Pericolo selfie estremi: oltre 200 morti in sei anni.
I progressi nel campo scientifico e digitale hanno dato possibilità all’uomo di ridurre drasticamente il tasso di mortalità verso malattie che secoli fa erano considerate letali. Abbiamo fatto passi in avanti nel campo della prevenzione, analisi ed altre fasi della cura di sé stessi, con diversi benefici a tal merito. La stessa età media per individuo si è notevolmente alzata nell’ultimo secolo ed è probabile che in futuro sia confermato tale andamento. Ma l’avanzamento tecnologico deve essere compreso, educato e interpretato. Perché comportano nuove dinamiche, un diverso lifestyle e, conseguenzialmente, pericoli mai affrontati prima. A tal merito qui parleremo dei selfie estremi e di una ricerca che ne evidenzia l’ impressionante numero di decessi ad essi correlati.
Il dato importante.
Duecentocinquantanove. Praticamente un piccolo paesino. A tale cifra ammontano i decesssi che si possono correlare ad un tentativo di scattare un selfie estremo finito in tragedia. Non è più un riferimento a qualche articolo di cronaca nera, ma uno studio ben preciso. Che circoscrive, quest’anno, il periodo che va dal 2011 al 2017. Insomma da quando ancora qualcuno lo chiamava semplicemente “autoscatto”.
Basta un piccolo errore.
Cadute da palazzi, montagne o con il paracadute ignorando le giuste istruzioni. Ma anche cause come annegamento o incidenti con animali intaccati nel loro habitat naturale. Le circostanze possono essere molteplici, ma che conducono tutti alla stessa fine. Scomparire per una sciocchezza. Immolarsi per il brivido di qualche like in più, per avere ottenuto un fotogramma inedito rispetto agli altri. Per ricevere quell’apprezzamento che magari sembra così distante nell’ordinarietà della vita di tutti i giorni.
I paesi più colpiti da tale pericolo.
India, Russia, Stati Uniti e Pakistan sono i posti a maggior concentrazioni di tale tragedie. Il 72.5% delle vittime è di provenienza maschile, giovani. Solo tre casi riportati nel 2011, fino ad arrivare a ben novantotto appena cinque anni dopo. Ciò che fa più paura è ovviamente che il numero sia di molto sottovalutato rispetto alla reale stima di tali incoscienze. Ad esempio è davvero difficile valutare quanti incidenti stradali possano essere stati causati da una distrazione simile e che quindi tanti esempi non siano stati annoverati in tale studio. Una cifra perfetta è impossibile da valutare, l’unica cosa realmente utile da svolgere dinnanzi a queste cifre indicative riguarda la prevenzione.
No selfie zone.
La stessa National Library of Medicine degli Stati Uniti suggerisce più controllo in aree a rischio. Edifici dismessi, luoghi di montagna e altre location magari già in passato sottoposte a tali disgrazie. Proporre insomma un sistema di divieti e consigli che possano disciplinare una generazione che evidentemente ancora non ha ben chiara la misura dell’insidia di certe attività. Ovviamente l’educazione del singolo individuo deve passare da ogni canale possibile. Anche a tal proposito Digital Education Lab si batte a favore di una maggiore consapevolezza nell’uso dell’attuale avanguardia di cui la società dispone, soprattutto in merito ai device. Se sei interessato a tali tematiche, continua a leggere il nostro blog e segui gli aggiornamenti sui Social Network di riferimento.