Squid Game spiegato ad un genitore
Le serie tv negli ultimi anni hanno sempre più monopolizzato l’attenzione dell’opinione pubblica. Così come le produzioni della Corea del Sud hanno avuto una crescita mediatica esponenziale, culminata con l’Oscar per Parasite. Squid Game unisce queste due tendenze, proprio in queste settimane, facendo parlare molto di sé soprattutto tra i più giovani. In questo articolo lo contestualizziamo, anche alla luce di alcune polemiche.
Cos’è Squid Game
Una serie di nove puntate, incentrate sulle vicende di un gruppo di persone in gravi difficoltà finanziarie, che rischiano la vita in una serie di prove con lo scopo di vincere una cifra in danaro che possa cambiare la loro esistenza. Volendo sintetizzare è come un Giochi senza Frontiere con un montepremi finale, dove la maggior parte di loro verrà giustiziato se non supera il turno.
Le prove
Come contraltare allo stile sanguinoso degli avvenimenti, ci sono proprio le sfide che i concorrenti affrontano. Sono tutte apparentemente fanciullesche, come il nostro tipico Un Due Tre…Stella. Questa circostanza agrodolce, unita ad una critica sociale verso le caste economiche, è il fulcro delle puntate, che attualmente stanno spopolando in tutto il mondo. Inoltre il finale aperto, suggerisce la possibilità di una seconda stagione.
Perché fa così paura?
Si registrano casi di emulazione, anche nelle scuole italiane. La vicenda è stata portata in luce persino da alcune forze politiche. Ad esempio la capogruppo della commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza, Maria Teresa Bellucci ha ventilato un rischio simile alle challenge che gli adolescenti trovano sul web.
Nelle scuole
In alcuni istituti è stata mandata una circolare indirizzata alle famiglie e al corpo docente, uno dei primi casi a Rignano sull’Arno, in provincia di Firenze. Dove appunto si invita a prendere coscienza di questa moda. Cercando di fare attenzione a possibili anomalie nelle classi. Tra strani giochi e possibili ritorsioni violente nei confronti di chi perde.
Addirittura cancellare la serie
I rappresentanti della Fondazione Carolina, Onlus dedicata alla prima vittima di cyberbullismo in Italia, è ancora più drastica a riguardo. “Ci riteniamo una realtà propositiva […] verso la prevenzione e il supporto ai ragazzi e alle famiglie. Ma di fronte allo sgomento di mamme e maestre delle scuole materne non bastano i buoni propositi, serve un’azione concreta“. Chiedono direttamente la rimozione del programma.
La petizione
Così la Onlus ha lanciato una vera e propria petizione online che in pochi giorni ha già raggiunto le seimila firme. “Non è un atto censorio, ma risponde alla necessità di far fronte alla sconfitta dei parental control e alla crisi della genitorialità“, si sostiene nel corpo della missiva.
L’effetto boomerang
Se è vero che un certo numero di persone abbiano firmato, molte altre hanno usato i commenti della petizione per esprimere il loro più profondo scetticismo sull’iniziativa. Uno dei commenti con maggior approvazione. “Non è che voi genitori relegate il ruolo educativo alla TV, salvo poi pentirvene quando ormai è tardi? Io ho due figlie. Monitoro cosa guardano in TV, su YouTube, sul cellulare. È capitato che guardassero cose non proprio adatte a loro, ma lì siamo subentrati io e mio marito, parlando a lungo con loro e ragionando fino a far capire l’errore. Essere genitori implica educare e seguire i nostri figli, non sbatterli davanti alla televisione perché così “non rompono le palle“.
Contestualizzare
A parte la colorita chiosa, la riflessione centra diversi punti del discorso. Il Parental Control non è ne più ne meno di un cartello stradale con il limite dei 50 chilometri orari. Il buon senso indica che non si possa correre più di così in quel tratto stradale, poi è compito di chi è preposto a vigilare che questo avvenga. La stessa cosa vale per il parental control e i genitori, che devono stare attenti a ciò che guarda il proprio figlio e, nel caso, saperglielo contestualizzare. Netflix, per questo specifico programma, ha messo un divieto per ragazzi al di sotto dei quattordici anni.
Come impostare il parental control di Netflix
Inserisci le tue credenziali d’accesso, clicca sul pulsante “gestisci i profili”, seleziona quello che vuoi modificare. Nella voce “Classificazione per età” clicca su “modifica” e nella successiva inserisci quella che è la tua password. Nella nuova schermata basterà inserire la classificazione di età adatta al tuo bambino. Tra T (le visioni per tutte le età) VM14 (non adatti ai minori di quella età) e VM18 (la medesima cosa ma per minorenni).
Le alternative
C’è anche la possibilità di spuntare la casella sotto “profilo bambini”, in questo modo semplificato Netflix saprà in automatico che si tratta di un profilo per minori e mostrerà solo l’area adatta della piattaforma. A dimostrazione che spesso le semplificazioni ci sono, ma magari non le conosciamo.
L’importanza di una corretta informazione
Diventa più difficile istruire un figlio se non siamo noi stessi a non avere tutti gli strumenti necessari per poterlo fare. Nel mondo del digitale è facile perdere di vista le agevolazioni che ci vengono a volte offerte dalla stesso mondo digitale che, spesso, appare insidioso. Segui il nostro blog e i nostri corsi per maggiori approfondimenti.