Sharenting: foto dei figli sui social? Attenzione a…
La nascita è un evento lieto che però ci mette di fronte a scelte che prima non avremmo dovuto fare. Non parliamo solo della sua educazione o come gestire la propria giornata. Ci riferiamo anche a cose apparentemente più frivole come mostrare o no il proprio figlio sui nostri social e in quale maniera. Magari osservando gli altri come si comportano.
Tutti questi aspetti rientrano nella macrocategoria dello Sharenting.
Il paradosso di più generazioni che si incontrano
Si tende a pensare che i bambini, abituati in un mondo tecnologico, siano magari più smaliziati verso la condivisione della propria immagine. In realtà, una ricerca della London School of Economics dimostra il contrario. Sempre più bambini, avvicinati ai social, si mostrano paradossalmente più gelosi della privacy rispetto ai propri genitori.
Chi soprattutto è più invogliato a mostrare i figli?
Le madri. Ne parla Alice Avallone, che di lavoro fa la ricercatrice per l’osservatorio BeUnsocial. La Avallone dichiara: “Le madri, in particolare le neo mamme, sono più portate alla condivisione della propria esperienza genitoriale. Questo a causa di tutti i diversi tipi di cambiamenti che vivono. Quelli fisici, nello stile di vita o cambiamenti emotivi. Il diventare madre si fa terreno di racconto via via che il parto si avvicina, e continua spesso inevitabilmente anche dopo il primo vagito. Da questo momento in poi entra in gioco anche il desiderio di essere (e di essere viste) come buone genitrici“.
Andando però incontro a dei rischi notevoli
Non tutti utilizzano il classico sticker o smiley davanti al viso del nascituro. C’è chi condivide anche fin troppo generosamente il frutto del proprio amore. Senza valutare il rischio di una sovraesposizione mediatica dell’individuo o di una alterazione percettiva della creatura. Può anche succedere che quelle foto cadano nelle mani sbagliate.
Il precedente
Inquietanti retroscena sono emersi in passato e hanno tolto il sonno a più di una famiglia. Per esempio Glamour riporta le vicende di alcune mamme che, per caso, hanno ritrovato le foto della propria prole condivise da sconosciuti. Si trattava di immagini rubate dai social. Sotto questa esposizione non autorizzata, erano postati dei commenti osceni da parte di bot e personaggi poco raccomandabili.
C’è chi svolge anche un ruolo di prevenzione in tal senso
Per limitare i danni di malintenzionati, il dipartimento australiano che si occupa della sicurezza dei minori ha fatto una indagine su questi fenomeni. Scoprendo che la metà del materiale ritrovato in siti di pedofili proviene da immagini e video pubblicati da genitori sui social. Lo stesso capo del dipartimento Children’s eSafety, Alastair MacGibbon, ha raccontato questa terribile scoperta. Milioni di immagini su siti web pedopornografici, raccolti attraverso account che avevano una privacy mal gestita.
Una ingenuità che potrebbe colpire veramente chiunque
Se non ci credete basta dare un’occhiata al report report realizzato dal C.S. Mott Children’s Hospital del Michigan. Dai loro dati emerge una preoccupante situazione. I genitori pubblicano, senza pesarci troppo su, una tonnellata di informazioni private. Non solo foto imbarazzanti ma anche indizi che permettano di identificare nomi, cognomi e dati sensibili ben più mirati. Come la località e l’indirizzo dove la famiglia vive o persino in che scuola si stanno recando.
Da una parte c’è un rischio di esposizione, ma anche di peggio
In ballo c’è anche l’incolumità fisica del bambino. Dal rischio di un sequestro o persino il furto dell’identità. Un ulteriore studio condotto da Barclays sottolinea che l’uso di sharenting indiscriminato potrebbe avviare un nuovo meccanismo di frodi online tra una decina di anni. Ottenere infatti informazioni così sensibili di un ragazzino potrebbe voler dire scoprire anche le risposte alle classiche domande di recupero password di account. Soprattutto in caso di profili bancari.
Che fare per proteggerci?
Se lo domanda l’Università della Florida con un mirato articolo proprio sullo sharenting, per quanto riguarda gli aspetti legali. Riflettendo su dove finisca la condivisione di un genitore e dove inizi la sovraesposizione del ragazzo, con relativi rischi sulla privacy. La risposta è da ricercare in sette preziosi consigli.
Li andiamo ad analizzare:
- Studiarsi le policy di ogni sito e social in cui abbiamo intenzione di condividere le nostre immagini. Facebook, per esempio, ha i suoi livelli di privacy, Instagram ha la possibilità di rendere private le foto a chi non possiede il permesso di seguirci e così via.
2. Ci sono portali, come lo stesso Google Alerts, che ci notificano quando il nome dei nostri figli appare tra le ricerche sul motore di ricerca. Un modo per capire quando il nome dei figli appare tra le ricerche Google; è un servizio gratuito: attiviamolo.
3. Chiedersi sempre se è il caso di condividere un problema del proprio figlio su forum specifici o gruppi Facebook. Domandandosi se non sia meglio proseguire in forma anonima e non dare punti di riferimento a estranei.
4. Evitare di render pubblica la localizzazione dei minori. Sia con le geolocalizzazioni social che raccontando alla gente dove i pargoli si trovino in quel preciso momento..
5. Appena giunti a una età più consapevole, ogni figlio dovrebbe essere messo al corrente della decisione di condividere o meno racconti o foto della sua esistenza. Perché, un giorno, quei dettagli rimarranno lì dove sono stati pubblicati.
6. Mai e poi mai pubblicare immagini ove i bambini o neonati siano svestiti, per nessuna ragione. Anche la più innocente, come in occasione del primo bagnetto.
7. Pensare sempre agli effetti di ciò che si pubblica. Perché, tornando al punto cinque, certi dettagli restano sul web anche per decenni e il figlio da grande potrebbe dover rendere conto di scelte arbitrarie dei propri genitori.
Anche, e soprattutto questa, è educazione digitale!
Prendere nota di come comportarsi in merito allo Sharenting è vitale se si ha già dei figli o anche in prospetto di doverne avere tra anni. Come abbiamo visto è un argomento troppo delicato per lasciare tutto al caso. Noi stessi studiamo con cura ogni cosa, dalle notizie sul blog riguardo a questi temi, all’aggiornamento dei nostri corsi che invitiamo a seguire.