Jonathan Galindo: leggenda metropolitana o minaccia reale?
La morte di un ragazzo di soli undici anni ha riaperto una inquietante questione nota sui social già dalla scorsa estate. L’angosciante figura di Jonathan Galindo ricorda il fenomeno della Blue Whale e di altre pericolose sfide già viste in passato. E’ il caso però di contestualizzare e fare chiarezza in merito alle vicende ad esso legate.
Cos’è Jonathan Galindo?
E’ un personaggio immaginario, con le fattezze simili a quelle di Pippo, deformato appositamente per apparire inquietante. All’origine di tutto questo c’è Samuel Catnipnik, un produttore di effetti speciali cinematografici che nel 2012 ha realizzato questa particolare maschera. Catnipnik a luglio scorso ha spiegato come la realizzazione di questa maschera fosse avvenuta semplicemente per scherzo. Alcuni anni dopo però qualcuno ha deciso di trasformare questo personaggio nato per gioco in qualcosa di molto pericoloso.
Hello everyone. This Jonathan Galindo madness seems to be terrorizing a great many young impressionable people. The photos and videos are mine from 2012-2013. They were for my own weird amusement then, not for some modern day thrillseeker looking to scare and bully people.
— Dusky Sam (@DuskySamCat) July 3, 2020
Dal creepypasta alle sfide mortali
Nel 2017 quello che era solo una caricatura fatta di silicone, make up e costume, realizzata per sperimentare effetti speciali, si è trasformata in qualcosa di estremamente pericoloso. Non per mano dell’autore stesso ma di altri interpreti anonimi che, attraverso dei profili social creati ad hoc, hanno usato questa “maschera di internet” per creare, appunto, il fenomeno Jonathan Galindo. Uno stalker dell’orrore che, dietro l’immagine creata da Catnipnik prova a spaventare e bullizzare la gente attraverso lo storytelling dell’orrore. Un perfetto creepypasta insomma, cioè le storie dell’orrore in salsa telematica, l’equivalente moderno delle storie di fantasmi raccontate intorno al fuoco.
Purtroppo però il rischio per i nostri figli non è limitato a qualche brivido dietro la schiena.
Non esiste alcun Jonathan Galindo ma dietro l’anonimato di questi profili si nascondono spesso malintenzionati pronti a cavalcarne il “mito”. Criminali che contattano i minori chiedendo loro di fare un “gioco” che, sfida dopo sfida, può portare i ragazzi a compiere azioni autolesioniste e pericolose.
Una vittima anche in Italia
“Mamma, papà vi amo. Ora devo seguire l’uomo col cappuccio nero. Non ho più tempo. Perdonatemi”. Questo il messaggio lasciato ai suoi genitori nella chat di famiglia da un undicenne. Come se fosse un impegno preso, inderogabile. Il bambino, figlio di due avvocati di Napoli, si è lanciato nel vuoto dal decimo piano per assecondare il volere di “Jonathan Galindo”. La procura ha aperto una inchiesta per istigazione al suicidio, monitorando anche altre tre denunce arrivate in provincia di Ancona.
Le indagini
Certamente il nesso tra il suicidio di Napoli e il fenomeno Jonathan Galindo è tutto da dimostrare e non è così scontato come può apparire leggendo alcuni articoli di cronaca.
La polizia postale sta passando al setaccio il telefonino e la consolle di gioco della giovane vittima, con lo scopo di ricostruire quanto successo al ragazzo nel proprio mondo virtuale e capire se qualcuno possa effettivamente aver avuto un ruolo determinante nell’istigazione al suicidio.
In ogni caso, questo episodio ha di nuovo alzato la soglia di attenzione verso i peggiori fenomeni della rete e i pericoli ai quali i nostri figli sono quotidianamente esposti.
Come proteggere i nostri figli
All’età di 11 anni non è facile separare il mondo reale da quello virtuale e della fantasia e la suggestionabilità può essere molto elevata. Bambini e ragazzi usano la fantasia per il gioco, per sviluppare le capacità creative e per avvicinarsi sempre più alla complessità del mondo reale. Può dunque avere vita facile chi si approfitta di questi meccanismi per manipolare i nostri figli.
In questa area si collocano le sfide in rete, ma anche gli adescamenti, la pedopornografia che sfrutta i minori e la loro immagine. Come difendersi? Come difendere i nostri figli?
Ci si difende realmente solo attraverso la prevenzione. Prevenzione che, partendo dalla presa di coscienza dei pericoli ai quali i nostri figli sono esposti, passa dalla formazione e dall’affiancamento dei ragazzi; per renderli consapevoli dei rischi della rete e per fornirgli conoscenze e strumenti utili per la loro sicurezza in rete.
Digital Education Lab affianca i genitori in questo complesso percorso verso il benessere digitale di bambini e ragazzi. Insegniamo ai ragazzi ad esercitare il pensiero critico, a valutare con attenzione ed equilibrio i messaggi che vengono veicolati sui social network. Li sensibilizziamo sull’importanza del dialogo in famiglia e del confronto con la comunità educante. Per creare gli anticorpi utili a vivere in sicurezza il loro ruolo di cittadini digitali.
Per riconoscere i pericoli del web e dei social, ma anche per sviluppare competenze e creatività sfruttando le loro potenzialità, abbiamo creato il Corso online di Giornalismo, Storytelling Digitale e Videogame. Per ragazzi e ragazze consapevoli davanti alle sfide del loro tempo.
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Il benessere e sicurezza dei ragazzi in rete è la nostra missione. Per questo abbiamo creato il server di gioco sicuro Minecraft Safe Play:
- prevede un orario di gioco limitato
- le identità dei giocatori sono tutte verificate
- non esistono gli acquisti in app
- offriamo assistenza, monitoraggio e moderazione continua
- i ragazzi sono stimolati a sviluppare progetti creativi e condivisi