Scratch dal gioco al coding
Scratch è uno dei programmi di coding più diffuso al mondo per la programmazione creativa, che può essere usato da bambini e bambine a partire dai 4 anni (con la sua versione junior) fino all’adolescenza.
Con Scratch comunità di artisti, designer e professionisti, costruiscono progetti, animazioni per il marketing, per la diffusione del patrimonio artistico e per molti altri ambiti e tematiche.
La sua storia è davvero affascinante e neanche recente, se risaliamo davvero ai suoi albori. Negli anni Cinquanta importanti psicologi e scienziati americani si misero a osservare i bambini nel processo di apprendimento, e si resero conto che la lezione teorica non li aiutava a imparare davvero. Non stimolava in loro l’entusiasmo e la passione. S’inventarono anche delle “teaching machine“: curiose macchine per imparare. Ma torniamo a tempi più recenti e vediamo perché Scratch è un programma di successo, che continua ad accompagnarsi alla parola “passione”.
Come nasce Scratch?
Il “papà” di Scratch è Mitch Resnick, ma il nonno è Seymour Papert, un matematico, tra i primissimi pionieri dell’intelligenza artificiale.
Soprattutto riconosciuto a livello internazionale come il principale esponente in materia di pedagogia dell’informatica per i bambini.
La genesi di Scratch vista attraverso l’uso che ne fanno i bambini è spiegata con grande chiarezza proprio da Resnick (che fu allievo di Papert) in un articolo dal titolo : “A Different Approach to Coding. How kids are making and remaking themselves from Scratch”. Il titolo dice già molto: come i bambini costruiscono e ricostruiscono se stessi da zero attraverso Scratch.
Infatti, attraverso il gioco ed utilizzando Scratch, s’impara la logica, ci si appropria del famoso pensiero computazionale, ma soprattutto s’inventa, si crea, si monta e si smonta il proprio mondo interiore, si esplora l’immaginario.
Come insegnarlo ai bambini? Resnick già nel 2012 ne parlò diffusamente in un suo famoso Ted Talk: Let’s teach kids to code.
Scratch, che è stato inventato e sperimentato al MIT Games to Teach Initiative all’inizio degli anni 2000, ha incontrato l’interesse di un mondo accademico che includeva “il rischio” nell’alimentare nuovi modelli pedagogici, in questo caso fondati sul gioco. Per certi versi, Scratch era l’erede di LOGO il linguaggio di programmazione per la didattica inventato da Papert, ma con alcune differenze chiave. LOGO era stato progettato pensando alla matematica, invece Scratch è stato pensato come strumento per la libera espressione dei più piccoli.
I bambini da subito hanno amato l’idea di creare le proprie storie interattive, animazioni e giochi, quasi senza rendersi conto che in questo modo facevano uso di algebra e di algoritmi.
Dal suo lancio nel 2007 Scratch, è stato tradotto in oltre 40 lingue e utilizzato da milioni di persone in tutto il mondo. Sono stati condivisi oltre undici milioni di progetti attraverso la community di Scratch. Più di 17 mila nuovi progetti vengono inseriti ogni giorno.
Fa parte certamente della storia della diffusione del coding, e del suo principale programma – Scratch – la partecipazione di Barack Obama nel dicembre 2014 all’evento annuale Hour of Code.
Seduto accanto agli studenti di alcune scuole medie ha digitato qualcosa su un computer portatile, diventando il primo presidente a scrivere una linea di codice. Il mondo delle politiche pubbliche Usa ha quindi inquadrato l’informatica nell’istruzione K-12 come una questione di urgenza economica. La conoscenza del digitale ormai viene considerata tra le abilità fondamentali del XXI secolo, altrettanto necessaria per il successo sul posto di lavoro e per mantenere il vantaggio competitivo dell’America. L’Europa segue e per fortuna ci mette del suo, arricchendo attraverso il lavoro degli insegnanti con il programma Scratch usato nelle scuole. In tante anche in Italia.
Come funziona Scratch?
Scratch utilizza un linguaggio di programmazione di tipo grafico e visuale, a blocchi, come i blocchetti delle costruzioni Lego.
Nel nome – Scratch – è descritto il suo funzionamento. Proviene da scratching, che è una tecnica utilizzata dai disk jockey per mixare clip musicali e produrre diversi effetti sonori manipolando e “graffiando” i dischi in vinile.
