Privacy e App: se Ikea ti conosce più di TikTok
TikTok nelle ultime settimane è stato al centro di numerose polemiche. Una situazione tipica di qualsiasi realtà fortemente in ascesa. Dietro a questi dibattiti non ci sono però solo perplessità motivate, ma anche stereotipi che rischiano di alimentare eccessive diffidenze. Parliamo del rapporto tra privacy e App e di come spesso le cose non stiano come crediamo.
Il pericolo scampato
Poco prima delle elezioni, l’ex presidente americano era entrato in aperta polemica con TikTok, minacciando più volte il ban su tutto il territorio. Decisione che, se avesse portato a compimento, avrebbe sconvolto una importante struttura mediatica contemporanea. La colpa maggiore additata al social era quella di prendere i dati dai propri utenti e darli alla nazione cinese.
App e privacy: un rapporto più complesso di quel che si pensi
Trovare la sponsorizzata di un articolo simile a ciò che stavamo cercando un attimo prima o di cui stavamo parlando fa sempre sorgere qualche dubbio. La perplessità che i cookies possano prendersi libertà di troppo e trasformare tutto in una puntata di Black Mirror è infatti sempre presente.
Le ricerche sul rapporto tra App e privacy
Per fortuna esistono agenzie come Clario che analizzano i dati raccolti dalle applicazioni, al fine di farci ragionare su cosa sia più “salutare” per la nostra privacy. L’analisi si basa anche sui permessi che ogni applicazione ci chiede al momento di essere lanciata. Un particolare che per molti utenti sembra di poco conto, ma che non lo è affatto.
La pigrizia nei dettagli
Discorso simile vale per i social network. Tendiamo infatti a non leggere i moduli di iscrizione o i vari pop up che ci si presentano durante la navigazione. Fidarsi ciecamente di un servizio utilizzato tutti i giorni è umano, ma a volte ci perdiamo degli spunti che possono essere anche di mera discussione o di curiosità.
La tabella di Clairo
Come si può notare dalla tabella sotto, alcuni social networks conducono questa personale classifica dei più impiccioni. Facebook è in testa al 70% dei dati totali, comprendendo dati sull’impiego, qualifica, numero di telefono, interessi e tanto altro. Al secondo posto c’è Instagram con il 58% e in terza posizione troviamo la celebre app di incontri Tinder.
Le sorprese
Nella tabella si possono trovare anche scoperte inimmaginabili. Amazon e PayPal (23° e il 24° posto) e Whatsapp ( al 45°), per esempio, sono particolarmente indietro. Ancora più curioso è trovare TikTok al 38° posto su 47 app selezionate. Chi più in alto? Ikea e Walmart, due negozi consuetudinari ed apparentemente “innocui”.
L’importanza dei dettagli
Queste riflessioni ci suggeriscono di porre una maggiore attenzione sia ai permessi che ai dettagli che concediamo alle applicazioni che scarichiamo di consueto. Per una maggior padronanza di questi temi suggeriamo di continuare a seguire il nostro blog.
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