“Thinspo” : Il problema dell’anoressia su Instagram
Parliamoci chiaro: le insidie per i giovani non le hanno inventate i social. Questi ultimi sono solo uno strumento che ci mettono a contatto con il prossimo o il nostro “io” interiore. Amplificando disagi o accentuando negatività che di certo non si creano da sola. Poco tempo fa abbiamo parlato di come si combatte il Cyberbullismo online. Lo si affronta con forza. Ma cosa si può fare per difendersi anche da sé stessi sul web? Perché a volte l’anoressia su Instagram va in onda in maniera discreta. Celata dietro a tag come Thinspo o Bodycheck.
Perché l’anoressia su Instagram è così comune?
Una risposta potrebbe essere quella di specificare il fatto che parliamo del social maggiormente legato all’immagine. Alle etichette. In una manciata di anni in cui la sua popolarità si è estesa a dismisura, possiamo quasi definirlo come il nuovo specchio sul quale passa a riflettersi una generazione. Magari non piacendosi, oppure sentendo i più pesanti i giudizi altrui. Tutto ciò non è la riflessione di un mero genitore ansiogeno o un blogger allarmista. Ci sono già studi che mettono un accento specifico su questo fenomeno.
Un problema già dal 2012
Le prime contromosse del Social risalgono a oltre cinque anni fa. Una ventina di tag vennero rimossi dalla piattaforma. Affinché non si trovassero tali contenuti che fungessero da “ispirazione” per una delle forme di autolesionismo più psicologicamente complesse dell’ultimo secolo. Due anni dopo la School of Interactive Computing rivelò comunque che tra il 2011 e il 2014 erano state postati ben due milioni e mezzo di contenuti pro anoressia nel mondo. Una cifra impressionante di post su cui lo staff di Instagram seppe agire.
Thinspo ed altri tag spesso criptati
La lista di queste etichette è varia e spesso in codice. “#Thinspo” ad esempio è l’unione dei due termini inglesi “Thin” (Magra) e la contrazione di “Inspiration”. Ovvero quelle fonti (immagini o video) che tengono i soggetti malati concentrati nel loro insano obiettivo di dimagrimento estremo. “Thighgap” fa riferimento a quello spazio che è presente tra le cosce di una persona posta dritta a gambe strette l’una assieme all’altra. Sinonimo di magrezza ma spesso caratteristica che dipende in larghissima parte dalla struttura ossea dell’individuo. E ottenerlo con diete scriteriate e chirurgia lede solo alla salute.
Una guerra ancora aperta
Ovviamente per una ventina di tag rimossi o controllati, ne sono nati anche il doppio. Magari più oscuri e maggiormente scriteriati. Uno dei grossi gap (in altri casi però, pregi) della rete – come nella vita – è questo: più censuri qualcosa e più qualcuno tenterà di insistere a ritirarla fuori. Ossessione, gusto del proibito o quanti altri meccanismi psicologici insani si possano attivare di conseguenza. Resta il fatto che i tag sembrano risorgere come zombie e, per alcune ricerche, pare prendano anche più notifiche dei loro “antenati”. Dal 15% al 30%,
In battaglia ci sono validi alleati
Ne parlavamo all’inizio della riflessione: i Social sono gli amplificatori del mondo. Anche di estrema positività nel messaggio. Di chi vuole aiutare le persone ad uscire dal loro tunnel, chi sta riuscendo a sconfiggere il proprio male. Ognuno nel loro modo, ognuno ha i suoi consigli. Ragazze come Shae (@shae.taylor), Allie (@allieseats), Arielle (@ariellesawakening) ed altre ancora. Loro hanno deciso di narrare il percorso di guarigione dai disturbi alimentari. Instagram diventa il loro diario di bordo per lezioni di vita sotto un #recoveryaccount che sa di speranza. Una porzione di web dove registrare progressi nella lotta ad una delle patologie più serie degli ultimi decenni.
Come agire e prevenire
L’educazione al mondo digitale deve partire dalle mura domestiche. Non bisogna demonizzare i Social, così come non aspettarsi che essi possano ridurre allo 0% le potenziali minacce verso i nostri figli.
Dar loro coscienza di quanto il mondo dell’editing digitale sia oramai solo esclusiva delle modelle ma anche alla portata della gente comune. Viziando quindi scomodi confronti e sballate percezioni della propria esteticità nei confronti a paragone con gli altri. Interessarsi dunque alla loro attività su Instagram, ma con naturalezza, senza apparire ossessivi. Aprirsi verso dibattiti sul tema, ascoltare opinioni e testimonianze, come il video di cui sotto. Che in tre mesi è diventato talmente virale da raggiungere i 4 milioni di visualizzazioni.
https://www.youtube.com/watch?v=F5zSw1ExmwA