Dobbiamo temere le onde elettromagnetiche dei cellulari ?
Non importa che, ai tempi, si chiamassero solo telefonini e non ancora smartphone. Questo argomento è teatro di un dibattito dalle enormi proporzioni già dalla fine degli anni novanta. Periodo in cui l’uso di tali apparecchiature divenne di portata mondiale un po’ in tutta Europa. Quanto e come possono farci male le onde elettromagnetiche dei cellulari ? Una presa di posizione del Tar del Lazio fa tornare l’opinione pubblica sul caso. Ed è giusto fare la dovuta chiarezza a tale merito.
L’imposizione
Pochi giorni fa, il Tar del Lazio, ha imposto a diversi Ministeri di informare sui presunti rischi per la salute derivanti dall’esposizione prolungata dinnanzi i cellulari. L’iniziativa è il riflesso di un accoglimento del ricorso dell’Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog. Secondo tale ente i Ministeri non avevano adempiuto (art. 10 della l. n. 36/2001) ad “informare la popolazione sui danni a breve e lungo termine connessi all’uso dei telefoni mobili“. La sentenza intera è possibile scaricarla a questo indirizzo.
La questione finisce qui?
Ad oggi non è però mai stato trovato un collegamento certo tra cellulari e problemi alla salute della popolazione. Per quanto esistano certamente diversi studi correlativi, ne manca uno che dimostri l’effettivo rapporto di causa-effetto. La SIMA, ovvero Società italiana di Medicina Ambientale, ha pubblicato un vademecum sull’uso dei dispositivi mobili. In esso però si dichiara l’assenza di prove consistenti sui danni alla salute provocati da un’esposizione eccessiva ai campi elettromagnetici.
Gli unici dati dimostrati
Quello che è stato messo nero su bianco riguarda un’altra questione. Ovvero quella del disturbo del ciclo del sonno dovuto all’uso però degli schermi dei dispositivi da parte degli utenti, oltre la loro possibile dipendenza dai social. Appunto due argomentazioni assai diversificate. Ugualmente preoccupanti, ma c’è da fare un grosso differenza tra le due categorie di insidie, da una parte ci sono le dirette e dall’altra le conseguenziali ad un cattivo uso. Così come è importantissima la divisione tra le tipologie di onde che, passivamente, subiamo durante l’arco della nostra comune giornata.
Il distinguo dovuto tra onde “ionizzanti” e “non ionizzanti”
Bisogna stare attenti ad una precisazione. La vitale differenza tra onde elettromagnetiche ionizzanti e non ionizzanti. Le ionizzanti possono provocare danni effettivi al DNA generando dunque malattie come i tumori. Con tali parliamo ad esempio di danni radioattivi. Le onde dei telefonini non possono provocare medesime condizioni, le frequenze sono troppo basse. A tal proposito persino l’Istituto dell’Oms per la ricerca contro il cancro inserisce tali emissioni dei cellulari solo nella categoria 2B. In essa troviamo anche il consumo di caffè. Il che un po’ dovrebbe farci ridimensionare tale pericolo o quanto meno collocarlo in una giusta casella.
La legge non dovrebbe mai sovrapporsi alla scienza e viceversa
Ne consegue che le sentenze dei tribunali non possono, da sole, tramutarsi in prove scientifiche. A meno da essere coadiuvate da studi definitivi che sottolineino il reale pericolo di una minaccia in questione. Esistono purtroppo molti casi in cui un tribunale potrebbe aver “scavalcato” la scienza.
In conclusione
Considerando la mancanza di prove certificate dal punto di vista dei danni di queste onde, bisognerebbe evitare allarmismi. Lo Tar del Lazio rischia, sicuramente in buona fede, di veicolare un tipo di informazione ai cittadini che potrebbe essere a metà. E la minaccia della bufala o del fraintendimento nell’era di internet, lo sappiamo, è sempre dietro l’angolo. Bisognerebbe si moderare l’uso di smartphone, ma non per lo spauracchio di atroci malattie non ancora ufficialmente correlate. Dovremmo ridurre per non distrarci al lavoro. Toccherebbe darsi una calmata per evitare di escludersi dalla nostra sfera sociale. Darsi, infine, delle regole per non sbilanciare il nostro ritmo giornata. Riguardo a queste motivazioni dovremmo spingere sicuramente di più a livello della collettività.
Come arrivarci?
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