Per la prima volta le chat di classe finiscono in tribunale

Le chat di classe sono un argomento che ci sta molto a cuore e che abbiamo già affrontato in passato. Whatsapp, croce e delizia di insegnanti e genitori, può essere un valido strumento per ottimizzare le comunicazioni all’interno di una scuola. Allo stesso tempo però, sono sempre più numerosi i casi in cui si abusa di tali gruppi. Si è arrivati al punto che per la prima volta le chat di classe sono finite in tribunale! Ma come è successo? E perché? Ve lo spieghiamo noi, in questo articolo del blog.
Il teatro della vicenda
La polemica si è innescata a Ferrara, dove in tribunale il giudice Alessandra De Curtis, lo scorso 30 dicembre, ha sentenziato che l’uso indiscriminato di Whatsapp e delle sue chat possano portare all’innesco di fenomeni suggestivi tanto potenti da distorcere la realtà degli eventi accaduti.
Il fatto scatenante
Mesi fa, l’educatrice di un asilo nido privato di Ferrara è stata licenziata. Su di lei pendeva l’accusa di maltrattamenti a discapito di una sua alunna di due anni. La bimba aveva raccontato di aver ricevuto sculacciate da parte della dipendente. E’ stato a quel punto che i genitori della classe hanno deciso di creare una chat su WhatApp per discutere di altri possibili episodi accaduti nella struttura.
Come mai la chat di classe è finita in tribunale
Su tale gruppo si erano talmente tanto scaldati gli animi dei genitori contro l’educatrice che ogni suo atteggiamento e condotta veniva analizzato e giudicato, anche i più insignificanti. Tutto ciò in assenza di legittime prove. La conseguenza è stata la richiesta di licenziamento della donna, che effettivamente è stato sancito settimane dopo ai danni della lavoratrice, rimasta anonima.
Situazione degenerata anche in peggio
La perdita dell’impiego però non era stata l’unica conseguenza della vicenda. Erano state sporte infatti anche numerose denunce ai danni della donna, che avevano provocato il ritiro dalla scuola di sei bambini. Non tutti i genitori però la pensavano così sull’educatrice. Alcuni infatti avevano persino deciso di iscrivere i propri figli in quella struttura per la presenza di tale insegnante. In passato, la donna aveva ricevuto numerosi elogi e referenze positive da diverse famiglie.
Cosa è emerso durante l’istruttoria
In sede penale si è poi scoperto che, nel gruppo Whatsapp dei genitori, c’erano alcuni individui con la tendenza a drammatizzare le vicende. Ad esagerare alcuni comportamenti che sono di normale routine all’interno di un’asilo. Ciò ha quindi alimentato un clima di progressivo allarmismo, tale da spaventare gli altri genitori e convincerli a ritirare i loro figli dalla struttura.
Il ruolo di un personale specializzato
La visione della chat di classe in tribunale, incrociata ad un’analisi dettagliata degli episodi scolastici verificatisi, non sono bastati per emettere una sentenza così delicata. Al duro lavoro di ricostruzione degli inquirenti perciò si è affiancato quello di una psicologa che ha dialogato con i bambini, osservandone il comportamento ed i discorsi.
Le dichiarazioni della psicologa
«In tali contesti il bambino tende a raccontare le cose nel modo in cui può incontrare più facilmente le aspettative dell’adulto». In queste circostanze perciò, stressare il piccolo con un infinito numero di domande, può avere conseguenze dannose. Ovvero innescare una sorta di «desiderabilità sociale», ovvero un comportamento in cui il minore tende a replicare quello che i genitori vogliono sentirsi dire. Evidentemente è ciò che è successo in tale circostanza. La sentenza non esclude che: «eventuali atteggiamenti di rigidità e severità della maestra o di antipatia di alcuni bambini verso l’educatrice si siano venuti a trasformare in veri e propri maltrattamenti».
Il responso della sentenza
L’educatrice è stata completamente assolta ed il licenziamento è stato dichiarato illegittimo. Purtroppo però, avendo un contratto a tempo determinato, non riavrà il suo posto, ma solo un risarcimento di 5 mila euro, ovvero quanto gli sarebbe spettato di stipendio fino alla scadenza del contratto.
La lezione che possiamo trarne
Moderatezza, capacità di analisi e parsimonia sono le chiavi fondamentali per utilizzare le chat WhatsApp di classe, senza rischiare di inquinare i legami e la corretta informazione. Una delle ragioni per cui molte chat scolastiche falliscono infatti è la perdita di obiettività dei suoi iscritti. Altre motivazioni invece sono l’assenza di uno scopo trasparente e la scarsa volontà degli interlocutori a mantenere le comunicazioni interessanti e coerenti. Vicende come queste perciò possono solo ispirarci a fare meglio e ad usare le chat di classe con maggior coscienza.