mentre i genitori possono cancellare gli account Messenger Kids dei loro figli, i messaggi e il contenuto che un bambino ha inviato o ricevuto da altri può rimanere visibile a quegli utenti”.
Come si può leggere sulle informazioni diffuse da Facebook.
Commons Media considera quindi Messenger Kids un’occasione mancata: “Poteva essere uno strumento per aiutare i bambini a navigare nei social media in modo sicuro, insegnando loro ad essere dei buoni cittadini digitali”. Effettivamente ad esempio si poteva guidarli, aggiungendo degli step prima che iniziassero a chattare o condividere, con dei promemoria digitali che ricordasse loro quanto sia importante essere gentili, pensare bene prima di postare e saper distinguere e bloccare le persone che sembrano sospette.
Un upgrade auspicabile potrebbe rendere Messenger Kids uno strumento utile per aiutare i bambini a prepararsi all’uso dei social media. Sarà possibile? Difficile capirlo al momento.
La speranza è che non sia esclusivamente un’operazione finanziaria, visto che i più giovani hanno migrato in grandi numeri da Facebook a Snapchat, le associazioni di genitori ed educatori americani temono già che sia un chiaro escamotage per agganciare i bambini al più presto, per convertirli subito dopo aver compiuto i 13 anni in utenti di Facebook.
Ecco che entra in gioco lo spirito critico, la voglia d’informarsi, la condivisione di strumenti per fare le proprie scelte sul web, genitori e bambini insieme. E su questo c’è ancora da fare e soprattutto comprendere che è importante, poiché – lo ripetiamo spesso – tutti, grandi e piccoli, viviamo connessi in rete e per gli adulti è un dovere approfondire ogni aspetto, accompagnando i più giovani nel mondo dei social, e nella scelta dei contenuti digitali con consapevolezza e responsabilità.