Sanctioned Suicide: il forum che incoraggia al suicidio
Sopravvivere al proprio figlio è già di per sé un dolore enorme da dover affrontare. Il dover affrontare un lutto sopraggiunto dopo una malattia fulminante o l’imprevisto di un incidente. Ci sono però altre circostanze che possono culminare con questo triste epilogo, quando ad esempio il soggetto arriva alla tragica scelta di porre fine alla sua stessa vita. Diverse famiglie in queste settimane, si sono trovate a dover sommare questo immenso dolore ad un sospetto inquietante: che qualcuno al di là di un monitor abbia istigato o comunque agevolato i propri figli a farla finita. Forum che incoraggiano al suicidio. Sanctioned Suicide da mesi è al centro di numerose polemiche in diverse nazioni.
I casi
La polizia italiana, negli scorsi mesi, ha indagato senza sosta riguardo un potenziale legame in merito alla scomparsa di tre giovanissimi. Tutti e tre si sono tolti la vita ingerendo un particolare veleno con un rituale abbastanza analogo. Nelle settimane precedenti, tutti e tre si erano iscritti ad un particolare portale: Sanctioned suicide.
Sanctioned Suicide ha esattamente questo scopo?
Alessandro Cecconi, il padre di uno dei tre, ha ricostruito la vicenda del giorno della morte: «era collegato in chat con una decina di altri ragazzi che l’hanno sostenuto nella sua scelta». Ma gli utenti non si erano limitati a fornire il sostegno al gesto del ragazzo fragile, a quanto pare gli avevano anche fornito i consigli sulla sostanza mortale da acquistare, dove e in che modo ingerirla per evitare che il suo corpo potesse espellerla. Insomma, un vero vademecum per una morte “più semplice e rassicurante”. O almeno è ciò che gli iscritti vorrebbero far credere.
Sanctioned Suicide
Questo pericoloso forum conta di circa diciassettemila iscritti e oltre un milione di messaggi. Il claim degli organizzatori nella home è ben specifico. Enuncia: “Benvenuto su Sanctioned Suicide, una community a favore della discussione su suicidio e malattia mentale”. Al suo interno ancora oggi è possibile trovare topic su come togliersi la vita, discussioni su come trovare un farmaco non risulti nell’autopsia e quindi far apparire tutto più “naturale”. Persino aspiranti suicidi che cercano il contatto telefonico o organizzano dirette per permettere che sconosciuti possano in qualche modo assistere ai loro ultimi minuti prima di ingerire tali sostanze.
La struttura
Le sezioni sono tre: la prima contiene i discorsi precedentemente indicati. Una seconda funge da sportello d’ascolto sul cercare di individuare il proprio disturbo e capire le ragioni della propria sofferenza. La terza è denominata “Off topic”: dove si discute di musica, film, videogames.
Il sito si definisce Pro Choice
Nel regolamento si specifica “il supporto all’individuale diritto di vivere l’esistenza al massimo”, così come sostengono sia giusto terminare la vita stessa in caso lo si voglia davvero. Sostengono sia “uno spazio sicuro per parlare di suicidio senza la censura”. “Qui puoi sfogarti, parlare con persone simili a te. Condividere le tue esperienze o entrare in empatia e offrire parole gentili ad altri che potrebbero averne bisogno. Tutti abbiamo bisogno e meritiamo amore ed empatia”.
Peccato che…
La premessa del portale è distorta sotto diversi aspetti. Innanzitutto non è vero che nessuno abbia incoraggiato al gesto le vittime in questione, c’è chi addirittura ha consigliato loro gli orari e le tempistiche in cui assumere farmaci e veleni. Altri che si improvvisano medici consigliando dove e come acquistare i prodotti senza incorrere a truffe. Senza considerare che gli utenti non conoscano affatto le persone che sono dietro al monitor. Potrebbero essere dinnanzi a dei minorenni, individui in un particolare momento drammatico della loro esistenza e quanto altro. Le tematiche in merito all’eutanasia sono già discusse da anni nei parlamenti di tutto il mondo, tra leggi e considerazioni di un certo spessore. Pretendere di risolvere tutto con tale pressapochismo ha un che di estremamente criminale e voujeristico.
Sito censurato dall’Italia, però…
La Polizia Giudiziaria, in sinergia con il Compartimento della Polizia Postale si è mossa per oscurare il portale nella nostra nazione, con il plauso delle famiglie delle vittime in altri territori. Rimane un annoso problema di fondo: basta un semplice cambio di indirizzo Ip, l’uso di una VPN, per trovarlo ugualmente nel giro di pochi secondi.
Che fare quindi?
Ci sono dei passaggi intermedi che potrebbero essere vitali dal punto di vista della prevenzione. Innanzitutto coinvolgere altri organi istituzionali europei e riflettere sul perché sia così facile ottenere online simili veleni a poco meno di venti euro senza alcuna specifica autorizzazione. Al momento in cui stiamo scrivendo l’articolo, Ebay ha posto il ban per certi prodotti sulla propria piattaforma.
Il secondo punto
Costringere i creatori di simili piattaforme a rispettare il proprio regolamento: parlare di suicidio è un conto, fornire tutorial è ben altro. Perché ancora oggi, su tale forum, gli utenti continuano nel loro operato come se niente fosse. Nonostante le continue minacce nel territorio inglese a voler chiudere la piattaforma.
Prevenzione collettiva e individuale
Ovviamente dove le istituzioni rallentano, è necessario che siano i singoli nuclei ad agire. Rimanere sempre in contatto con i propri figli, accendere il dialogo sull’uso consapevole della rete, imparare ad affrontare anche gli argomenti più spinosi e rimanere vigili su possibili campanelli di allarme.
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