Scratch prende il nome da questa pratica, poiché in effetti si possono mescolare diversi media (inclusi grafici, suoni e altri programmi) in modo creativo.
In questo che possiamo definire ambiente, più che un linguaggio, di programmazione non bisogna digitare il codice in caratteri alfanumerici, come avviene invece nella programmazione tradizionale, per esempio con html.
Per creare un programma infatti, basterà trascinare dei blocchi di codice, preimpostati e contraddistinti dai diversi colori, all’interno dell’area di coding e incastrarli insieme seguendo un ordine logico, in modo da far muovere dei personaggi, farli interagire, animare una storia, creare un game, o qualsiasi altra animazione.
Può essere usato da tutti, anche da chi non ha mai programmato. E’ infatti costruito per funzionare in maniera semplice e intuitiva; i bambini acquisiscono una familiarità quasi immediata, al contrario degli adulti.
Open source a costo zero che condivide creatività attraverso la collaborazione
Scratch è completamente gratuito, accessibile da qualsiasi browser, open source e permette dunque condivisione e remix, ossia il riuso del codice sorgente realizzato da qualcun altro.
Infatti è ben visibile l’icona “condividi” per mostrare ciò che si è creato; col remix si può copiare in modo creativo, nell’ambito della comunità online in cui gli utenti possono visualizzare e commentare. Non si ruba l’idea a nessuno, al contrario si riconosce il valore dell’attività dell’altro e si può arricchire.
Inventare i propri contenuti e metterli in rete, la prospettiva anti-cyberbullismo
I più giovani usano Scratch in contesti differenti: a casa, a scuola, in biblioteca, nei centri comunitari, in luoghi sperduti, anche rurali; basta un computer, la connessione se c’è, ma Scratch è anche offline. Creando imparano a pensare con creatività, a ragionare in modo sistematico e a lavorare in maniera collaborativa. Tutte abilità essenziali nella società d’oggi. Sono tante le competenze e soft skills che si acquisiscono con Scratch.
Altri programmi che danno spazio alla creatività digitale come Scratch, hanno in comune una caratteristica molto importante: bambine e bambini non subiscono i contenuti in rete, ma li creano e li condividono. Seguiti da insegnanti/mentor imparano le regole del gioco, diventano più forti, e in grado di riconoscere i pericoli che ci sono in rete.
Nella piattaforma Scratch molte sono le animazioni create con il tema del cyber-bullismo. Proprio i più giovani sono in grado di mettere in scena, attraverso i personaggi di Scratch, la scenografia, i colori e movimenti, situazioni dove emerge un bullo e viene addomesticato attraverso la fantasia.
Ma è soprattutto il meccanismo, dell’imparare giocando, della condivisione, dell’appassionarsi e di far parte di una comunità attiva e dialogante, che ha una buona efficacia contro il cyberbullismo.
Al Mit Media Lab hanno identificato le quattro P dell’evoluzione di Scratch.
Projects, Peers, Passion, Play
Progettare: fornire ai bambini l’opportunità di lavorare su progetti significativi (non solo su attività in stile puzzle), in modo tale sperimentare il processo di trasformazione dall’idea iniziale fino alla creazione di qualcosa che possa essere condiviso con gli altri.
Condividere tra pari: incoraggiare la collaborazione e la condivisione e aiutare i bambini a imparare a costruire qualcosa partendo dal lavoro di qualcun altro. Programmare non dovrebbe essere un’attività solitaria.
Appassionarsi: permettere ai bambini di lavorare su progetti in linea con i loro interessi. Il loro impegno sarà maggiore e più duraturo e il loro apprendimento sarà costante.
Giocare: incoraggiare i bambini a sperimentare attraverso il gioco . Provare nuove cose, prendersi dei rischi, testare i limiti, imparare dagli errori.
Tenendo a mente queste quattro P – i termini in inglese iniziano tutti per P: Projects, Peers, Passion, Play – gli educatori e le altre persone interessate assicureranno un uso completo del potenziale della programmazione come una nuova forma di alfabetizzazione e di espressione di sé .
Nel frattempo è stata lanciata la versione 3.0 ricca di novità, sia nella fruizione, che nelle nuove interfacce, suoni ed effetti speciali.
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