Tinkering: con i bimbi al museo e in famiglia con il parere degli esperti
Il tinkering (dall’inglese “To tink”, che significa “armeggiare”, “provare ad aggiustare”) è una pratica educativa che insegna a “pensare con le mani” e ad apprendere sperimentando con strumenti e materiali. Una modalità davvero efficace che avvicina concretamente, anzi tangibilmente, in modo pratico i bambini e gli studenti allo studio delle materie STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica). La novità dell’ultimo anno è che sembra essere ancor più efficace anche nell’educazione degli adulti. nascono progetti europei che coinvolgono i musei e i bambini, e iniziative sulle risorse umane in azienda stimolate proprio attraverso il Tinkering. Ve ne parliamo in questo articolo.
Stem al Museo col Tinkering
In Italia ha cominciato il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano (MUST) che oggi coordina due progetti finanziati da Erasmus+ sul tema del Tinkering. Con un approccio coraggioso e innovativo per l’educazione alle materie STEM e per lo sviluppo delle competenze del 21° secolo.
Costruire cose, comprendere il mondo: “Tinkering: Contemporary Education for the Innovators of Tomorrow”, così si chiamava il primo progetto nato nel 2014.
Era nato dall’esigenza di rispondere a una domanda d’innovazione da parte di cittadini informati, consapevoli, dotati di spirito critico. Un museo è uno dei luoghi dove le sfide globali si sviluppano e prendono corpo attraverso il dibattito scientifico e sociale. Così il progetto aveva cominciato a investire nel tinkering, riprendendo una metodologia educativa innovativa sviluppata dall’Exploratorium di San Francisco.
Da San Francisco ai musei europei, nascono educatori digitali e laboratori
Il Tinkering parte da un’idea semplice: costruire cose per arrivare a comprendere come funziona il mondo. I partecipanti a un laboratorio sono invitati a cominciare un’indagine creativa, è il punto d’inizio per realizzare diverse attività, più o meno complesse. L’Exploratorium di San Francisco, special advisor del progetto europeo, è responsabile per la formazione delle istituzioni che hanno fatto parte del consorzio.
Oltre al MUST, i partner del progetto sono l’Università di Cambridge (Regno Unito), il Deutsches Museum (Germania), il NEMO Science Museum (Olanda), il Centre for Life (Regno Unito), il Mobilis Science Centre (Ungheria) e il Jedlik High School (Ungheria).
Tra le principali attività previste sono state realizzate iniziative di progettazione e sperimentazione, per lo sviluppo e la diffusione di nuove attività tinkering a studenti adulti e ragazzi delle scuole superiori. oltre che lo sviluppo di attività e strumenti per la formazione in tinkering di educatori nei musei e di insegnanti. Il progetto ha visto il coinvolgimento di circa 12.500 discenti adulti e studenti e 200 educatori formali e informali.
Una comunità d’inventori tra sale quadri e statue
Partenariati, finanziamenti europei o meno, i laboratori di Tinkerink nei luoghi dove di fruisce arte e cultura sono molto diffusi. A voler prendere come esempio o ispirazione il Tinkering Studio Exploratorium di San Francisco, l’obiettivo è farne un luogo attivo e creativo, dove i visitatori del museo possono rallentare, concentrarsi in un’indagine sui fenomeni scientifici. Realizzando per esempio un pezzo di una reazione a catena collaborativa: un elemento che rappresenta loro stessi, le loro idee e la loro concezione estetica.
Evviva la curiosità
Infatti nel Tinkering Studio, i visitatori sono invitati a esplorare un particolare curioso che ritrovano in una mostra, a chattare con un artista che è tra gli autori, ma magari dall’altra parte del mondo. Realizzano performance collaborative ed esperienziali, anche estemporanee, indagando per esempio su una serie di fenomeni con gli artisti dello staff, con scienziati e gli educatori. C’è un grande e vario assortimento di materiali, strumenti e tecnologie è a disposizione delle persone per l’utilizzo durante l’esplorazione e la creazione.
Tornando a casa, un libro, creatività e manualità per tutta la famiglia.
La scienza a casa può diventare un affare di famiglia con laboratori per giocare e sperimentare insieme genitori e figli, ma anche fratelli, sorelle, zii, cugini, amici e fidanzati.
Tutti riuniti attorno a un tavolo per provare, sperimentare, ragionare, discutere insieme e giungere a conclusioni. Trasformandosi per un pomeriggio in un team di scienziati del tutto unici e originali.
Come nei laboratori di tinkering i partecipanti possono ideare e poi costruire oggetti e marchingegni, utilizzando materiali nuovi o usati, scambiandosi idee e conoscenze.
Consigliamo una pubblicazione che ci sembra preziosa: STEAM AHEAD! DIY FOR KIDS .
Un manuale d’istruzioni, da seguire passo dopo passo, facile da seguire per genitori e bambini. Introduce i bambini alla magia dell’elettronica, della progettazione di giochi e giocattoli, della stampa, della comprensione dei principi scientifici di base e, soprattutto, avranno un’esplosione che li rende.
All’interno di questo libro ci sono progetti su schede a Led, saponi fatti a mano, soffianti a bolla, circuiti di Play-Doh, lanterne, nuvole, bot e altro ancora. L’autrice è Sumita Mukherjee, leader certificata NASA STEM.
I progetti sono suddivisi in settori di attuazione pratica: feste, costruzioni, creazione di giocattoli e arte. I vari progetti sono valutati in base ai livelli di rilevanza STEM e al grado di difficoltà.
Let’s Thinker!
“Se vi capita di guardare un bicchiere di carta usato o un semplice pezzo di legno e pensare subito a cosa potreste farlo diventare o in quale altro oggetto potrebbe trasformarsi nelle vostre mani, avete un’anima da Tinkerer”, suggeriscono da Nasa Stem. Si possiede uno spirito creativo, intraprendente, pratico e ingegnoso, perfetto, appunto per il Tinkering, e non è un caso che tale attività venga usata in ambito aziendale come attività di Team Building e di Team Working.
Infatti è diventato uno strumento applicato anche agli adulti : mantenendo le sue caratteristiche di base. Anche i grandi s’impegnano a costruire “cose”. Meglio se funzionanti: circuiti o giocattoli elettrici, sculture cinetiche o meccanismi di reazione a catena con ciò che si ha a disposizione.
Si fa con quel che c’è, anche dal punto di viste delle abilità.
Fondamentale è sperimentare mettendo in giocola propria curiosità e intraprendenza.
Il “gioco” sta nel risolvere e superare i problemi che si presentano nel corso del processo di trasformazione. La parola magica è sempre: collaborazione. Per il raggiungimento di un obiettivo comune, attivando il lavoro di squadra.
I bambini intuiscono subito il meccanismo, gli adulti seguono. I più furbi imparano dai loro figli.