Qwant Junior: il motore di ricerca per i più piccoli
Ci siamo già occupati di una versione di YouTube per i più piccoli e del suo successo, questa volta parliamo di Search Engine completamente dedicato a loro. Qwant Junior rappresenta la risposta a Kiddle, il motore di ricerca per bambini di Google.
Proviamo ad analizzarlo insieme.
Qwant Junior, come nasce?
Qwant nasce nel 2013 come motore di ricerca di origine francese. Poco conosciuto in Italia, inizialmente fece clamore soprattutto per un dettaglio piuttosto importante: la privacy totale del consumatore.
Niente cookie, cronologia nulla, nessuna indicizzazione dei siti e ricerche anonime. I dati personali degli utenti, nuovo petrolio per le multinazionali, non interessavano alla piattaforma francese, che tutt’oggi si basa solo su algoritmi. Nel 2015 ne nascono due ulteriori versioni: una “light” per i personal computer più datati e una “junior”, dedicata prevalentemente ai ragazzi (fascia 6/13 anni).
Su questa seconda versione abbiamo approfondito più aspetti.
Come si è diffuso?
Si tratta di un prodotto “made in France”, già Qwant tout court, dal lancio della sua versione beta a febbraio 2013, avrebbe attirato 3,5 milioni di visitatori per circa 250 milioni di query, secondo i suoi fondatori. Oggi è facile trovare nella sua home page il numero delle ricerche effettuate nel 2016: 2.6 miliardi.
Per Qwant Junior la strada è stata letteralmente spianata dal ministero dell’Educazione francese , infatti tra l’Education Nationale e il motore di ricerca è nata una collaborazione istituzionale che ha seguito lo sviluppo del progetto fin dal gennaio del 2015.
Najat Vallaud-Belkacem in quegli anni ministra dell’Educazione ha espressamente dichiarato che lo scopo di questo sodalizio era proprio “rendere gli studenti consapevoli dell’uso della rete”.
Tutt’oggi gli insegnanti sono coinvolti quotidianamente nello scovare bug nelle ricerche o notizie inappropriate che potrebbero comparire tra i risultati cercati dai ragazzi. Possono inoltre segnalarle con un account da amministratore accedendo al link Qwant Junior Education.
Perché ha successo?
Innanzitutto perché, al momento, è più preciso del rivale Kiddle. Qwant contiene più risposte dell’antagonista. In secondo luogo la pubblicità è meno assillante, non basando i propri risultati sulle precedenti ricerche dell’utente. Anzi, i rappresentanti di Qwant hanno dichiarato di basare la maggior parte dei loro introiti dalle percentuali offerte da siti come Ebay e altri canali simili, in base alle visite portate dalle attività degli utenti che usano il search.
Cosa propone al bambino?
Una griglia di menù facile e intuitiva. Notizie con fonti autorevoli, tenendo a bada fake news e tipologie di cronaca poco adatte a un audience molto giovane. Ricerche personalizzate anche nel linguaggio e non solo nei contenuti. Utilizzando le parole dell’amministratore delegato di Qwant, Alberto Chalon, in una intervista a Focus Junior : “Predilige l’aspetto didattico delle parole chiave ricercate, mettendo in primo piano informazioni che arricchiscano il più possibile le conoscenze dei ragazzi”.
Ci sono margini di miglioramento?
Qwant e Qwant Junior sono ancora lontani da essere perfetti. La loro arma vincente è il non volere essere a tutti i costi competitor di Google, ma di voler offrire qualcosa di più, in campi in cui il colosso colosso californiano ha ancora da recuperare. Per emanciparsi ulteriormente nel mercato, il giovane motore di ricerca dovrà allontanare gli ultimi dubbi degli addetti ai lavori. Ad esempio riguardo alla mole di risultati offerti, che a volte è molto simile a quelli ottenuti da Microsoft Bing. Oppure con una maggior precisioni nelle tematiche più delicate riguardo la sessualità. Come Kiddle, anche Qwant Junior (anche se in misura minore) ha ancora alcune indecisione su vocaboli vicini a tematiche LGBT (come “lesbismo” o “transessuale”), ma sta palesemente progredendo negli ultimi mesi per colmare questo importante gap.
Situazioni certamente migliorabili con il lavoro e gli adeguati contributi. Ad esempio la Banca degli Investimenti Europea ha elargito un fondo da ben 25 milioni di euro l’anno scorso.
Intanto provatelo insieme a noi e diteci se vi piace!