YouTube e Facebok nella guerra ai no vax
Alcuni anni di immobilismo nel frangente dei social ha portato la diffusione di un bel po’ di materiale informativo assai poco documentato ad essere condiviso nelle piattaforme digitali. Fascinorosi studi, bufale e falsi miti si sono diffusi a macchia d’olio per molto tempo, facendo come sappiamo discreti danni alla nostra società contemporanea. L’incremento negli ultimi mesi dei casi di morbillo pare però abbia destato l’azione dei maggiori CEO responsabili dei portali mediatici di maggiore audience. Prende così forma la posizione di YouTube e Facebook nella guerra ai no vax .
YouTube
Verso febbraio il social ha deciso di bloccare qualsiasi annuncio pubblicitario che veicola messaggi a sfavore dei vaccini. Esortate da alcune aziende, adirate per aver visto comparire pubblicità sui propri filmati che diffondevano pseudoscienza. YouTube inoltre sta imbastendo alcuni algoritmi che facilitino il posizionamento di video realmente informativi sui vaccini. Con tanto di fonti documentate e un fact checking delle notizie in tempo reale.
Anche l’azienda di Mark Zuckerberg sta optando per la scelta di rendere i post antivax meno visibili attraverso gli strumenti di precisione. I medesimi che usa per contrastare ogni tipo di fake news, ovvero attraverso l’uso di machine learning. Questi ultimi rintracciano e segnalano il contenuto sospetto e, in tempo reale, partono alla ricerca sul portale di altre possibili varianti. Procedendo immediatamente a contrastarne la diffusione anche delle tante “variazioni sul tema” della stessa notizia, riservando loro lo stesso trattamento.
Una testimonianza importante
Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e professore di igiene e medicina preventiva all’Università di Pisa, è stato tra i professionisti più attivi sul tema. Egli ha dichiarato: “Su YouTube, dal 2012 e almeno fino al 2015, erano presenti esclusivamente video antivaccinisti. Era l’unica presenza in rete per la chiave di ricerca vaccini-autismo: non c’era nessun video scientifico. A partire dal 2015 e fino al 2017 è invece aumentata la presenza di istituzioni e scienziati che si sono messi in Rete a fare controinformazione“. A riguardo aggiunge: “Davvero è curioso che la ‘controinformazione’ debba essere quella della medicina ufficiale. Ma fino al 2012 Internet, almeno in Italia, è stato terreno esclusivo delle lobby antivacciniste”.
Responsabilizzarsi
Aver tardato la diffusione di adeguato materiale informativo professionale su un portale come YouTube di certo sarà stato uno sbaglio. Aver permesso la facile condivisione di pericolose idee non supportate minimamente da evidenze scientifiche, anche. Ma tutto ciò ci può impartire una preziosa lezione: il saper intervenire mediaticamente. Non trascurare nessun canale d’informazione. Così come dovrebbe spettare un po’ anche all’utente il compito di aggiornarsi e cercare fonti adeguate. Però se non è lui ad arrivarci, deve comunque essere messo nelle condizioni di essere aiutato. La prevenzione è uno strumento importante, anche nella nostra “dieta” informatica.
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