Bikinioff e i Deep Fake sono un pericolo per tutti, ecco perché
L’intelligenza artificiale potrà portare delle notevoli migliorie in svariati campi. Dal mondo dell’istruzione a quello della ricerca medica. Automatizzare o perfezionare dettagli o impieghi, per portarci a traguardi un tempo inimmaginabili e finalmente alla portata di tutti. L’uso della IA però ha portato in sé anche delle insicurezze riguardo il futuro, se pensiamo a come verrà riorganizzato il mercato del lavoro nei prossimi decenni, e potenziali insidie. In questo articolo vi spieghiamo perché Bikinioff e i Deep Fakes sono un pericolo per tutti e le precauzioni che è giusto prendere.
Cosa è un Deep Fake?
Già tre anni fa parlavamo di questo trend. Spiegando che un Deep Fake è una automatizzazione di un programma che può assimilare un volto da una foto e farlo indossare al protagonista di una scena. Facendogli quindi compiere azioni senza che il soggetto abbia fatto qualcosa o ne sia consapevole. Un esempio ben era diventato virale, con Obama e Putin intenti a fare un discorso elettorale del tutto di fantasia. Ci sono varie applicazioni capaci di fare ciò.
Cos’è Bikinioff?
Nato agli inizi del 2023, Bikinioff non è però una applicazione, bensì un bot di Telegram. Quest’ultimo riceve immagini dagli iscritti e dopo qualche secondo le restituisce con i protagonisti svestiti. Il risultato è ovviamente simulato dall’intelligenza artificiale che rielabora quei corpi in base a quelli già immagazzinati in precedenza. Riconoscendo i dettagli più importanti come la corporatura, le proporzioni e la posa, cercherà di ottenere un risultato realistico.
Perché Bikinioff e altre applicazioni simili sono un pericolo per tutti?
Perché ovviamente riproduce immagini alterate senza alcun permesso dei soggetti in foto e non badando nemmeno all’età degli individui. Declina persino ogni genere di responsabilità per uso improprio della piattaforma, che resta a carico di chi ha inserito le immagini. Essendo poi un bot e non una semplice app sul playstore, è anche più difficile da bannare.
Un ulteriore pericolo in tema revenge porn
Se nell’ultimo decennio abbiamo assistito abbastanza inermi a centinaia di esistenze distrutte da una condivisione di una foto che doveva rimanere intima, la situazione non può che diventare anche più problematica nel presente. Oggi che qualcuno possa essere messo nelle condizioni di creare delle foto false con il fine di ferire un soggetto del tutto ignaro.
L’FBI ha lanciato un allarme a riguardo
L’FBI ha fatto notare che bot come questi sono utilizzati per le cosiddette Sextorsion. Ovvero minacce di rilasciare sul web dei revenge porn che, di fatto, la vittima non aveva nemmeno mai girato in precedenza. I malintenzionati si limitano a prendere un numero importante di foto del soggetto sul web e smanettare con questi programmi. Infine, ricatta la vittima.
Nel mondo c’è ancora poca tutela legislativa sui deepfake
Per esempio il porno deep fake in America è bandito solo in stati come la Virginia e la California. In Gran Bretagna c’è in corso una battaglia per aggiornare l’ordinamento giuridico in tal senso. E anche in Europa siamo ancora un po’ indietro riguardo la materia. In Cina han trovato il compromesso di fare usare alle società un watermark che specifica la natura irrealistica del filmato. Ma è un compromesso, non una soluzione, per altro aggirabile con un po’ di lavoro.
Chi sono i creatori di Bikinioff?
La Crystal Future OÜ. Una società con sede in Estonia nata circa sei anni fa. Sostengono di occuparsi di produzioni videoludiche, ma dal loro scarno sito non c’è traccia reale di questi lavori.
Qual è il loro scopo?
Ovviamente fare soldi. Dopo una prima prova gratuita, i programmatori chiedono un pagamento per continuare a usufruire del servizio. La somma però non viene offerta tramite moneta standard, ma in criptovalute. Un modo per sfuggire a possibili contestazioni future. Il bot chiede poco meno di una decina di euro per dieci immagini, fino a circa settanta per oltre cinquecento. Cifre apparentemente irrisorie che, moltiplicate per migliaia di utenti, fanno una somma considerevole.
Basterebbe far chiudere il bot?
No, bisognerebbe monitorare la situazione in maniera globale. Perché ovviamente sono già nati altri bot simili, che non citeremo per evitare di far loro ulteriore pubblicità. Promettono però le medesime cose con strategie ancor più subdole di affiliazioni: ovvero regalare crediti a chi porta altri naviganti a spendere sulla piattaforma. Aumentando quindi la loro clientela a spese di ignare persone. Anche giovanissime e persino compagne di classe.
C’è almeno un precedente anche nella nostra nazione
In provincia di Roma, alcuni ragazzi di quattordici anni hanno usato il bot per spogliare alcune ragazze del loro istituto. Accusati di “diffusione di materiale pedopornografico” si sono difesi specificando che tutto fosse solo un semplice scherzo. Uno dei principali pericoli è proprio questo: la concezione della ragazzata. Una apparente leggerezza che può rovinare la vita a più persone e che potrebbe trasformare in carnefice persino nostro figlio. A oggi, nel nostro territorio, non esiste nemmeno un reale dibbattito politico sulla questione, se non alcune riflessioni del garante per la privacy di alcuni anni fa e un tentativo di legge.
Il tentativo di Sabrina De Carlo
Ci fu una proposta di legge fu depositata nel 2021, ma non se ne fece poi nulla. L’ex parlamentare del Movimento 5 Stelle aveva proposto di aggiungere un articolo alla 612-quater. Lo scopo era prevedere una multa da 6mila a 16mila e la reclusione da due a sette anni per chi «invia, cede, pubblica o diffonde immagini manipolate di nudo appartenenti a persone fisiche riconoscibili, attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici e di applicazioni, allo scopo di trarre in inganno l’osservatore. Purtroppo non abbiamo aggiornamenti in merito a questa battaglia, per quanto la De Carlo si sia proposta di far tornare in trend l’argomento.
Quindi noi cittadini, nel nostro piccolo, cosa possiamo fare?
Innanzitutto avere un dialogo con i propri figli e conoscenti i merito a questi temi. Alla base, far crescere una consapevolezza di massa su quanto sia del tutto sbagliato condividere immagini di persone senza il loro consenso. Tanto più se di fantasia. Non minimizzare mai a ragazzata o a sciocchezza simili gesti.
E noi?
Alcune contromisure è ben prenderle in generale. Se non è necessario, evitare di condividere sui social nostre foto proprie in costume o, quantomeno, selezionare una privacy ristretta delle persone che potranno vedere queste immagini del nostro quotidiano. Un accorgimento che renderà per esempio la vita più difficile ai bot.
Vivere il presente guardando al futuro
Fare prevenzione, informarsi sul futuro. Sono le priorità per una famiglia di oggi, che deve imparare a gestire il mondo del digitale con la giusta cautela, ma con una mentalità comunque curiosa. Ad aiutarvi in questo scopo vi viene incontro Digital Education Lab, con i suoi corsi e i suoi articoli. Continua a seguirci per rimanere sempre al passo con i tempi.