Quante ore al giorno passano i nostri figli sul web ?
Pochi giorni fa abbiamo discusso delle prime vere organizzazioni che in Italia propongono alternative all’uso delle apparecchiature elettroniche nelle attività pomeidiane. Ma per avere una visione più approfondita del fenomeno è necessario studiarlo da più punti di vista. C’è ovviamente una necessità di limitare certe attitudini quando esse diventano ostruttive al normale svolgimento di una appagante vita sociale. Ma quando è davvero l’ora di dire basta? Quali sono le medie universalmente riconosciute su cui basarsi? Sono riflessioni determinanti. A tal proposito è bene chiedersi: quante ore al giorno passano i nostri figli sul web? Scopriamolo con una ricerca.
Lo studio
A provare a circoscrivere il fenomeno in proporzioni nazionali ci ha provato Skuola.net . Rilevando un campione di ben 23.166 giovani (suddiviso in novemila maschi e il restante dell’altro sesso ) in un ventaglio compreso tra i 11 e i 26 anni. Cercando di analizzare il peso di tali attività nella loro esistenza quotidiana. Da tali proiezioni sono emersi particolari importanti.
Dati alla mano
Ne è emerso che, il 32,5% degli intervistati, ammette un coinvolgimento pari tra le quattro e le sei ore quotidiane su uno schermo. Un 17% arriva invece anche tra le sette e le nove Il dato più allarmante viene rappresentato da quel 13% che addirittura sfonda il parametro della doppia cifra. Sopratutto controllare lo smartphone con una assidua frequenza è una delle attività prioritarie. Ogni dieci minuti, per il 40% dei coinvolti con la media 11-14 anni. Verso i 21-26 anni curiosamente cala al 30% questo desiderio di osservare le notifiche ogni mezzoretta.
Quantità e qualità
Ovviamente cifre numeriche sopra alle 10 ore dovrebbero fare allarmare in qualsiasi circostanza. In altri casi però, è necessario anche valutare l’impatto che un determinato dispositivo abbia nel ragazzo. Se quest’ultimo rallenta attività importanti del suo quotidiano e la priorità concessa all’apparecchio. Se ad esempio chiamato a tavola si presenta con largo ritardo o dimentica alcuni compiti assegnati, immerso nelle sue avventure digitali, potrebbe esserci il problema. La capacità di attenzione è un altro segnale topico per capire quando intervenire. “Per alcuni soggetti la soglia di concentrazione è calata fino a giungere ad appena una decina di secondi“. Con ovviamente gravi ripercussioni anche sulle carriere scolastiche.
Mai schiavi dello Smartphone…ma neanche dei sondaggi!
Sia chiaro: nessuna ricerca può sostituire nemmeno parzialmente l’esperienza e il raziocino di un genitore. Egli davvero conosce il proprio figlio e può notare cambiamenti, peggioramenti della situazione. I numeri servono per dare una visione sommaria degli eventi. Ogni caso va studiato a sé e discusso in famiglia con calma. Monitorando anche le proprie attività abitudinali. Perché non di rado uno scorretto “galateo digitale” viene ereditato magari da una mamma ed un papà che predicano bene ma razzolano male. Nell’arte di stare attenti alla salvaguardia dei più piccoli, bisogna anche mettere in discussione sé stessi. E domandarsi: “E io, come mi comporto? Sono un buon modello per la mia famiglia in merito a tali tematiche?”. La risposta spesso non arriva subito, ma è determinante farsela. Un nucleo casalingo cresce e migliora tutti assieme, “connessi”, nel senso lato del termine.
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