CocaCola contro Facebook: fa poco per arginare il razzismo
Il caso di George Floyd ha scosso e mobilitato l’opinione pubblica in diversi modi.
Dalle rivolte in piazza alle dichiarazioni dei grandi brand è stato davvero difficile non aver preso parte alla protesta almeno in qualche modo. Alcune multinazionali sono state coinvolte a tal punto che, in alcuni casi, si sono trovate a confrontarsi (e scontrarsi) tra loro. A tal proposito vi raccontiamo la polemica mossa da CocaCola contro Facebook in merito al razzismo.
Il confronto
Pochi giorni fa, l’azienda della popolare bibita ha aderito alla campagna “Stop Hate for Profit”. La multinazionale ha accusato pubblicamente Facebook e ad altri social come Twitter e Instagram di non fare abbastanza per contrastare il razzismo. La prova di ciò è la massiccia presenza di contenuti discriminatori, nonostante le numerose segnalazioni, su tali piattaforme social.
Le conseguenze del gesto
Per dare un forte segnale ai social networks in questione, le multinazionali aderenti al movimento hanno iniziato una sorta di sciopero social. Hanno infatti deciso di smettere di utilizzare tali social per le proprie campagne pubblicitarie, provocando così una importante perdita di guadagni per tali piattaforme e la relativa crescita dei social concorrenti.
Le dichiarazioni di CocaCola contro Facebook
“Non c’è spazio per il razzismo nel mondo, tanto meno è possibile vederne oggi sui social media. CocaCola Company sospenderà la pubblicità a pagamento su tutte le piattaforme social a livello globale, almeno per i prossimi 30 giorni“. Lo ha comunicato James Quincey, Chairman, responsabile della The Coca-Cola Company.
La replica di Mark Zuckerberg
La risposta di Facebook non si è fatta attendere. Ha così replicato il suo portavoce: “investiamo miliardi di dollari ogni mese per mantenere la nostra comunità sana. Ci facciamo affiancare di continuo da esperti esterni per rivedere e aggiornare le nostre policy. Ci siamo sottoposti a una audit sui diritti civili. Ultimamente abbiamo bandito 250 organizzazioni della supremazia bianca da Facebook e Instagram“.
L’importanza del Machine Learning
“Gli investimenti impiegati nell’Intelligenza Artificiale riescono a farci individuare quasi il 90% dei discorsi d’odio ancora prima che ci vengano segnalati. Un recente rapporto dell’Unione Europea ha rilevato che Facebook ha esaminato più segnalazioni di hate speech in 24 ore rispetto a Twitter e YouTube. Sicuramente c’è ancora molto da fare e continueremo a collaborare con i gruppi per i diritti civili, il Garm e altri esperti per sviluppare ancora più strumenti, tecnologie e policy per continuare questa lotta“.