Corrompere Youtuber per falsare l’informazione? Il caso Fazze
Non bisognerebbe mai banalizzare il ruolo divulgativo che hanno gli Youtuber. Negli anni, i contenuti di carattere scientifico/culturale di alcuni video hanno raggiunto anche il milione di click nel territorio italiano. Un caso, tra i tanti, è proprio quello del Creator Barbascura. Che con il suo approccio buffo e irriverente, coinvolge un target di giovanissimi ad affascinarsi verso temi non distanti dai format della famiglia di Piero e Alberto Angela. Ma cosa succede se una agenzia di comunicazione tentasse di manipolare un paio di questi YouTuber per fare disinformazione? Il caso Fazze ci torna utile in tal senso.
“Tutto è partito con una email”
Così racconta Mirko Drotschmann, uno YouTuber e giornalista tedesco. Dall’alto del suo milione e mezzo d’iscritti, è solito rifiutare le richieste di sponsorizzare prodotti. Eppure c’è qualcosa in quella email che lo turba. Una società gli proponeva di parlare al suo pubblico di alcune informazioni svelate alla stampa che rivelavano dati sconcertanti sul vaccino Pfizer. Ovvero che il tasso di persone morte dopo l’assunzione del farmaco erano tre volte superiori all’equivalente AstraZeneca. L’informazione era ovviamente falsa, prendeva numeri reali, strumentalizzandoli al fine di arrivare alla conclusione che lo staff voleva. Ovvero diffondere insicurezza.
“Facci sapere quanto vuoi”
Terminava così la mail, dopo aver chiesto allo YouTuber l’età dei suoi iscritti e la portata di ogni singolo video. Ne ha parlato il sito investigativo francese Fact&Furious, l’articolo narra una certa insistenza del potenziale cliente. Insistendo sulla possibilità di un lauto guadagno.
Ma Mirko non era il solo coinvolto
A maggio, anche qualcun altro riceve la medesima offerta. Ad esempio Léo Grasset, divulgatore francese, si ritrova la possibilità di ottenere ben 2000 euro se avesse deciso di parlare di simili tematiche. Le email incriminate sono state postate su Twitter dal diretto interessato.
Fazze
Questo è il nome dell’agenzia di comunicazione che cercava di ottenere l’attenzione di alcuni YouTuber, per conto di un misterioso cliente terzo. I due ragazzi, e tutti gli altri coinvolti, avrebbero dovuto condividere un articolo apparso su Le Monde e un paio di altri contenuti che sarebbero stati forniti da loro. Il compito terminava con una raccomandazione: non suggerire al proprio pubblico il fatto che il contenuto fosse sponsorizzato da loro. Postilla che, sia in Francia che in Germania, è del tutto illegale a prescindere e i ragazzi lo sapevano bene. Si tratta di pubblicità digitale occulta.
Cosa è poi accaduto?
I due ragazzi, invece di collaborare, hanno svelato questo tentativo di complotto. Appena smascherato il tentativo di cospirazione, gli articoli forniti da Fazze sono andati offline per far sparire le prove. Nel frattempo altri quattro YouTuber han denunciato di essere stati avvicinati con i medesimi scopi.
Se in Europa il piano fallisce, altrove ha successo
In India e Brasile purtroppo qualcuno si lascia convincere ed Everson Zoio e Ashkar Techy, nello stesso periodo, iniziano a parlare di questa fuga di notizie. Quando però arriva il giornalista tedesco Daniel Laufer a chiedere informazioni correlate al caso dei colleghi europei precedentemente citati, questi video spariscono.
Ma chi c’è dietro Fazze?
Quale sarà lo scopo ultimo di questa campagna di disinformazione?
Che sia un mero scopo No-vax o di promuovere il vaccino Sputnik V rispetto ai competitor non ci è ancora dato saperlo con certezza. Quello che però risalta agli occhi è la facilità con cui certe realtà possano inquinare l’informazione anche partendo da un punto di vista che non vi aspettereste. Non più quindi siti internet civetta, ma un tentativo di inquinare le acque dell’informazione partendo da fonti con una certa autorevolezza di partenza.
Come proteggersi?
Si fa leva su vari fattori. Ad esempio all’etica dello YouTuber, che non dovrebbe mettere a repentaglio la propria credibilità per una cifra in danaro. Pero è anche chiaro che la base è il nucleo familiare che, responsabilizzando il singolo spettatore alla base, crea un audience di spettatori consapevoli. Pronti a riconoscere o meno le fake news o quanto meno a sapersi interrogare con atteggiamenti di sospetto e parlarne poi a tavola con in genitori. Per questa base di educazione digitale ci siamo anche noi con i nostri corsi e le nostre news periodiche sul mondo dell’attualità e tecnologia.