Perché è ancora aperto il pericoloso sito Sanctioned Suicide?

Due anni fa, più di una famiglia italiana venne investita da un gravoso e improvviso lutto. Figli, poco più che maggiorenni, venivano trovati esanimi accanto a un Personal Computer, senza granché indizi su cosa fosse successo. Più di una indagine scoprì che dietro a tutto questo si nascondeva il sito di Sanctioned Suicide. Siamo stati tra i primissimi in Italia a parlare di questa minaccia, ma oggi è il caso di tornare sull’argomento. Considerando che è nuovamente consultabile senza nessun ostacolo ed è lecito chiedersi come mai.
Cos’è Sanctioned Suicide?
Un forum che conta circa quarantamila iscritti e oltre due milioni di messaggi. Il claim degli organizzatori nella home è ben specifico. Enuncia: “Benvenuto su Sanctioned Suicide, una community a favore della discussione su suicidio e malattia mentale”. Al suo interno ancora oggi è possibile trovare topic su come togliersi la vita, discussioni su come trovare un farmaco che non risulti nell’autopsia e quindi far apparire tutto più “naturale”. Persino aspiranti suicidi che cercano il contatto telefonico o organizzano dirette per permettere che sconosciuti possano in qualche modo assistere ai loro ultimi minuti prima di ingerire tali sostanze. Gente che non prova minimamente a dissuadere i soggetti fragili, anzi li incoraggia a compiere il gesto.
Così era successo a Matteo Cecconi, appena diciottenne.
Fu il padre Alessandro a scoprire la triste verità, recuperando la password e la discussione che suo figlio aveva aperto in quel maledetto forum. «In quella chat (…) ha conosciuto dei facilitatori, che l’hanno confortato nella sua scelta, accompagnandolo. Gli hanno tolto il tempo di riflettere, di avere paura, di ripensarci. Non gli hanno dato una risposta alternativa, gli hanno impedito di essere salvato». Aveva dichiarato il padre Alessandro. Matteo era iscritto da solo dieci giorni, sufficienti per raccogliere materiale per compiere quel definitivo gesto.
Sanctioned Suicide era stato oscurato per l’Italia
Mentre le indagini proseguivano per questo e altri casi nello stesso lasso temporale, il sito venne reso inaccessibile nella nostra penisola. Una magra consolazione che comunque evidenziava quantomeno una volontà di contrastare in futuro il fenomeno in maniera più dura. Due anni dopo però constatiamo che non è più così.
Sanctioned Suicide è di nuovo liberamente consultabile nel nostro territorio
Purtroppo attualmente il sito è del tutto accessibile, persino dai motori di ricerca, senza alcun limite. Fatto doppiamente grave visto che continua a svolgere la medesima funzione di due anni fa. A farne le spese pare sia stato Salvatore Marchitelli, anche lui molto giovane. Trovato in circostanze analoghe. Alcuni conoscenti, preoccupati per la sua manifestata fragilità e la sua prolungata assenza, avevano trovato persino il topic in cui il ragazzo ha annunciato di voler farla finita. E chissà quante altre morti apparentemente senza un perché sarebbero da collegare alla piattaforma.
In America la battaglia è in corso da circa tre anni
Quanto dolore possano creare simili ritrovi virtuali lo sanno bene altrove, negli Usa più di una petizione è stata creata per contrastare il fenomeno. Nel Dicembre 2021 ben sette membri della U.S. House of Representatives invitarono Google e Microsoft Bing quantomeno ad affondare il sito internet nelle ricerche. Richiesta che venne respinta perché mancava una motivazione giuridica, una legge che per ora tarda ad arrivare.
Perché?
Purtroppo è difficile creare consapevolezza nel fenomeno, molte delle morti vengono semplicemente archiviate come suicidio perché gli stessi genitori non riescono ad arrivare alla verità. Spesso i terminali sono protetti da password e in pochi hanno il coraggio che ha avuto la famiglia Cecconi di andare fino in fondo. Ne consegue che le stesse statistiche che dovrebbero allertare la comunità tardano ad arrivare.
Alcune però sono già pronte
Per esempio l’Australian Broadcasting Corporation nel novembre scorso ha rilevato che, tra il 2017 e il 2020, siano morte oltre venti cittadini australiani con l’assunzione di una insolita sostanza mai rilevata prima di allora. La medesima che viene riportata tra le pagine del forum in questione e che, per ragioni di possibili emulazioni, non riveleremo tra queste righe. Sta di fatto che la stessa, oggi, non è più così facilmente acquistabile nel territorio dell’Oceania. Sarebbe il caso di seguire il medesimo esempio. Purtroppo però, a due anni da quando divenne virale il tema, sembra che nessuno se ne occupi più sul nostro territorio.
Come prendere provvedimenti?
Per quanto sia banale doverlo affermare: il primo step è incitare al dibattito la propria prole. Suggerendo loro di confrontarsi nelle avversità così come nei sentimenti positivi. Insegnare che le avversità fan parte dell’esistenza e che, assieme, è possibile superarle o comunque trarne insegnamenti. Infondere loro la cultura del soccorso, del farsi aiutare e aiutarsi attraverso un supporto di tipo terapeutico di un personale qualificato. Chiedere aiuto, senza vergogna o ombra di stigma sociale che, fortunatamente, sta sempre più venendo meno nel nostro presente.
Il dialogo
Cercare di prevenire è la forma di autodifesa più efficace quando le minacce tardano a essere neutralizzate. Per rimanere aggiornato sui temi del digitale continua a seguire il nostro blog e dai un’occhiata ai nostri corsi.