La minaccia dei minori adescati online: necessitiamo di una nuova legge?

La comunicazione attraverso il mezzo della rete presenta da sempre una forte incognita: l’identità dell’interlocutore che c’è dall’altro lato della tastiera. Perché, se da una parte i Social han invogliato l’utenza nell’uso del nome proprio invece del nickname rispetto a 10 anni fa, rimane comunque una percentuale di figure che riescono a non farsi identificare. Oppure, non di rado, c’è chi sostituisce del tutto la propria identità con quella altrui, rubando foto ed informazioni sensibili. Anche per queste insidie dovremmo fare maggior attenzione alla minaccia dei minori adescati online.
Un crimine in aumento
Secondo un’indagine condotta da EuKids l’anno scorso, in base ad un campione di 25000 adolescenti o bambini ( 9-17 anni) di 25 paesi europei, almeno il 27% ha dichiarato di aver conosciuto persone estranee sulla rete. Il 23% addirittura asserisce di aver parlato con almeno cinque individui. Attraverso i network, le vecchie chat, varie applicazioni e persino dei videogiochi. Online è veramente semplice incrociare qualcuno e si moltiplicano le possibilità che questi contatti avvengano “senza filtro”, Perché il genitore può anche non riuscire a monitorare tutta l’intera giornata del figlio. Così da aumentare le circostanze a rischio per il soggetto minore.
Il dato più preoccupante
Il 9% dei ragazzi che ha conosciuto qualcuno dietro ad un monitor, ha poi incontrato l’individuo in maniera “off-line”, ovvero dal vivo. Di questi però, solo l’14% sente un minimo di preoccupazione preventiva o postuma al meeting. Probabilmente perché nemmeno loro stessi sono consapevoli dei rischi a cui possono incorre. I media ne parlano, ma non è abbastanza, considerando che, di questa tipologia di violenze, solo una su tre viene denunciata.
La legge in Italia
Il codice penale ha nella legge n.172 la sua attuale egida contro simili atti. Specificatamente nell’art. 609 che condanna “qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l’utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione”. La normativa dal 2016 è stata estesa anche a favore di soggetti maggiorenni, in condizione di particolare e specifiche vulnerabilità.
Ma basta questa “Convenzione di Lanzarote” per proteggere legalmente i nostri figli in un mondo virtuale così mutevole? C’è chi ha discusso della vicenda con un approfondito meeting.
Il congresso
Il 23 novembre alle ore 16.30 presso la Sala Pegaso si è tenuto il “Child grooming: il reato di adescamento in rete dei minori”. Evento promosso dall’Unione comunale del Partito Democratico di Grosseto a cui han preso parte onorevole e magistrato Cosimo Maria Ferri, Umberto Paioletti, psicologo e psicoterapeuta, Gabriella Capone, avvocato. Durante l’incontro si sono soffermati soprattutto sul profilo del potenziale aggressore, della necessità di fare prevenzione partendo dalle famiglie e di come anche gli stessi Social Network dovrebbero essere ancora più inflessibili sui fake account.
Una buona legge
Ne possiamo conseguire che sei anni fa si è fatto un buon lavoro, a volte però il difficile è riuscire ad attualizzarla. Per rendere la comunità maggiormente consapevole, abbiamo bisogno dell’attenzione dei canali mediatici, dei Network e delle famiglie. Che non devono solo monitorare i propri figli, ma essere consapevoli delle ultime normative al fine di padroneggiarle e saperne discuterne nei pertinenti luoghi scolastici e, in generale, con altri genitori. A tal proposito vi segnaliamo una disamina eccellente della legge precedentemente indicata, commentata in maniera semplificata dall’avvocatessa Valeria Citraro. Invitando a condividerne il contenuto con chi reputate opportuno. La conoscenza in tali ambiti è vitale e può facilitare anche di molto il neutralizzare simili atti di una gravità inaudita.
Se vi interessano tali argomenti, vi invitiamo a continuare a leggere il blog e di seguirci sui nostri canali Social.