Finire in carcere a vent’anni per TikTok in Egitto
Essere nati da una parte del mondo piuttosto che in un’altra può purtroppo fare la differenza. Un esempio? In Egitto bastano un paio di video su TikTok per finire in carcere. Una vicenda che ha dell’incredibile, ma che potrebbe presto replicarsi in futuro sempre più spesso. E’ perciò necessario affrontare e denunciare questo problema, che rischia di gravare su una intera generazione.
Le protagoniste della vicenda
Haneen Hossam, studentessa appena ventenne dell’Università del Cairo con più di 1 milione di followers su TikTok. Mowada al-Adham, di due anni più grande, con circa un seguito di 2 milioni di followers. Questi sono gli identikit di due delle nove giovani donne finite in galera in Egitto. La loro colpa? Aver pubblicato alcuni post sui loro canali social, in particolare su TikTok.
Cosa è accaduto?
Hossam è stata arrestata tre mesi fa, dopo aver caricato un video in cui incoraggia le sue coetanee a postare contenuti su TikTok ed altre app al fine di guadagnare soldi. Adham, la seconda ragazza, ha subito lo stesso trattamento a maggio per aver postato video di satira. Dietro però questi provvedimenti di facciata, sembra esserci una vera e propria intimidazione. Un monito a chiunque voglia proporre uno stile di vita più occidentale a centinaia di migliaia di ragazze egiziane. In Egitto infatti truccarsi e ballare Hip Hop sono ancora considerati atti emancipatori gravissimi ed a rischio di emulazioni.
Pene severe per TikTok in Egitto
Entrambe le sentenze prevedono due anni di carcere e multe per un totale di circa 13 mila euro. La galera è spettata anche a tre loro collaboratrici, che si occupavano di dare una mano alle ragazze con la gestione dei profili social, così tanto seguiti dal punto di vista mediatico.
Le proteste
Diverse ONG e gruppi a favore dei diritti umani in queste settimane hanno protestato in merito alle sentenze, che potrebbero creare una vera e propria reazione a catena. E’ stato anche reso virale un hashtag in arabo traducibile in “con il permesso della famiglia egiziana”. Lo scopo dell’iniziativa è la richiesta di rilascio delle due ragazze, che sembrano essere state punite non tanto per i contenuti, quanto per avere un seguito imponente di followers.
La dichiarazione
“Noi puntiamo il dito contro le autorità e su come il patriarcato tratta le donne. Distinguendole in ‘donne buone’ e ‘donne cattive’ secondo criteri del tutto sbagliati, ovvero se rispettano o no le loro regole o in base a come si vestano“. Ha dichiarato Mozn Hassan, direttore esecutivo del gruppo femminista egiziano Nazra.
Come far sentire la propria voce?
Firmando la petizione che è online da diversi giorni e ha già raccolto oltre duecentomila firme. Essa chiede non solo la liberazione delle due ragazze, ma anche di tutte le altre influencers della nazione che sono state arrestate nel medesimo modo.
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