Immuni: l’app scelta dal governo per contrastare il Covid-19
La tecnologia può dare una mano a fronteggiare questi mesi di pandemia. Lo sanno bene i medici in Cina, che sono stati facilitati dalle connessioni tra gli ospedali. Ne sono consci anche in Corea del Sud, tanto da aver sviluppato utili meccanismi basati sui big data. Anche in Italia qualcosa si muove grazie ad Immuni, la nuova app scelta dal governo per contrastare il Covid-19.
La nascita del progetto
Nei giorni scorsi il governo è finalmente giunto ad una idea comune sul tracciamento dei contagi nella penisola. Il commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri, con la sua firma ha sancito un’importante ordinanza governativa sul tema: l’uso dell’applicazione Immuni.
Chi l’ha sviluppata?
Un’azienda milanese, Bending Spoons, in collaborazione con il Centro Medico Santagostino (CMS). L’obiettivo dell’applicazione è quello di limitare la diffusione del COVID-19 nel nostro paese tenendo traccia dei contagi.
Cosa sappiamo fino ad ora?
Le informazioni trapelate non sono ancora definitive per il momento. Sembra però che Immuni seguirà uno schema, già usato da Apple e Google per le proprie applicazioni, che adotta la tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE). Tramite questa applicazione, ogni dispositivo invierà periodicamente un codice identificativo univoco. Un ID del tutto anonimo agli altri dispositivi che utilizzano l’applicazione nelle vicinanze.
Qual è lo scopo?
La segnalazione anonima, qualora un utente dell’app risultasse positivo al virus, a coloro con cui è venuto precedentemente in contatto. In questo modo, i diretti interessati saranno avvisati tempestivamente e potranno prendere tutte le dovute precauzioni per la loro salute.
L’applicazione incorporerà inoltre una sorta di “diario clinico“. Ogni iscritto, attraverso esso, potrà monitorare le proprie condizioni di salute con aggiornamenti periodici raccolti in varie tabelle.
E’ bene specificare che Immuni sarà scaricabile, attualmente in maniera del tutto volontaria, tramite il Google Play Store e l’App Store.
Le obiezioni
In una lettera aperta, più di 300 ricercatori di tutto il mondo hanno fatto notare il pericolo della sorveglianza di massa correlato a simili app dotate di una raccolta dati centralizzata. Le perplessità riguardano il fatto che le informazioni sui contatti avvenuti tra cittadini siano registrate su un unico server.
Cosa chiedono gli oltre 300 iscritti
La richiesta è avere sul server solo il codice di chi è risultato positivo, con conseguente ingresso dei dati di altri smartphone che, connettendosi periodicamente, potrebbero visionare se hanno incontrato tale soggetto. Questa seconda modalità permetterebbe di non trasferire alcun dato e risulterebbe più sicura agli occhi dei mandatari della petizione.
Cosa hanno fatto all’estero
Il primo modello, cioè la versione centralizzata, è stato già scelto in vari paesi come Francia, Germania e Singapore. Esso permetterebbe, nel rispetto della privacy, di effettuare analisi che un sistema non centralizzato non consentirebbe di fare.
Quali server utilizzare?
Girano voci di un possibile coinvolgimento di Tim con il supporto di Google, con il quale ha appena stretto un accordo. Un’altra indiscrezione parla invece di Amazon. “Se non ci sono informazioni personali, qualsiasi server va bene. Non è importante che marca abbia, ma chi ha accesso alle macchine”. E’ questo quanto affermato dall’esperto di telecomunicazioni Quintarelli.
Probabili ritardi
Nel suo discorso del 26 aprile, Giuseppe Conte non ha citato in nessun modo l’applicazione. Probabile segno che la modalità con cui raccogliere i dati e la scelta dei server sia ancora nel vivo del dibattito.
Vi terremo aggiornati in merito appena ulteriori dettagli verranno ufficialmente rivelati!